Giancarlo Siani, il dovere della memoria
23 Settembre 2021
Trentasei anni fa veniva ucciso dalla Camorra Giancarlo Siani, condannato a morte perché scriveva la verità
Seicentouno articoli pubblicati da giugno 1979 fino al 22 settembre del 1985: il 23 settembre Giancarlo Siani fu ammazzato per mano della Camorra, a soli 26 anni. Giovane giornalista precario, aveva denunciato i legami tra criminalità organizzata, appalti e politica a Torre Annunziata. Giancarlo aveva capito e scritto che il clan di Gionta era affiliato alla mafia siciliana e che per comprendere cosa avveniva a Torre Annunziata bisognava guardare a Palermo, dove le cosche erano già un anti Stato, inserite nei punti nevralgici della società e dell’imprenditoria. Giancarlo era una voce di verità che con le sue denunce spiegava cosa davvero stesse avvenendo nei meandri del mondo criminale del malaffare. «L’unica nostra consolazione è che il sacrificio di Giancarlo non venga dimenticato mai», scriveva il padre Mario.
Un lavoro, quello di Giancarlo, incalzante, penetrante, estremamente pericoloso per i boss degli anni Ottanta, anni in cui il potere della camorra veniva colpevolmente ridimensionato anche dalla magistratura. Racconta i muschilli, i bambini utilizzati come corrieri della droga. Ricorda gli appelli contro la droga e il degrado, le promesse per recuperare. Le ultime parole scritte da Giancarlo sembrano una sentenza: «Fino ad oggi non è stato realizzato niente».
Il Mattino lo ha ricordato con un libro del riscatto “Per Giancarlo Siani” presentato dal direttore, Federico Monga che dice: «Giancarlo Siani è morto, ma parla forte, perché la camorra, le mafie possono uccidere i giornalisti ma non il giornalismo. E quando uccidono i giornalisti fanno alzare la voce ai cronisti che tendono sempre alla verità». È un libro che riguarda tutti noi, riguarda la memoria, è importante per le nuove generazioni, per il territorio.
Ma il lavoro di Giancarlo non è solo legato al giornalismo contro la camorra: 2/3 del suo lavoro sono dedicati al mondo del lavoro. La sua voce è stata anche la voce della disperazione degli operai del Sud: tra fabbriche in crisi, uno Stato assente e la voglia di riscatto dei lavoratori. Infatti, i primi anni della sua attività giornalistica dal 1979 al 1983 ha lavorato nella redazione de “Il lavoro nel Sud”, una rivista mensile della Cisl napoletana e addetto stampa della Filca Cisl. Con il mensile ha il tempo di scrivere di vere e proprie strategie industriali: uno straordinario lavoro di cronaca che lui ha fatto nei confronti del mondo del lavoro. Da questo impegno di Giancarlo è nato un libro, una raccolta degli articoli scritti in quegli anni, “ Il lavoro – Cronache del Novecento industriale (1980-1985)”, a cura di Isaia Sales e edito da Iod edizioni.
Ancor oggi Giancarlo è un esempio forte per i giovani, un modello da preservare. Ricordare tutto questo significa essere più forti, più vicini alle istituzioni e più liberi.
La Redazione