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Signori, al cinema. È in scena la pizza!

  02 Febbraio 2021

Anche la Settima Arte ha celebrato la pizza, il made in Italy della cucina, noto in tutto il mondo

Hai fame? Bene, bravo, è segno di salute. Fatti una bella bevuta d’acqua fresca. L’acqua contiene calcio e vitamina A. A sta per acqua.”. “A casa nostra nel caffelatte non ci mettiamo niente; né il caffè, né il latte”, “Pupella, in un casa povera come la nostra, ti permetti il lusso di svegliarti con l’appetito?”.

Queste tre citazioni, la prima tratta da Totò cerca casa, diretto da Steno e Mario Monicelli (1949) e le altre due da Miseria e nobiltà, ispirato all’insuperabile testo, scritto nel 1888 da Eduardo Scarpetta e diretto sul grande schermo nel 1954 da Mario Mattoli, richiamano, inevitabilmente, ai canovacci della Commedia dell’Arte, dove la fame, Pulcinella docet, era una delle macchine narrative più utilizzate dai teatranti girovaghi, perennemente in bolletta che, attraversavano in lungo ed in largo lo Stivale.

Al fianco della fame atavica e della inestinguibile povertà, il cinema, parimenti, ha saputo inneggiare alla bontà dei cibi, confezionando delle trame che fanno riferimento, in maniera più o meno evidente, ad alcune delizie della cucina e in special modo alla regina della tavola: la pizza.

Ne L’oro di Napoli di Vittorio De Sica, tratto dal fortunato romanzo di Marotta, è entrato nell’immaginario collettivo lo spumeggiante episodio “Pizza a credito”, dove un’esuberante ed irresistibile Sofia (Sophia Loren), fidanzata al tenero ma ciccione Rosario (Giacomo Furia) sbarcano il lunario sfornando pizze fritte. Un giorno il bellissimo anello di Sofia, finisce nell’impasto di una pizza e lei teme che la sua love-story con l’aitante e muscoloso amante, possa venire a galla. Come è noto, il lieto fine chiuderà la vicenda.

Non potevano mancare, altresì, i pizzaioli e nell’impareggiabile Dramma della gelosia, tutti i particolari in cronaca, Ettore Scola, pur ambientando la pellicola a Roma, lascia che il cuore della narrazione ruoti intorno all’accecante incontro tra Adelaide (Monica Vitti), romantica fioraia, fidanzata con Oreste (Marcello Mastroianni) e Nello (Giancarlo Giannini), pizzaiolo donnaiolo, che finirà per rubarle il cuore e scatenare l’insana gelosia di Oreste.

Ma la pizza ed i pizzaioli compaiono anche in tre film cult d’oltreoceano. In Provaci ancora Sam, Allan Felix (Woody Allen), innamorata della fragile Linda (Diane Keaton), moglie di Dick, il suo migliore amico, divorato dai sensi di colpa, immagina alcune situazioni nelle quali potrebbe trovarsi se Dick scoprisse la sua love-story con Linda; in una di queste immagina Dick, nei panni di un pizzaiolo italiano che, in preda ad un raptus di gelosia, lo insegue in una pizzeria lanciandogli dietro panetti di farina, pronti per essere infornati.

In Mangia, prega, ama, infine, Elisabeth Glibert (Julia Roberts), in una delle scene clou del film, sta mangiando una pizza (di cui va matta) a con lei c’è una sua amica, ossessionata dalla dieta. Dopo essersi stampata un rassicurante sorriso sul viso, Elisabeth le suggerirà di godersi la fragranza e la bontà della pizza e di fare eventualmente qualche esercizio fisico in più, nel caso avesse messo su qualche etto di troppo. In attesa di film che fanno espliciti riferimenti ad altre leccornie nostrane, come non ricordare che la pellicola, in gergo cinematografico è chiamata pizza?

Al (goloso?) lettore non resta che augurargli buon appetito e dedicargli questa illuminante riflessione sul cibo, presa a prestito da Dacia Maraini: “La vera gola consiste proprio nella capacità di sognarlo, di avvicinarsi ad esso con rispetto e tenerezza, godendone senza esagerazione, facendo attenzione agli odori, ai sapori, senza perdere la capacità di giocare con l’immaginazione”. Per concludere; sarà forse un caso, ma un tempo le custodie delle pellicole non erano chiamate “pizze”?

di Ignazio Senatore

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