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Napoli sceglie il libro

  07 Luglio 2021

Un bilancio più che favorevole per la quarta edizione del Salone del libro di Napoli.

Per la prima fiera del libro post –pandemia, quattro giorni intensi di lavori e piaceri.

È calato il sipario sul Salone dell’editoria “NapoliCittàLibro”, una 4 giorni intensa che ha visto una grande partecipazione, nonostante il caldo. «È stata una grande avventura. Non ci aspettavamo questi numeri. In questi 4 giorni abbiamo raggiunto il limite massimo di visitatori. Siamo felici di come la città abbia risposto». A parlare è Antonio Parlati, presidente della sezione Editoria, Cultura e Spettacolo dell’Unione Industriali di Napoli, promotore e organizzatore di questo evento insieme agli editori Rosario Bianco, Diego Guida e Alessandro Polidoro con il sostegno della Regione Campania attraverso Scabec. L’importante è crederci e avere coraggio.

A “NapoliCittàLibro” sono arrivati protagonisti del mondo della cultura e dello spettacolo: da Catello Maresca a Gaetano Manfredi, da Gigi Marzullo a Marisa Laurito. E poi ancora Maurizio De Giovanni, Alfonso Pecoraro Scanio, Riccardo Polizzy Carbonelli, Patrizio Rispo e tanti altri personaggi noti. Oltre 90 espositori si sono distribuiti nei cortili del Palazzo Reale con un itinerario di libri arricchito da appuntamenti con gli autori e tantissimi eventi in presenza. Così il salone ha potuto riabbracciare il suo pubblico. Una location straordinaria nel cuore del centro di Napoli. «Quando siamo partiti con la prima edizione ci eravamo imposti di stare al centro della città, di non uscire fuori dal centro storico. Tant’è che siamo stati ospitati a San Domenico Maggiore, Castel Sant’Elmo e, oggi, siamo a Palazzo Reale. Questa location potrebbe ospitare per sempre la manifestazione: è un luogo meraviglioso, nel cuore di Napoli, una vetrina bellissima e anche dal punto di vista logistico si colloca molto bene con il Salone del libro», afferma Rosario Bianco. La sua Casa editrice ha organizzato gli Eventi OFF della fiera nella sala del tè dello storico Caffè Gambrinus. E poi i due stand della Rai, Rai Radio Live e il Leggilibri che hanno catalizzato gli spettatori nei 4 giorni della manifestazione.

Nonostante la pandemia abbiamo ricominciato con un’editoria più di qualità.

«Dopo due false partenze, prima ad aprile e poi a metà ottobre 2020 –spiega Diego Guida- con una sofferenza notevole, abbiamo cambiato tutto nuovamente pensando a una data molto più lontana, luglio. Nel frattempo, però abbiamo perso la nostra guest star, il grande Sepulveda che, però, ci aveva lasciato delle note di quello che doveva essere il suo discorso inaugurale per l’edizione 2020».

Note che nella cerimonia di apertura sono state lette dal noto attore televisivo Riccardo Polizzy Carbonelli. «Una cerimonia di apertura e non una inaugurazione –precisa Guida– sia per rispetto ai tanti scomparsi della pandemia che rispetto allo stesso Sepulveda e alla Cultura che non deve essere un festeggiamento ma dovrebbe essere un continuum. Ecco perché sullo scalone bianco di Palazzo Reale, il giorno di apertura, è stato eseguito un breve concerto con i ragazzi dell’Orchestra Scarlatti di Napoli che hanno attirato molti giovani. Ovviamente nei giorni successivi, avendo scelto una data al di là del calendario scolastico, i ragazzi sono diminuiti ma si sono nuovamente visti sabato e domenica per alcuni eventi di presentazione di libri. Questo vuol dire che, indipendentemente dalle scuole, si possono avvicinare i più giovani alla lettura e alla manualità del girare una pagina del libro».

Una scelta fortunata quella di aver identificato la data del 1 luglio come primo giorno, stessa data in cui le normative nazionali sanitarie hanno previsto di riaprire al pubblico. «È questo il motivo per cui la cultura riparte da Napoli: dal Sud, da un’area non proprio ricca, non solo economicamente , socialmente ma anche culturalmente. Noi, purtroppo, rappresentiamo solo il 4% nel mercato nazionale come Campania, a dispetto del 16% che rappresenta il Centro Italia e il 22% del Nord. Partire da Napoli, potrebbe essere effettivamente interpretato, come vorremmo che fosse, come un vero segnale di ripartenza: ripartiamo dal basso per arrivare in alto. Anche il risultato che abbiamo ottenuto è stato più che soddisfacente», spiega Guida. Presidente dei piccoli editori dell’Aie, quelli di caratura nazionale, ha il polso della situazione sulle perdite avute nel periodo di chiusura totale: quasi il 98% del fatturato. «Nei mesi successivi alla prima chiusura siamo riusciti a recuperare il 2-3%, il che vuol dire – prosegue Guida- che, è vero che i grandi editori hanno bloccato e rimandato le produzioni dei libri che avrebbero rappresentato i best seller e, quindi, avrebbero tolto risorse e drenato denaro dalle tasche dei lettori, valorizzando a questo punto la produzione dei piccoli editori e, di conseguenza, l’approfondimento dei nostri cataloghi e la maggiore conoscenza. Non più solo il romanzo di moda ma anche il saggio che viene tradizionalmente realizzato dai piccoli editori che sono la maggioranza dei presenti su Napoli. Se riuscissimo a costruire questo sistema che possa rappresentare una ripresa, può essere un segnale importante da rivalorizzare anche nelle prossime manifestazione come quella di Torino prevista per metà ottobre, Roma con “Più libri più libri” che è la fiera dei piccoli editori che si terrà a dicembre, Francoforte che quest’anno, pare sia metà in presenza e metà online; Londra non si è tenuta, Parigi invece è stata rimandata. Napoli è estremamente più piccola di queste realtà ma, l’importante è che ci sia e che sia ripartita. È importante che ci sia tantissima gente che possa vedere Napoli, il suo territorio, le sue bellezze culturali perché il nostro biglietto ha previsto anche l’ingresso a Palazzo Reale. Se si riuscisse a costruire questo percorso sarebbe un’ottima cosa». Cosa significa fare cultura in Campania? «Occorre, partendo dall’età scolare, far capire il valore della trasmissione delle idee che può avvenire solo tradizionalmente e materialmente con la cultura che cresce. Per noi è tutto più difficile: in Campania abbiamo problemi di distribuzione e poche librerie, mancano gli anelli della catena per raggiungere il lettore –spiega Guida–. Il testo di Sepulveda e che abbiamo letto durante la cerimonia di apertura voleva proprio valorizzare la presenza del libraio come terminale ultimo tra l’autore, il costruttore di idee, e il fruitore, ovvero il lettore-acquirente. Se si perde uno di questi anelli della catena si perde il vero valore della cultura».

Parere molto positivo anche dagli editori che hanno partecipato alla manifestazione: «Per noi è andata benissimo –spiega l’editore di Terra Somnia– Noi siamo una casa editrice nata con il covid, il 21 febbraio 2020, la più piccola casa editrice di questo salone e stanno parlando tutti di noi»; per Francesco D’Amato Editore «È stato un bellissimo viaggio, si risveglia la voglia del libro»; Aldo Putignano di Homo Scrivens «È stata una bella fiera, una bella esperienza. Abbiamo voglia di tornare alle nostre abitudini, ai nostri libri, ai nostri incontri».

Sono stati raccolti anche suggerimenti per la prossima edizione, come quello dell’attore Alessandro Incerto che ha invitato gli organizzatori «a realizzare delle letture emozionali con gli attori che sicuramente parteciperebbero con grande piacere per una manifestazione del genere. Il libro siamo noi, è la nostra storia. Il libro è la vita, è l’essenza dell’essere umano ed è necessario organizzare una sala dedicata per la lettura espressiva con la partecipazione degli attori per trasmettere l’emozione che i libri danno».

Nei 4 giorni del Salone si è avuto un continuo flusso di persone e una forte presenza di giovani, ragazzi che hanno voluto partecipare a questa iniziativa e visitare nello stesso tempo Palazzo Reale. I napoletani hanno scelto il libro anche quest’anno. «Siamo partiti e durante il percorso abbiamo dovuto lavorare per sciogliere molti nodi. In particolare, la pandemia ha condizionato molto l’organizzazione e i tempi –spiega Alessandro Polidoro–. Soltanto 30 giorni prima di questo evento gli editori hanno trovato il coraggio di confermare i loro eventi e la loro presenza perché la curva epidemiologica è scesa. È stato tutto condizionato da questo, ma ci abbiamo sempre creduto e abbiamo dovuto e voluto lavorare per non perdere anche l’edizione 2021. La fiera del libro è un pezzettino di lavoro per tante persone, la dignità del lavoro è per noi un obiettivo primario. Temevamo per la presenza ma, come al solito, i napoletani hanno risposto alla grande, amano i libri, la cultura e lo dimostrano in ogni occasione. Con grande felicità, orgoglio posso dire che il bilancio è assolutamente positivo».

Un segnale che il libro ha ancora un suo fascino irraggiungibile e una sua platea, molto più grande di quanto si pensi.

di Daniela Rocca

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