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Tra cultura e gelosie, 133 anni di Storia napoletana

  16 Aprile 2021

La Fondazione “Circolo Artistico Politecnico” di Palazzo Zapata è un incredibile scrigno di storie in cui il passato vive intrecciandosi al futuro della città

 

Svolgere attività di cooperazione creativa -il cosiddetto networking in ambito artistico-, volte alla generazione di relazioni e alla promozione delle opere, è una consuetudine più antica di quanto si pensi. Nella Napoli dell’800, un territorio ancora privo di stimoli sindacali dove la figura dell’artista è ancora legata a quella del mecenate -condizione che favorisce la competizione più che la collaborazione- nasce l’associazione Società Napoletana degli Artisti.

Il 22 dicembre 1888, Federico Cortese, Antonio Mancini, Francesco Netti, Vincenzo Montefusco, Tommaso Solari, Vincenzo Volpe, capeggiati dal pittore Edoardo Dalbono -il quale apre le porte della sua abitazione per ospitare le attività della Società-, e sostenuti dal principe Giuseppe Caravita di Sirignano, creano dal nulla uno strumento innovativo che ha prodotto negli anni una notevole valorizzazione dell’arte del territorio. Diventata un punto di riferimento per la vita culturale cittadina e meridionale, la Società si fonde con il Circolo Forense di Enrico Pessina e con il Circolo Politecnico di Ubaldo Masoni. A tali fusioni è dovuto il nome Circolo Artistico Politecnico.

Dal 1907 la sede del Circolo – e successivamente della Fondazione – è nel seicentesco palazzo Zapata, nella centralissima Piazza Trieste e Trento. Centotrentatre anni di fermento culturale che annoverano iniziative quali la nascita del periodico L’Artistico, la Compagnia Stabile di prosa; la Scuola d’Arte Drammatica ed il Teatro dei Giovani e l’Accademia Napoletana di Scacchi con i suoi Maestri nazionali ed internazionali.

Scrigno vivente di memorie e aneddoti svoltisi nelle sale della Fondazione, al presidente Adriano Gaito si devono la ristrutturazione dei locali e la creazione del Museo pittorico e scultoreo (Caravita di Sirignano), della biblioteca (F. Russo) e della Fototeca. «Come non restare affascinati, da sindacalista Confederale, dalla storia della Società Napoletana degli Artisti?» racconta il dott. Gaito a Dodici Magazine. «Conscio delle difficoltà di costruire gruppi affiatati e battaglieri, come non restare deluso appena 100 anni dopo la sua costituzione? Tutti falliti, durante la mia prima presidenza del Circolo (1984/1992), i miei tentativi di creare “gruppo” tra gli artisti del 900. Solo gelosia e invidia nei maestri del tempo! Volevo in Palazzo Zapata il “Sito” della Canzone Napoletana e dell’Arte. Macché! Sergio Bruni, con fare professorale, mi disse pubblicamente: “Com’è possibile, un Circolo tanto importante ha un presidente tanto ignorante. Non sa? la canzone napoletana sono io!”. Al pari la riunione congiunta di pittori e scultori, nella nostra sala Comencini, si trasformò in una rissa, a stento sedata».

È nella componente squisitamente umana: rivalità e alterchi, bizze e sfide di personalità, che dalla Belle Èpoque a tempi più recenti hanno fatto da sfondo alla vita artistica e culturale di Napoli, che si ritrova la singolarità dei personaggi che hanno frequentato il Circolo. «Dai reperti documentali dell’Archivio», spiega il presidente: «Emergono tantissime personalità legate al Circolo Artistico Politecnico. Non è esistito un settore della cultura, nella sua ampia accezione, che non abbia avuto una propria incidenza: Arte, Cultura, Musica, Teatro, Formazione, Danza, Politica, Scienza, Economia, Università, Sociale, Sport, ecc. Lungo il nominarli tutti. Mi limito a Morelli, Gemito, Palizzi, Caprile, Migliaro, Tessitore, Verdi, Gigli, Caniglia, Di leva, Puccini, Cilea, Giordano, Zacconi, Falconi, Ruggeri, Govi, Viviani, De Filippo, Barzilai, Marciano, De Nicola (primo Presidente della Repubblica), De Marsico, Limoncelli, Siniscalchi, Maiuri, Di Giacomo, Russo, Galdieri, Murolo, Bovio, Postiglione, Leone, Serao, Scarfoglio, Napolitano, e tantissimi altri. È un mondo oggi scomparso, ma la cui linfa vitale è passata intatta di mano in mano e non si è spenta, divenendo patrimonio di tutti».

Nel 2011 l’Archivio Storico ha ricevuto dalla Soprintendenza archivistica della Campania del Mibact la notifica di “Archivio di interesse storico particolarmente importante”.

Ma non di soli ricordi vive la Fondazione. Il prof. Diego Esposito -vicedirettore della Fondazione- è l’anima del MUSAP (Museo Artistico Politecnico), veicolo moderno creato dalla Fondazione nel 2019. «Non è un museo tradizionale -spiega Esposito- è Museo vivo, non silenzioso o contemplativo, nel quale si respira l’atmosfera del secolo più significativo della creatività meridionale. È interamente finanziato dai Soci Fondatori che negli anni hanno fatto dono alla città di 600 tra dipinti, grafiche, sculture, 5.000 volumi -il più antico dei quali del 17mo secolo, migliaia di reperti documentali, 5500 fotografie, arredi storici, strumenti d’epoca e tant’altro». E ancora: «Tra mostre, non soltanto retrospettive, ma anche di giovani leve, la Fondazione continua a promuovere talenti artistici. Grazie a una convenzione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli ospita mostre di giovani artisti cittadini. Altra mission della Fondazione è la promozione musicale: il progetto Certamen Musicum prevede premi in denaro per i migliori musicisti e cantanti».

Un legame, quello tra arti e città, che continua grazie a passione e sinergia.

di Simona Ciniglio

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