Musica

home > Musica> L’assenza

L’assenza

  09 Febbraio 2021

Ignorati dalla legge e destinati a un’attesa senza fine. La doppia crisi dei lavoratori dello spettacolo nella morsa del Covid. Le testimonianze raccontate a Dodici Magazine

La crisi economica causata dalla pandemia da Covid-19 ha colpito forte quasi per tutti, ma ci sono settori penalizzati in modo particolare. Il comparto dello spettacolo è tra questi. Concerti annullati o rimandati con incertezza al 2021, locali chiusi fino a data da destinarsi, lavoratori fermi da marzo. Secondo l’Inps sono 327mila i lavoratori dello spettacolo, ma c’è anche tanto sommerso, e sono tanti i precari che quest’anno non hanno guadagnato nulla e che chiedono di essere visti. Difficile ottenere stime esatte, ma di certo sit-in, proteste e Bauli in piazza ci parlano di un fenomeno esteso.

Giuseppe Gomez, storico organizzatore di concerti a Napoli, che con la musica ha riempito più volte lo stadio San Paolo ne parla a Dodici Magazine: «Bisogna fare una distinzione tra artisti affermati, che stanno patendo ma fino a un certo punto. Hanno patrimoni più o meni grossi e possono continuare a incassare da streaming, vendite di dischi, semestrali SIAE per dischi d’autore, e musicisti che lavorano su chiamata: questi ultimi sono davvero in difficoltà». Anche per il settore organizzativo bisogna distinguere tra multinazionali, che hanno alle spalle gruppi forti e possono sperare in una ripartenza e nel ripianare per gran parte le perdite, e agenzia intermedie, come spiega Gomez. «Noi siamo fermi da quasi un anno con conseguenze immaginabili, ma stiamo cercando di andare avanti con contributi statali e grazie a qualche concerto, chiaramente con capienze ridotte, che siamo riusciti a fare quest’estate. Le maestranze, come i musicisti, stanno affrontando questo fermo in maniera più drammatica. Tour manager, production manager, facchini, addetti alla security, fonici, addetti alle luci, macchinisti. Negli ultimi giorni è uscito un bando di 20 milioni del MIBACT per questi lavoratori, dagli attori ai musicisti alle maestranze dello spettacolo, che potranno ottenere un piccolo versamento, fino a 4000 euro ma realisticamente sui 1500-2000, dimostrando che avrebbero potuto lavorare nel periodo tra febbraio-marzo e settembre-ottobre 2020».

Pietro Santangelo, sassofonista e compositore, collaboratore tra gli altri dei Nu Guinea e dei 99 Posse, con il collettivo “Intermittenti spettacolari” lo scorso ottobre ha partecipato ad “Agitazione creativa”, una serie di performance creative per puntare l’attenzione sulle condizioni dei lavoratori dello spettacolo: «Abbiamo iniziato questa esperienza come “Intermittenti spettacolari” all’inizio di questo maggio con uno scopo ben preciso: fare rete tra noi cercando di aiutarci in questo momento di enorme difficoltà e incertezza che stiamo ancora attraversando. L’idea di fondo delle nostre azioni è creare coscienza e cercare di fare chiarezza su quello che in Italia è un comparto di lavoro pressoché sconosciuto. Inoltre stiamo seguendo con interesse le varie proposte di una riforma del settore che questa crisi finalmente ha reso palese agli occhi di tutti. Non è un percorso facile e non è facile farsi ascoltare ma è confortante che molte persone si siano aggregate per fare fronte comune ad una crisi che, per il momento, non accenna a terminare».

Alessandra Sorrentino, danzatrice classica e contemporanea, è autrice regista e performer: nei suoi video spazi sottratti alla collettività, luoghi antichi e in disuso rivivono, vengono sottratti all’abbandono grazie alla danza. Anche lei sta scontando le conseguenze di questo stop forzato. «Proprio nell’ultimo periodo avevo iniziato una collaborazione dal nome “CRETA”, con Gino Giovannelli al pianoforte in una performance art ideata da Luca Iavarone, portata al pubblico soltanto una volta nella sala del Toro Farnese al MANN. Siamo stati costretti a fermare tutto. I miei lavori di videodanza girati fino a oggi in molti luoghi abbandonati sono diventati per me metafora di questo periodo di forte solitudine. Le strade sono deserte e adesso sono la protagonista di una condizione reale poiché non c’è nessuna regia dietro la catastrofe del coronavirus, nessuna coreografia inventata che può correggere questo drammatico periodo, e mi chiedo ogni giorno che tipo di contemporaneità ci aspetta».

di Simona Ciniglio

condividi su: