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Italia, campione d’Europa. (… nel tempio di Wembley, e scusate se è poco)

  12 Luglio 2021

11 luglio 1982-11 luglio 2021:

39 anni dopo che il Presidente Pertini aveva gioito per la vittoria dell’Italia in Coppa del mondo, nella sontuosa cornice del Santiago Bernabeu di Madrid, contro i fortissimi tedeschi dell’ovest, un altro Presidente, Sergio Mattarella, ha potuto emulare il compianto predecessore, festeggiando la vittoria degli azzurri nel campionato europeo, sconfiggendo ai rigori la plurifavorita Inghilterra, nel suo impianto più prestigioso, lo stadio di Wembley di Londra. Una vittoria del genere, si è detto e scritto da più parti, la si è voluta fortemente raggiungere non solo per dare ulteriore lustro ad una federazione sportiva tra le più blasonate a livello continentale, quindi, rinnovando “l’orgoglio nazionale”, ma anche e soprattutto per restituire dignità, forza e coraggio ad una nazione fortemente scossa dalla tragedia della pandemia (ancora tristemente in corso), che tante vite umane ha spezzato, gettando nello sconforto migliaia di famiglie, azzerando posti di lavoro, ricacciando indietro la memoria alle macerie post belliche.
Spesso, soprattutto da parte di chi non è avvezzo ad appassionarsi alle competizioni sportive, anche quelle di maggiore rilievo internazionale, viene sollevata l’obiezione che il calcio, in quanto “oppio dei popoli”, riesce a riunificare il sentimento popolare, a perseguire il concetto di “fare squadra”, capacità questa non altrettanto riscontrabile in situazioni verosimilmente più delicate e gravi, dove l’unità del Paese sembra sempre una chimera e nulla di più. Ebbene, questa volta, con la vittoria meritata dell’Italia sulla fortissima Inghilterra, la nazione si riappropriata del piacere dimenticato di festeggiare, dell’onore di incarnare un popolo mai veramente domo e ciò soprattutto dopo una vicenda lunga e dolorosa come, appunto, l’emergenza sanitaria, vissuta con estremo rigore, pazienza e coraggio dalla stragrande maggioranza di noi tutti.
E’ stata, questa che felicemente si festeggia, una cavalcata semplicemente straordinaria, capitanata da colui che è stato definito “il visionario”, ovvero il coach Roberto Mancini da Jesi, capace tre anni ed otto mesi fa di raccogliere i cocci di un movimento calcistico a terra, a causa della mancata qualificazione ai mondiali da parte della non irresistibile Svezia, assumendosi l’onere di restituire lustro alla tradizione, intravvedendo proprio in quello stesso movimento delle potenzialità (umane e tecniche) che andavano solo fatte emergere, accompagnando il tutto dall’allegria di provarci, di crederci. E’ stato proprio questo sostantivo, l’allegria appunto, il leitmotiv che ha accompagnato gli azzurri in questa straordinaria vetrina europea, tra giugno e luglio, attraverso partite nelle quali gli azzurri hanno spesso dominato l’avversario (Turchia, Svizzera ed Austria), e quando non ci sono riusciti del tutto (Spagna), hanno comunque saputo mettere in campo un’intelligenza tattica superiore, non disgiunta da una capacità di soffrire, di portare avanti il progetto visionario ed ambizioso del loro trainer, convinto com’era che occorreva crederci fino alla fine.
E come non sottolineare l’orgoglio partenopeo incarnato da tre esponenti importanti della squadra, quali il portiere Gigio Donnarumma (di Castellammare di Stabia), nominato il miglior giocatore del torneo, lo scugnizzo di Frattamaggiore Lorenzo Insigne, al quale il Presidente De Laurentiis bene farebbe ad affrettare il rinnovo del contratto ed infine il torrese Ciro Immobile, dei tre quello che meno ha brillato, pur non difettando affatto nell’impegno profuso. E’ doveroso sottolineare il commovente percorso dei due decani della squadra, ovvero il capitano di mille battaglie Giorgio Chiellini e Leonardo Bonucci, resisi protagonisti di duelli epici sin dalla prima partita, conclusisi con la prestazione sontuosa (da migliori in campo, unitamente al portiere) in finale, con salvataggi “all’arma bianca” da parte del primo, e la segnatura salvifica del pareggio del secondo.
Insomma… una grande e bella Nazionale. Italia, ora puoi davvero ricominciare a sorridere e sognare, riprendendoti il ruolo che la storia ti ha assegnato, “storia” nella quale è entrato anche – di diritto (seppur da sconfitto) – lo splendido tennista Matteo Berrettini, finalista di Wimbledon contro l’inarrivabile Novak Djokovic, primo tennista italiano a riuscire nell’impresa, così come – nel campo della musica internazionale – il giovane gruppo dei Maneskin, recenti protagonisti della rassegna europea “Eurovision”, così concelebrando nello stesso anno la vittoria.
Insomma… “avanti tutta Italia”.

 

di Antonio Di Luna

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