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L’universo degli Etruschi al Museo Archeologico di Napoli

  23 Novembre 2020

 

La mostra abbraccia un arco temporale di circa sei secoli (X- IV sec. a.C.) ed è a cura di Paolo Giulierini e Valentino Nizzo, con il coordinamento di Emanuela Santaniello.

 Un’ampia carta geografica dell’antico territorio campano inquadra l’importante esposizione Gli Etruschi e il MANN, inaugurata a giugno nelle sale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e visitabile fino al 31 maggio 2021. Un ingresso affascinante dunque, impreziosito da una significativa citazione di Polibio (206-118 a.C) che paragona la piana della regione effigiata ad un teatro in cui le montagne fungono da proscenio ed i fiumi si incastonano in ampie valli. Sono entrambi presupposti già di per sé seducenti per un attraversamento imperdibile, costellato dalla mise en scène di circa 600 pregiati reperti, a cui fanno corona volumi, plastici e documenti d’epoca che illustrano l’evoluzione del pensiero scientifico in campo archeologico dal settecento sino alla fine del novecento.

A cura di Paolo Giulierini e Valentino Nizzo, con il coordinamento di Emanuela Santaniello, il progetto abbraccia un arco temporale di circa sei secoli (X- IV sec. a.C.) e definisce un percorso scandito dai capisaldi storici di una popolazione dedita al controllo delle risorse di due fertilissime pianure fra cui quella ubertosa della Campania meridionale. La storia della scoperta degli Etruschi nella nostra regione si configura, quindi, come uno dei capitoli più avvincenti della ricerca archeologica in Italia e nel Mediterraneo. In tal senso, è stato evidenziato con particolare attenzione anche il cospicuo patrimonio custodito nei depositi del Museo che ha fornito uno spaccato inedito nel panorama espositivo internazionale.

“Gli Etruschi all’Archeologico tornano per restare -ha affermato il direttore Giulierini- non solo con una mostra raffinata e dall’altissimo rigore scientifico, ma con l’annuncio dell’allestimento permanente che restituirà alla fruizione del pubblico un altro fondamentale pezzo della storia del nostro Museo, ‘casa’ dei tesori di Pompei ed Ercolano, così come custode di eredità molto più antiche”.

La mostra, diffusa negli ambienti collegati alla sezione Preistoria e Protostoria appena riaperta al pubblico, si snoda lungo due sezioni tematiche principali: la prima, denominata Gli Etruschi in Campania, ha un timbro prevalentemente archeologico il cui racconto dagli albori del I millennio a.C. al declino tra VI e V secolo a.C., è ritmato da reperti inestimabili quali ad esempio l’affibbiaglio in oro con sfingi; un pendaglio pettorale in bronzo laminato con pendenti in bronzo fuso; una coppa fenicia in argento dorato che reca la raffigurazione di scene composite. La seconda invece, definita come Gli Etruschi al MANN, valorizza in una prospettiva storico-culturale, i materiali etrusco-italici acquisiti sul mercato collezionistico dal Museo di Napoli, come, fra i tanti, il Bronzetto dell’offerente dell’Elba, la Cista Bianchini, le lastre di terracotta di rivestimento del Tempio delle Stimmate di Velletri. Ad arricchire l’esposizione anche una straordinaria compagine di materiali dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, fra cui l’intero corredo della Tomba Bernardini da Palestrina (675-650 a.C.), una sepoltura cioè tra le più famose del mondo antico, per la prima volta esposta accanto alla Tomba Artiaco 104, a congiungere idealmente l’area etrusco-laziale a quella campana.

di Loredana Troise

 

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