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Non ci sono più le mezze stagioni!

  08 Ottobre 2021

Tra siccità ed eventi estremi il clima diventa sempre più violento, e l’uomo ne è responsabile 

Ma voi ricordate di quando in estate si scendeva in strada per giocare a pallone? Lo si faceva tutti insieme, quasi all’unisono e alle 16 in punto. Quello era infatti il limite della cosiddetta “ora del riposo”. Oggi, invece, qualora un bambino preferisse ancora giocare all’aria aperta anziché ai videogame, non uscirebbe prima delle 18.00. Fa troppo caldo, ed è rischioso per la loro salute. Il Sole è forte, si riflette sull’asfalto rovente. Le bottiglie d’acqua fredda si riscaldano dopo pochi minuti. E le magliette pregne di sudore, se non cambiate subito, rischiano di fargli prendere un malanno. 

Ma come siamo giunti a questo punto in cui le temperature si innalzano sempre di più ogni anno? “La colpa è del riscaldamento globale!” si sente spesso dire. Ma non è così. Il riscaldamento globale e l’altrettanto nominato effetto serra sono solo una conseguenza delle azioni del vero colpevole: l’uomo. Ma non è solo questa la nostra colpa perché, dopo aver accentuato tali processi, li stiamo anche accelerando! 

Sia chiaro, il riscaldamento globale e l’effetto serra sono fenomeni del tutto naturali. Infatti, possono essere influenzati anche da eventi come eruzioni vulcaniche e incendi spontanei, nonché dalla posizione della Terra rispetto al sole e dall’inclinazione del suo asse rotazionale. Ciò che differenzia il processo naturale da quello influenzato dall’uomo sta (oltre che nelle cause) nella velocità con cui le temperature variano. La vita sulla terra si evolve costantemente ma lentamente. Nel momento in cui il riscaldamento globale accelera drasticamente non si dà il tempo alla natura di adattarsi, provocando così gravi danni all’ecosistema. 

Ad esempio, se gli alberi di una particolare area geografica non dovessero essere abituati a un clima troppo freddo, morirebbero inevitabilmente. Con essi anche le loro radici che tenevano saldo il terreno. Ed ecco che alla prima pioggia forte il suolo crollerebbe, provocando distruzione e, nel peggiore dei casi, morti. Il contrario avverrebbe nel caso in cui una pianta non fosse abituata a un clima troppo arido. Seccherebbe, e la sua biomassa risulterebbe facilmente incendiabile. E questi sono solo alcuni dei danni arrecati all’ecosistema. Danni tuttavia rilevanti che hanno provocato, solo nel 2021, alluvioni nel nord Europa, in Germania in Australia, in Cina, alle Hawaii e in Kenya (con conseguenti danni anche all’agricoltura in Nigeria e in Mozambico), nonché incendi in California, Oregon, Sardegna e nella foresta amazonica. 

Ma come può l’uomo essere il responsabile di tutto ciò? Beh, da dove cominciare la lista è lunga! Deforestazioni, emissioni, sversamenti illeciti di rifiuti, sprechi energetici e di risorse alimentari, inquinamento, caccia, pesca e allevamenti intensivi. Tute attività che contribuiscono all’incremento dell’effetto serra e all’aumento delle temperature.  

Ad oggi si sta lavorando molto per cercare di rimediare. Secondo Richard Black, del gruppo consultivo no-profit Energy and Climate Intelligence Unit, il Sesto Rapporto di Valutazione del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) delle Nazioni Unite è «un enorme campanello d’allarme per tutti quei governi che non hanno ancora presentato piani realistici per ridurre le emissioni nel prossimo decennio».  

Durante il G20 di Napoli, inoltre, i ministri dell’Ambiente hanno riconosciuto per la prima volta “l’interconnessione esistente tra ambiente, clima, energia e povertà”. Un risultato non scontato considerando che i paesi rappresentati al G20 sono responsabili dell’85% delle emissioni globali. L’incontro dei ministri su Ambiente, Clima ed Energia, ha portato a un accordo, stabilendo l’investimento del 2% dei finanziamenti stanziati dalle autorità mondiali per il rilancio dell’economia post-Covid. Questi soldi verranno spesi in settori green ma secondo Fatih Birol, direttore esecutivo della Agenzia internazionale dell’energia «non solo gli investimenti sono ancora lontani da ciò che è necessario per mettere il mondo sulla strada giusta per raggiungere le emissioni nette zero entro la metà del secolo, ma non sono nemmeno sufficienti per impedire che le emissioni globali raggiungano un nuovo record».  

Occorrono quindi nuovi accordi, misure più drastiche poiché quelle prese durante il G20 possono solo fornire le linee guida necessarie su cui costruire un rinnovato impegno climatico. Non ci resta che aspettare la COP26 di questo novembre, definita come “l’ultima e migliore possibilità che il mondo ha di evitare la crisi climatica”. 

 

di Andrea Grillo

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