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Il festival della salute e del benessere femminile

  25 Aprile 2021

Il primo progetto quadro presentato dalla Cattedra Unesco. Ne parliamo con Annamaria Colao, endocrinologa e presidente della prima Cattedra Unesco della Federico II

Prende forma il progetto DONNE, il festival della salute e del benessere femminile, ideato dalla professoressa Annamaria Colao. Un evento che accoglie il mondo femminile a tutto tondo e che si terrà dal 30 giugno al 3 luglio 2021 sul lungomare di Napoli. Il progetto mette al centro dell’attenzione le donne con un format inventato solo per il mondo femminile «il festival della salute e del benessere femminile è il primo progetto quadro presentato dalla Cattedra Unesco e condiviso con i vertici Unesco mondiali».

Professoressa, come ha interpretato il mandato dell’Unesco sull’Educazione alla Salute, qual è l’obiettivo del progetto?

«L’educazione è principalmente un problema culturale: per stare bene in salute bisogna sapere cosa fare. Quello che si dovrebbe fare non attiene solo al cosiddetto “stile di vita sano”, che viene molto spesso male interpretato, ma è anche l’essere a conoscenza di tutte quelle procedure che possiamo mettere in campo per una diagnosi precoce e quelle che permettono di essere trattate per una patologia nel modo migliore. Questo progetto non mira solo alle visite gratuite che, comunque, restano il fulcro dell’evento per tutte le donne che vorranno partecipare, ma è un percorso all’interno del proprio stato di salute per invitare le donne a prendere consapevolezza del proprio essere. Ho immaginato dei percorsi monotematici sulla salute femminile: dal cardio-metabolico, alla fertilità, dalla senescenza alle patologie neurologiche, dalle bambine alla bellezza. Per esempio, per la donna in età fertile è previsto un percorso che riguarda la fertilità nei suoi articola- ti aspetti come sessualità, gravidanza e menopausa. Acquisire consapevolezza su quanto necessita alla nostra salute significa estendere queste conoscenze anche alla famiglia».

Quindi educare le donne significa educare la famiglia.

«La donna è la figura che si prende cura non solo di se stessa ma della famiglia: si occupa dei figli, del marito, dei genitori, a volte dei fratelli. Quindi, una volta che siamo riusciti a dare conoscenza della salute a una donna, di fatto abbiamo reso più sano l’intero nucleo familiare. Uno dei miei pro- grammi per la cattedra Unesco è proprio l’educazione alla salute. Il villaggio che costruiremo sul lungomare intorno alla Rotonda Diaz, ci servirà per rendere le donne, che vorranno partecipare, consapevoli di tutto ciò che va fatto per essere in salute. Infatti, le partecipanti potranno essere vi- sitate gratuitamente, un atto medico vero e proprio offerto a tutte le donne di ogni età, che include procedure diagnostiche di primo livello, un regalo che i medici di tutti gli ospedali napoletani, in particolare i colleghi della Federico II, vogliamo fare alle donne napoletane».

Poiché un buon livello di salute non si può raggiungere senza un buon livello di educazione, il progetto “Donne” si arricchisce di una componente culturale…

«Musica, cinema, teatro, pittura, scultura, moda e cucina possono essere armi preziose per il raggiungimento di una parità di genere, completa e matura. La settimana della salute femminile deve essere una festa per il corpo e per lo spirito. In apertura abbiamo pensato di organizzare a Castel dell’Ovo un convegno sulla violenza sulle donne con la partecipazione di avvocati, sociologi e politici che discuteranno sulla normativa e sulla possibilità reale di intervento per sconfiggere e/o fronteggiare la violenza sulle donne: da questo punto di vista, siamo ancora nel Medioevo. Il convegno sarà aperto a chiunque voglia partecipare ma previa registrazione per rispettare la normativa anti-covid. Alla fine del convegno, in passeggiata, andremo sul lungomare per tagliare il nastro dell’apertura del villaggio. Inoltre sono stati previsti una serie di talk show e convegni dedicati ad alcune patologie più significative. Ho previsto degli show cooking per insegnare la cucina della salute con la partecipazione di alcuni chef che prepareranno delle degustazioni ai partecipanti. Abbiamo pensato anche a sfilate di moda, a momenti letterari, oltre che a musica e teatro».

Quello che ci ha insegnato questa pandemia è l’enorme importanza della salute. «La salute non è tutto ma senza salute tutto è niente», questa frase di Arthur Schopenauer, oggi, è più che mai attuale.

«Credo che la pandemia ce lo ha fatto capire in modo veramente tragico e feroce. Ci ha insegnato quanto sia importante la salute: se non si sta bene, tutto quello che facciamo non ha significato. Una cosa quasi lapalissiana, che la pandemia ha reso reale. Anche da parte della cittadinanza è cam- biata la percezione sulla salute: fino a poco tempo ci si annoiava a parlare di salute, ora tutti sono diventati più sensibili a questo tema. Purtroppo, a causa della pandemia abbiamo dovuto rinunciare a gran parte dei percorsi di prevenzione perché le strutture mediche pubbliche e private sono state distolte dai percorsi di prevenzione. Speriamo di non pagare un prezzo troppo alto quando ritorneremo ad una vita più vicina a quella pre-pandemia e di non pagare mai più prezzi alti per la mancanza di prevenzione».

Quanti percorsi sono stati previsti per questa manifestazione?

«Al momento ne abbiamo programmati otto: il percorso cardio-metabolico per la prevenzione delle malattie cardio-vascolari (obesità, diabete, malattie respiratorie e vascolari), il percorso oncologico come prevenzione oncologica femminile (mammella, pelle, utero, bocca, tiroide, fegato); il percorso per malattie infettive con un piano di informazione sui vaccini; il percorso neurologico per l’emicrania, la sclerosi multipla, le neurodegenerazioni; il percorso su fertilità, sessualità e menopausa; il percorso per le bambine e quello per le persone anziane e, infine, quello per la medicina estetica. Non è detto che potrebbero aggiungersi altri percorsi, tutto dipende dalla sostenibilità finanziaria».

Perché è stata scelta Napoli come luogo per ospitare questa manifestazione?

«È venuto quasi naturale. Napoli ha una sua origine molto femminile: la ninfa Partenope, stesa che aspetta l’amore che viene dal mare, un’immagine molto romantica della nascita della città. La città che appartiene alla ninfa: Napoli è una città femminile e quale migliore occasione per fare un evento dedicato alla salute delle donne. A Partenope, infatti, è dedicata proprio l’area delle conferenze e in continuità con il mito ad ogni percorso sarà associato il nome di una divinità femminile. La manifestazione è stata condivisa con i vertici a Parigi e non escludo che una seconda sede sarà proprio la capitale francese».

di Daniela Rocca

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