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Il Nobel per la Pace alla libertà di stampa

  08 Ottobre 2021

Vincono il prestigioso riconoscimento due reporter: la filippina Maria Ressa e il russo Dmitry Muratov

«Il giornalismo libero è pre-condizione della democrazia e di una pace duratura». Questa la motivazione del Comitato del Nobel che ha deciso di assegnare il prestigioso riconoscimento a due cronisti per la «coraggiosa lotta per la libertà di espressione» nelle Filippine di Duterte e nella Russia di Putin. L’annuncio è stato dato in diretta dalla Fondazione di Stoccolma, dopo che, negli scorsi giorni, sono stati svelati anche i vincitori dei Nobel per la Medicina, la Fisica, la Chimica e la Letteratura.

I due cronisti «sono rappresentanti di tutti i giornalisti che difendono questo ideale in un mondo in cui la democrazia e la libertà di stampa affrontano situazioni sempre più avverse», precisa il Comitato di Oslo.

Maria Ressa, 58 anni e doppia nazionalità americana e filippina, è fondatrice nel 2016 della testata online indipendente Rappler.com che usa la libertà di espressione per denunciare l’abuso di potere, l’uso della violenza e il crescente autoritarismo del suo Paese. In particolare Rappler si è occupato del regime di Rodrigo Duterte e della campagna antidroga molto criticata che «ha portato a un numero di morti così alto da assomigliare a una guerra contro la stessa popolazione», commenta il Comitato. La giornalista ha anche documentato come i social media «vengano utilizzati per diffondere fake-news e per manipolare l’opinione pubblica».

Nel 2018 è stata nominata dal Times “Persona dell’anno” e l’anno successivo è stata inserita nell’elenco delle 100 persone più influenti e una delle donne più autorevoli del secolo. Ressa ha ricevuto decine di premi in tutto il mondo per il suo lavoro di giornalista investigativa tra cu, nel 2020,  il premio Journalist of the Year, il John Aubuchon Press Freedom Award, il Most Resilient Journalist Award, il Tucholsky Prize, il Truth to Power Award e il Four Freedoms Award.

Dmitry Muratov, 59 anni, è fondatore e direttore di Novaya Gazeta, il giornale russo nel quale lavorava anche Anna Politkovskaja, cronista uccisa 15 anni fa a Mosca in circostanze poco chiare. Il Premio gli viene assegnato proprio il giorno dopo il 15esimo anniversario dell’uccisione della giornalista.

Muratov si è rifiutato di abbandonare la politica indipendente seguita dal suo periodico, difendendo la libertà e i diritti dei giornalisti. Tra gli editori di Novaya Gazeta compare anche Mikhail Gorbaciov, che aveva devoluto parte del suo Premio Nobel per la pace del 1990 per finanziare la nascita.

Oggi è «il giornale più indipendente in Russia, con un atteggiamento critico nei confronti del potere -scrive la Commissione-. Il suo giornalismo basato sui fatti e l’integrità professionale della testata , lo hanno reso un’importante fonte di informazioni su aspetti censurabili della società russa raramente menzionati da altri media».

Nelle motivazioni si legge anche che «il giornalismo libero e basato sui fatti, serve a proteggere dall’abuso di potere, dalle bugie e dalla propaganda di guerra». Dalla Fondazione di Oslo sono convinti che «la libertà di espressione e la libertà di informazione aiutano a garantire un pubblico informato. Senza la libertà di espressione e la libertà di stampa, sarà difficile promuovere con successo la fraternità tra le nazioni, il disarmo e un ordine mondiale migliore per avere successo nel nostro tempo».

Nel 2020 il premio era andato al World Food Programme per gli sforzi compiuti nella lotta contro la fame nel mondo.

 

La Redazione

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