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Progetto Ipercovid, uno studio clinico tutto partenopeo

  09 Aprile 2021

Cotugno, Federico II e Vanvitelli con Biotecknet uniti con l’obiettivo di sviluppare una cura dal plasma dei pazienti guariti

È partenopeo lo studio clinico pilota che punta a creare un farmaco a partire dagli anticorpi ricavati dal plasma iperimmune dei soggetti guariti dal Covid-19. Il target del progetto Ipercovid sarà fornire al pubblico una nuova cura per i pazienti più critici e un possibile strumento di prevenzione per il personale sanitario e le categorie a rischio.

Nasce a Napoli lo studio clinico pilota Ipercovid, dalla collaborazione del Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche dell’Università Federico II con il Dipartimento di Medicina di Laboratorio e Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, il Dipartimento delle Malattie Infettive e delle Urgenze Infettivologiche dell’Azienda Ospedaliera dei Colli – Ospedale Cotugno, e il Centro Regionale di Competenza in Biotecnologie Industriali BioTekNet insieme a un’azienda farmaceutica italiana altamente specializzata nel settore dei plasma-derivati presente sul territorio campano.

La gestione del progetto è a cura del centro di ricerca BioTekNet, che si avvarrà dei laboratori messi a disposizione dal Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli.

Responsabili scientifici dello studio i professori Giuseppe Matarese (Federico II), Antonio Leonardi (Federico II), Chiara Schiraldi (Università Vanvitelli), Roberto Parrella (Ospedale Cotugno), mentre il project management è affidato a BioTekNet con Amleto D’Agostino e l’ingegnere Concetta D’Orio.

In un periodo storico caratterizzato da una forte pressione sulla ricerca e le professioni sanitarie, la Campania si riconferma in prima linea nella lotta anti Covid con uno studio mirato a testare l’efficacia, la sicurezza e la tollerabilità delle immunoglobuline iperimmuni altamente purificate, con lo scopo di sintetizzare un presidio terapeutico da rendere disponibile nelle farmacie o nelle strutture ospedaliere per il trattamento urgente di pazienti con sintomatologie severe. Un rimedio agli effetti dell’infezione da Sars-Cov-2, ma anche un potenziale “scudo” per le categorie a rischio se utilizzato come copertura immunitaria. Come hanno spiegato i responsabili scientifici del progetto, infatti «le immunoglobuline iperimmuni sono un preparato biomedico che consiste in una soluzione in cui è purificata in condizioni di Good Manufacturing Practices (GMP) la frazione gamma-globulinica del plasma, contenente gli anticorpi sviluppati contro il Sars-Cov2 dai soggetti guariti recentemente dall’infezione. Questo tipo di preparazione è nota da tempo in varie patologie e viene utilizzata correntemente anche nella prevenzione dell’infezione da tetano o dell’epatite B quindi può sia essere un trattamento terapeutico per i pazienti che già hanno contratto il virus, sia creare un effetto barriera in soggetti venuti a contatto con pazienti positivi»

Una tecnica che consente di sviluppare una risorsa resiliente a partire dal plasma donato dai pazienti guariti, poiché, come aggiungono i responsabili: «La terapia con immunoglobuline iperimmuni si basa sul principio di fornire al paziente una immunizzazione passiva, dovuta agli anticorpi già formati da un altro soggetto che è già guarito dall’infezione. È una medicina “endogena” che ogni paziente guarito ha dentro di se. Data proprio la sua natura ‘passiva’, che non presuppone una risposta da parte del sistema immunitario del paziente, il trattamento potrebbe essere utilizzato con efficacia anche nei casi di pazienti debilitati, anziani, immunodepressi».

Uno studio ambizioso che proietta una luce positiva sulla futura risoluzione dell’emergenza sanitaria. Come hanno dichiarato Maurizio di Mauro, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera dei Colli e Anna Iervolino, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II: «Lo studio Ipercovid va a posizionarsi in un panorama scientifico internazionale molto ampio che vede coinvolti Centri di Ricerca, Istituzioni, Autorità Sanitarie e Multinazionali del settore Farmaceutico, tutti con un unico scopo, ovvero quello di fronteggiare la grave emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Sars-Cov-2 presente o potenzialmente futura».

di Silvia Barbato

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