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La Campania scommette sui prodotti tipici

  13 Luglio 2021

Sostenibilità dei prodotti ittici del nostro territorio. Antonio Limone, direttore generale dell’IZS per il Mezzogiono fa il punto della situazione  

L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, con sede all’interno del parco borbonico della reggia di Portici è uno dei 10 Istituti Zooprofilattici presenti in Italia. L’Istituto opera nel Servizio Sanitario Nazionale, con sezioni periferiche per il Sud in Campania e in Calabria e in sinergia con Università, Istituto Superiore di Sanità, Istituti di ricerca nazionale ed internazionale ed Enti Parco. Antonio Limone, medico veterinario alla guida dell’Istituto, già coordinatore di tutti gli Istituti Zooprofilattici Italiani, ha maturato grande esperienza in questi anni, riuscendo a traghettare l’Ente verso importanti traguardi. Affrontiamo con lui l’argomento relativo ai nostri prodotti tipici ed in particolare ai nostri prodotti ittici. 

Dott. Limone, esistono sinergie tra scienza ed imprese per poter avere prodotti ittici buoni, sani e sostenibili? 

«Le sinergie e i partenariati esistono e sono fondamentali per sostenere le imprese del comparto. Innovazione, ricerca scientifica e tecnologica applicate alle produzioni ittiche sono la chiave per promuovere e rendere sostenibile tale comparto. Nello specifico, l’IZSM, pienamente cosciente della forte tradizione di pesca in Campania, ha voluto plasmare l’innovazione tecnologica alla tradizione nel pieno rispetto delle remote origini e della millenaria esperienza del comparto pesca regionale. Inoltre, l’IZSM ha istituito, grazie al supporto della Regione Campania, uno sportello a sostegno delle imprese locali, in grado di offrire agli imprenditori le competenze scientifiche sviluppate presso i laboratori a supporto delle loro specifiche esigenze produttive. Di conseguenza, le competenze scientifiche dell’IZSM si contestualizzano alle diverse tipologie ed alla varietà dei settori produttivi regionali». 

Il prodotto ittico della costa campana è sostenibile? Quali azioni concrete sono state messe in campo? 

«L’attenzione riposta nella selettività degli attrezzi da pesca impiegati e la corretta gestione dei rigetti stanno già mostrando effetti benefici per ciò che concerne la sostenibilità del settore pesca. Questi risultati sono stati ottenuti grazie ad un ampio intervento di formazione degli addetti ai lavori, non trascurando alcun livello della filiera. Ciò rappresenta la strategia presente e futura della Regione Campania per lo sviluppo del settore. Inoltre, la sostenibilità delle produzioni ittiche campane è garantita da un intervento scientifico multidisciplinare volto alla definizione delle aree vocazionali dedite alla molluschicoltura, settore produttivo fortemente radicato nell’acquacoltura campana. L’elaborazione di un piano regolatore del mare rappresenta uno degli interventi di maggior peso nell’incremento quali-quantitativo delle produzioni e nell’ottimizzazione dello sfruttamento della risorsa mare». 

 Dal 2008 in Campania alcuni tratti del litorale sono a rischio per la proliferazione di Ostreopsis ovata, una microalga potenzialmente tossica se inalata o ingerita. La situazione è sotto controllo? 

«Dal 2008, in Campania, al pari di altre Regioni costiere italiane, è in atto un piano di monitoraggio per la sorveglianza di tali alghe tossiche lungo i litorali. Il sistema di controllo, negli anni, si è dimostrato efficace e funzionale». 

La risorsa mare rappresenta un asset fondamentale della Campania, secondo lei come si deve intervenire? 

«La Campania è caratterizzata da una diffusa attività di pesca artigianale, ricca di tradizioni che affondano le radici nella storia e da una pesca semi-industriale e industriale che operano in un sistema naturale complesso. Un’importante risorsa, inoltre, è rappresentata dall’acquacoltura, in particolare la molluschicoltura. Si tratta di un enorme potenziale sul quale, grazie anche ai programmi comunitari, si sta intervenendo da anni per la valorizzazione e per la produzione consapevole. La risorsa mare non è infinita, occorre quindi preservarla e puntare su una produzione che valorizzi la qualità a favore della quantità e la Regione Campania si sta già muovendo da tempo in questa direzione». 

 di Laura Bufano 

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