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L’Ottimismo della volontà

  07 Gennaio 2021

Ottimismo della volontà. Due parole che sono un programma e un augurio per il nuovo anno, forti del fatto che il peggio è passato.

L’annus orribilis, il 2020 del Covid-19 è alle nostre spalle, un anno di cui nessuno avrà nostalgia, che ha ucciso più di 1,5 milioni di persone in tutto il pianeta. Ora dobbiamo pensare a ri-partire, a ripensare al futuro. Cogliere l’occasione per aprire lo sguardo alle nuove prospettive e modelli di sviluppo, anche superando la logica dei ristori, da valutare come salvagenti temporanei, non certo come scafi in grado di condurci in sicurezza all’approdo desiderato.

È nelle corde dei nostri imprenditori sapersi arrangiare da sé. Le aziende dovranno fare tesoro di questa loro competenza ancestrale. Dopo l’attimo del coraggio, ora è il momento della conduzione strategica, sapiente e decisa. Il primo uragano è passato, ma il mare è ancora in tempesta. Qualcosa è cambiato irreparabilmente, un intero modello economico è stato messo in discussione e danneggiato. Siamo all’inizio di una possibile fase di sperimentazione. Di una vita nuova. Occorre, dunque essere attrezzati, pronti a cogliere e inventare nuove sfide e opportunità, con lo stesso spirito mostrato nel periodo del “miracolo economico italiano”.

Scienza, formazione, collaborazione e coraggio. Queste sono le parole chiave che mi hanno accompagnato in questo nuovo numero e che, penso, occorra tenere in conto nei prossimi mesi. Senza trascurare l’ambiente e l’innovazione.

Sarà la scienza a portarci fuori dalla pandemia, con il lavoro di tante ricercatrici e ricercatori che in questi mesi di emergenza hanno studiato il virus e realizzato il vaccino in tempi record. Investire nella scienza e nella ricerca è, giustamente, diventata una priorità per il nostro Paese.

Sarà la formazione, fondamentale per la crescita individuale dei ragazzi e la riqualificazione degli adulti, a rispondere all’esigenza di specializzazione dell’industria del futuro, in cerca di investimenti, garanzia di occupazione qualificata e aumento della produttività.

E, infine, saranno la collaborazione e la fiducia, due concetti indissolubili, a rendere possibile l’impegno alla corresponsabilità. La necessità di fare sistema, di creare un tessuto connettivo in grado di reggere la situazione di crisi e dare impulso alla crescita. Non ci sono ricette facili e risolutive, siamo di fronte a una situazione grave e complessa che ha bisogno di risposte altrettanto complesse, ma soprattutto unitarie. “Siamo tutti sulla stessa barca” – ha pronunciato Papa Francesco il 27 marzo dello scorso anno, in una piazza San Pietro spettralmente deserta. “Nessuno può salvarsi da solo”.

E Napoli e la Campania questo lo sanno. Solidarietà, collaborazione, condivisione sono beni immateriali da valorizzare nella cultura campana. Napoli ha un’antica e formidabile capacità di adattamento, sia per le sue vicende storiche, sia per le caratteristiche morfologiche, con il vulcano che la sovrasta e rappresenta simbolicamente. Per la sua storia di invasioni e presenze che l’hanno costretta ad adeguarsi – ha affermato Erri De Luca in un suo messaggio d’amore alla città.

Napoli è la città dello sconforto e della meraviglia. Sta a noi tutti, specialmente a partire dal mondo del lavoro, delle imprese, della cultura e dei servizi, far prevalere una fascinazione costruttiva, da sviluppare ed esibire agli sguardi del mondo intero.

E all’“ottimismo della volontà” che questo numero di Dodici è interamente dedicato.

Buona lettura

> il Direttore, Daniela Rocca

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