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Il sogno del Demiurgo

  12 Febbraio 2021

Un’idea, un esperimento, un progetto innovativo di lavoro

Secondo Platone il Demiurgo è un divino artigiano: è colui che contemplando le idee plasma la materia sul modello delle idee stesse. In senso figurato il Demiurgo è un personaggio di grande importanza storica, dotato di forti capacità creative e organizzative che gli consentono di dominare il suo tempo e dare vita a nuove realtà.

Nel 2012, un esperimento teatrale organizzato prevalentemente da giovani lauretani (Lauro prov. di Avellino) riceve buoni esiti, sicché nel 2014 viene costituita una società che si avvale della collaborazione di storici, antropologi, architetti, guide turistiche, storici dell’arte, archeologi per progettare spettacoli filologicamente corretti. «Abbiamo cominciato sfruttando le potenzialità del nostro territorio e la miniera di storie da raccontare al nostro pubblico. Abbiamo fatto quel che si cerca sempre di fare nel nostro mestiere: ci siamo guardati intorno e abbiamo raccontato le storie che ci venivano suggerite dal contesto in cui operavamo», spiega Franco Nappi, autore, attore, direttore artistico e amministratore delegato de Il Demiurgo.

Perché spettacoli prevalentemente di rievocazione storica?

«Abbiamo avuto la fortuna di poter fare le nostre prime esperienze al Castello Lancellotti di Lauro collaborando con l’Associazione Pro Lauro e da lì è cominciato tutto. Non siamo e non siamo mai stati rievocatori, ma ci è sempre interessata l’idea di raccontare la storia attraverso il punto di vista dei protagonisti, più o meno noti. Poi nel 2014 ci eravamo allargati verso altri orizzonti producendo spettacoli originali e adattamenti di classici da portare in scena in luoghi non teatrali seguendo una filosofia semplice: utilizzare i luoghi come fossero dei veri e propri protagonisti, vivi e pulsanti, della nostra narrazione e coinvolgere il pubblico nelle nostre messe in scena».

“Il Demiurgo” porta le rappresentazioni teatrali anche in luoghi non soliti: borghi, grotte, castelli, boschi, cunicoli sotterranei, regge, scavi archeologici, musei che definisci il nostro habitat naturale. Perché?

«Nella nostra filosofia i luoghi non teatrali rappresentano un’opportunità, ci consentono di sperimentare cose nuove e raccontare esperienze diverse. Usare il Borgo di Civita di Bagnoregio, la Reggia di Caserta o l’Anfiteatro Campano come location di Romeo e Giulietta ci ha permesso di interagire con luoghi molto diversi. Raccontare per anni Omero, prima con Ulisse e poi con l’Iliade alle grotte di Pertosa e al Museo del Sottosuolo ci ha consentito di usare la suggestione del sottosuolo restituendola al pubblico sotto forma di emozioni, e poi in tanti altri luoghi di interesse storico, artistico, naturalistico e culturale, ma quel che accomuna l’esperienza è sempre lo stesso concetto: riuscire ad usare i luoghi non come ammassi di pietre e rocce in cui incastrare spettacoli alla meno peggio, ma cattedrali di sogni e incubi da cui trarre emozioni».

Poi nasce “La Demiurgo Shakespeare Company”.

«Sulla scorta di tante esperienze artistiche nasce un progetto ambiziosissimo, “La Demiurgo Shakespeare Company”, la prima Compagnia Shakespeariana italiana specializzata in messe in scena in luoghi non teatrali. Il numero zero è stato “Romeo e Giulietta”, che nel giro di un anno ha messo in scena 27 repliche in alcuni dei luoghi più belli della Campania e del Lazio».

Attuale e intelligente la logica inclusiva della quale vi avvalete. Da cosa nasce questa scelta lavorativa che crea indotto?

«Abbiamo sempre preferito una logica inclusiva a una logica esclusiva, sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista imprenditoriale ed è stato fondamentale per la nostra crescita. Collaboriamo con tantissimi artisti e con tante altre case di produzione. Anche dal punto di vista imprenditoriale la politica è la stessa: proviamo a coinvolgere altri imprenditori di settori

completamente diversi e cerchiamo di lavorare sul concetto dell’esperienzialità. Inoltre includiamo nelle nostre proposte partenariati con il territorio: insomma ci piace creare un rapporto di collaborazione con le stakeholders locali».

di Laura Bufano

 

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