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ISCHIA, UN LABORATORIO IN FONDO AL MARE

  22 Luglio 2020

Lo studio della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e del Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università La Sapienza di Roma 

Dalla collaborazione del Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università “La Sapienza” di Roma con la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli è nato uno studio che si concentra sull’osservazione degli effetti dell’acidificazione sulla pianta marina “Posidonia Oceanica” nell’ecosistema delle acque di Ischia. Il risultato è stato pubblicato sulla rivista scientifica Marine Mediterranean Science.

Qualcosa sta accadendo nelle profondità del Mare Nostrum. L’aumento delle percentuali di anidride carbonica (CO2) innesca reazioni chimiche che aumentano l’acidificazione delle acque. Le conseguenze per gli ecosistemi marini sono devastanti.

Nell’autunno del 2014 un’importante scoperta scientifica puntò il riflettore sul fondale marino di Ischia: quattro siti subacquei caratterizzati da emissioni di anidride carbonica di origine vulcanica denominati “vents” che si aggiungevano a quello già noto sotto al Castello Aragonese. I ricercatori della Sapienza con il team della Stazione Zoologica Anton Dohrn, hanno avuto l’opportunità di studiare in un “laboratorio naturale” i cambiamenti attuati dall’acidificazione in un ambiente marino nel quale interagiscono più specie.

Le praterie di Posidonia formate nelle zone dei vents di Castello e Vullatura sono state oggetto dello studio. Il risultato ha evidenziato come l’intero ecosistema associato alla posidonia risultasse danneggiato. Questo perché, come ha spiegato Edoardo Casoli del gruppo Sapienza, la diminuzione del pH delle acque influisce sulla comunità epifita che vive sulle foglie della Posidonia. Ne consegue la scomparsa di alghe rosse, molluschi, echinodermi e di tutti gli organismi che hanno bisogno di calcio per costruire i propri gusci, favorendo la proliferazione di organismi non calcificanti, come alghe brune filamentose. Inoltre, in ambienti acidificati, la vulnerabilità della Posidonia all’erosione del pesce erbivoro salpa aumenterebbe a causa dell’assenza di organismi calcificanti.

“Siamo in un’emergenza climatica […] la biodiversità si sta riducendo a un ritmo più rapido che in qualsiasi altro momento della storia umana: un milione di specie sono minacciate di estinzione”. Esordiva in questo modo il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel durante il suo discorso di apertura della Conferenza ONU sul clima del 2019 (COP-25). Parole che chiariscono l’urgenza di prevedere strategie di riduzione delle emissioni nocive per “fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero sul pianeta entro il 2050”.

L’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera è causato da emissioni antropiche ma soprattutto da attività quali la deforestazione e l’utilizzo di combustibili fossili che stanno danneggiando in maniera permanente il pianeta. Secondo i dati raccolti dal Programma Europeo di osservazione della terra Copernicus ciò ha portato a un incremento del 30% dell’acidificazione degli oceani dall’Età Preindustriale a oggi. Per la fine del secolo si stima che tale percentuale arriverà al 150% con la conseguente scomparsa definitiva di specie come i coralli.

Ciò che di più preoccupante emerge dallo studio, in analisi finale, è che l’aumento di CO2 ha un impatto immediato sull’intero ecosistema marino innescando reazioni a catena: l’indebolimento di una sola specie influisce sulla vita delle altre. Gli effetti dell’acidificazione potrebbero ripercuotersi sull’economia basata sulla pesca di molluschi, sulla nostra alimentazione e sul turismo, ma soprattutto potrebbero modificare per sempre la preziosa biodiversità del nostro paesaggio marino.

Grazie allo studio condotto sui fondali di Ischia possiamo prevedere scenari plausibili per il futuro.  Come dichiarato da Charles Michel: “Adesso è necessario cambiare radicalmente comportamento e rivoluzionare il nostro approccio. Abbiamo conosciuto la rivoluzione industriale, poi la rivoluzione tecnologica: ora è il momento della rivoluzione verde”.

di Silvia Barbato

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