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Giochi da sogno. A Tokyo 2020 record di medaglie per l’Italia

  10 Agosto 2021

Un viaggio tra le stelle in un mondo più azzurro. 40 medaglie conquistate dagli azzurri e nono posto nella classifica generale delle Olimpiadi

Tokyo 2020. Queste olimpiadi rimarranno nella storia in un’estate azzurra incredibile, seducente, miracolosa cominciata a Wembley. Questa volta il palmares è ricco: abbiamo vinto più medaglie che a Roma nel 1960, l’anno dei giochi della felicità per sempre, della giovinezza immortale e della  Dolce vita. L’Italia conquista 40 medaglie: 10 ori, 10 argenti e 20 bronzi. La prima volta nella storia che siamo diventati una superpotenza dello sport mondiale e proprio nell’anno del mondo senza sport. Noni nella classifica generale dei giochi olimpici di Tokyo 2020, i giochi della speranza, della solidarietà e della condivisione. Corri, ragazzo, corri. «Watashi wa Olympic champion desu!». Sono il campione olimpico! È l’urlo felice che lancia Massimo Stiano, l’azzurro pugliese che ha vinto i 20 km di marcia lasciandosi alle spalle cinesi e giapponesi.

Una olimpiade sofferta, rinviata di un anno a causa della pandemia e iniziata nell’indifferenza dei giapponesi con le gare che si sono disputate a porte chiuse. Ma lo sport è costruzione, consola e tiene molta compagnia. Lo sport è vita che resiste, è mondo che ricomincia.

È lo sport che ricompone pezzi di noi staccati dalla nostra geografia e dalla nostra storia, colla formidabile per legare memorie e persone. Sorrisi, lacrime e tenacia di ragazzi uniti che non guardano al colore della pelle, ma all’orgoglio di squadra e del Paese che gli ha accolti. Abbiamo vinto in discipline classiche come l’atletica e il ciclismo e in quelle dove bisogna studiare un po’ per capire le regole come il judo, il karate, il taekwondo. Abbiamo fatto entrare tanto vento nelle nostre vele e tanta forza nelle scarpette di una ragazza, Antonella Palmisano, che arriva dalla provincia, Mottola, come Massimo Stiano. Tutti e due hanno dimostrato che «i sogni, se li prendi in mano, si realizzano». La nostra atletica raccoglie l’eredità di Bolt e della Giamaica con la rabbia e la velocità di Mennea in altri corpi. Così, la velocità mondiale cambia casa, musica, geografia. Non siamo più dietro a Owen come nell’85 a Berlino, con il nostro argento. «Siamo meglio, anche degli Usa, questa è la migliore Italia di sempre», risponde Marcell Jacobs raggiante. Ragazzi, siamo orgogliosi di voi. Italy no Little, but Big. Siamo i più veloci del mondo: dopo il clamoroso oro sui 100 metri, l’Italia porta a casa anche l’oro della staffetta 4×100 con un solo centesimo di vantaggio sulla Gran Bretagna. Un centesimo che la Gran Bretagna soffre e maledice, lo stesso centesimo che gli consentì di vincere nel 2004 ad Atene sugli Usa. A volte il destino si ricorda di averti già fatto un favore. Sorry Queen, anche questa volta vi è andata male. Un rigore in più e un centesimo in meno.

E cosa dire del salto verso “il blu sempre più blu” di Giammarco Tamberi che si porta a casa l’oro e del first place in gold di Valentina Rondini e di Federica Cesarini nel canottaggio e di Luigi Busà nel karate.

In questa formidabile olimpiade ci sono più titoli in palio rispetto al 1960: allora, però, gareggiavano 83 nazioni, ora sono 205 più i rifugiati. La vecchia Urss si è frantumata in decine di campioni e si sono aggiunti paesi che nemmeno esistevano.

E cosa dire dei campioni campani che con mille sacrifici hanno continuato ad allenarsi in strutture chiuse con impianti da modernizzare. L’Olimpiade è soltanto la fine della strada che parte da una palestra, dal sacco pieno di pugni di Irma Testa di Torre Annunziata, dalla barca di Di Cosatnzo, Castaldo, Lodo, Vicino e Rossetti o dal tappeto di sciabola di Curatoli, Samele, Berrè e Montano. In queste Olimpiadi la provincia diventa capitale e consegna all’Italia eccellenti atleti: Mottola, Avola, Torre Annunziata solo per citarne qualcuna. Napoli è la città più medaglista (4), mentre Catania sta sul podio con Milano (3). Soltanto una medaglia a Genova, Firenze e Torino. La mappa degli allenatori è pressoché identica a quella degli atleti: non è sbilanciata verso le grandi città e non parla soltanto con gli accenti del nord. E ci dice che in Italia si può lavorare bene ovunque, ma dappertutto servono miracoli per riuscirci. La sopravvivenza quotidiana è diventata gloria olimpica dopo un anno e mezzo senza sport, impianti chiusi e centinaia di società fallite.

La fiamma olimpica si è spenta all’interno del braciere di Tokyo 2020, tornerà a riaccendersi a Parigi nel 2024 alla 33esima Olimpiade della storia.

Arigato, grazie!

La Redazione

 

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