Accoglienza e integrazione nell’isola di Arturo
21 Luglio 2020
AIDA in arabo significa “colei che torna”, una coincidenza del tutto appropriata. Daniela Fiore ripercorre le tappe del progetto SPRAR
Elsa Morante, autrice de L’isola d’Arturo, romanzo ambientato a Procida, vincitore del Premio Strega nel 1957, sarebbe stata certamente fiera del progetto SPRAR: Accoglienza Isola Di Arturo, AIDA, organizzato dal Comune di Procida. Un’iniziativa lodevole che vede in campo diversi operatori impegnati in un lavoro di accoglienza e integrazione dei migranti. Presidente di Less, Onlus per la lotta all’esclusione sociale, che coordina il progetto SPRAR. di Procida, è Daniela Fiore.
Cosa indica l’acronimo SPRAR?
«Con questo termine s’intende il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, costituito da enti locali e associazioni per la realizzazione di progetti di accoglienza».
Di cosa si occupa AIDA?
«Dell’assistenza ai migranti; da quella legale a quella sanitaria, dal vitto all’alloggio. Non solo. Organizziamo, infatti, sportelli per l’inserimento lavorativo, corsi di lingua italiana, di sartoria, ceramica, gioielleria e tirocini. In altre parole il nostro impegno va nella direzione opposta all’assistenzialismo».
Quante persone ospitate?
«Trentaquattro. Ci sono bambini di diverse età, da zero a cinque anni».
Da quali paesi provengono?
«Per lo più dal Centro Africa, Nigeria, Costa d’Avorio, Mali. La maggior parte di loro è dovuta fuggire dal loro paese e hanno chiesto asilo politico. Alcuni di loro lavoravano nelle loro nazioni d’origine e noi cerchiamo di indirizzarli verso un’attività affine a quella che svolgevano in precedenza».
A Procida ci sarà stato chi non ha visto di buon grado il loro arrivo sull’isola…
«Ci sono stati alcuni isolani che temevano che l’isola sarebbe diventata una seconda Lampedusa, ma i loro timori sono stati ben presto fugati. Infatti, per come sono regolati i progetti SPRAR, ogni amministrazione locale può offrire la propria disponibilità ad accogliere dei migranti, il cui numero viene calcolato in base alle capacità ricettive di ogni singolo comune e questo numero, come da accordi, non può essere superato».
Ci sono amministrazioni di alcune delle più note località turistiche della nostra regione che si vantano di non aver mai accolto un migrante. Qual è la sua posizione a riguardo?
«Sono scelte delle singole amministrazioni che non mi interessa commentare. Quello che posso dire, in base alla nostra esperienza, è che il progetto SPRAR non è solo una scelta etica, ma è anche un’occasione per gli abitanti dell’isola di Procida di partecipare, assieme ai migranti, ai laboratori, ai corsi e alle iniziative che promuoviamo. È, insomma, una risorsa che genera opportunità lavorative anche per i procidani».
Qualche migrante é lavorativamente inserito?
«Alcuni hanno trovato lavoro, a tempo determinato e indeterminato, nel settore cantieristico navale e svolgono quei lavori che, da tempo, non esercitano un grande appeal per gli isolani. In pratica hanno sopperito a delle carenze di manodopera locale».
Vedere dei migranti occupati, avrà scatenato voci contrastanti nell’isola?
«Ogni tanto ci sono delle interrogazioni da parte dei consiglieri dell’opposizione, ma nessuna protesta di piazza o contestazione».
Organizzate anche degli eventi per promuovere l’inserimento sociale dei migranti?
«In verità, molti bambini vanno già all’asilo e hanno legato con i compagni di classe. Le mamme hanno già familiarizzato tra loro. E poi i procidani, si sa, sono, di natura, ospitali».
Qualche problema legato alle scelte religiose dei migranti?
«Nessuno. Alcuni sono cattolici, altri musulmani. Tutto molto tranquillo».
L’amministrazione comunale rinnoverà il progetto SPRAR?
«Si, la volontà è quella di continuare. Ci saranno le elezioni ma, in ogni caso, anche se dovesse cambiare la giunta, il progetto sarà ancora operativo fino a marzo 2021».
di Ignazio Senatore