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Sguardi d’Arte a Napoli

  22 Maggio 2020

[N.B. Il seguente articolo è stato redatto prima dell’emergenza Covid19]

Tre mostre imperdibili: un viaggio ideale in città

Difendendo l’arte come una delle massime espressioni dell’animo, perfetta sintesi tra intelletto creativo e spirito, la nostra città continua a dimostrarsi disponibile verso nuove e sperimentali visioni artistiche. Da una parte, accogliendo personalità in grado di dare un contributo attivo allo sviluppo del pensiero; dall’altra, offrendosi come sede privilegiata per l’elaborazione di iniziative, governate da parole chiave quali connessione, contaminazione, tecnologia. Partendo dalla zona alta, la Reggia di Capodimonte presenta Santiago Calatrava. Nella luce di Napoli, visitabile fino al 10 maggio, un’importante mostra diffusa fra i luoghi del Museo e l’antistante Real Bosco. Sostenuta dalla Regione Campania e organizzata dalla Scabec, l’esposizione, curata dal direttore del Museo-Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger e Robertina Calatrava, moglie dell’artista, celebra i quarant’anni di carriera del grande artista e architetto spagnolo, attraverso 400 opere divise in architetture, sculture, ceramiche e dipinti, disposti tra il secondo piano del Museo e l’edificio del Cellaio. Le opere, che raccontano un vissuto ricco di viaggi, incontri e visioni, narrano la loro capacità di catturare la luce dei luoghi, la volontà di indagare identità e caratteri di un personalissimo universo geografico che Calatrava situa quasi sul medesimo piano temporale. La sintassi dei lavori è progressiva e suggestiva, delineata attraverso una geografia di assonanze e similitudini su connessioni tra forme, sagome e materiali, messi in evidenza nel dettaglio anche con un rigoroso progetto di lighting design che rende evidenti tutti i particolari dei lavori. Dinanzi a noi spettatori, dunque, il privilegio di ammirare un sapiente mosaico intellettuale alla ricerca di sintesi fra tradizione e innovazione, classicismo e realismo, ombra e luce. Quella luce che sottolinea l’amore dell’artista per Napoli, culla del Mediterraneo, incrocio di culture e civiltà poliedriche.

Spostandoci di quartiere, il nostro percorso continua a Palazzo Zevallos Stigliano, a via Toledo, dove il bellissimo museo di Intesa Sanpaolo (Gallerie D’Italia) è sede di un’incantevole antologia di pitture e sculture che tratteggiano il profilo delle vicende salienti dell’arte a Napoli, dalla svolta naturalistica, impressa dall’arrivo del Merisi nel 1606, fino ai fasti della civiltà Borbonica. A Palazzo Zevallos, numerosi e seguitissimi si susseguono eventi temporanei di grande consistenza culturale, spesso legati anche alla presenza del celebre Martirio di sant’Orsola di Caravaggio, che fornisce spinti aurei per creare approfondimenti e riflessioni. A tal proposito è infatti in corso (fino al 19 aprile), David e Caravaggio. La crudeltà della natura, il profumo dell’ideale, una mostra che indaga su quanto l’influenza della pittura dell’artista lombardo abbia inciso su quella francese di Jacques-Louis David. Ai visitatori, un’affascinante mise en scene prospetta due “repliche”: una è la Deposizione nel sepolcro del Caravaggio, realizzata da De Vivo del 1824 e per l’occasione restaurata; l’altra, è una delle quattro repliche della Morte di Marat, eseguita dagli allievi di David sotto la sua direzione, oggi conservata al Musée des Beaux-Art di Reims. Il progetto, curato da Fernando Mazzocca, mettendo a confronto due fra le figure più attraenti dell’arte moderna, capaci di raggiungere le dimensioni più profonde della sensibilità culturale ed estetica del nostro tempo, si pone come un’inedita lettura sinottica sulla riflessione intorno al linguaggio dei due artisti che, pur se appartenenti ad epoche e poetiche diverse, rivelano un univoco atteggiamento critico e contemplativo. Abbaglianti allo sguardo, le due tele si svelano altere ma leggere; in perfetto dialogo, si sfiorano, continuando a suggerirci imprevisti e sorprendenti significati. A coronamento della visita, anche una selezione di capolavori originali di David, e una serie di volumi dei primi dell’Ottocento con riferimenti alla storiografia del dipinto del Merisi. La terza tappa di questo tour ideale è, infine, nel cuore di Napoli antica, al Museo Archeologico Nazionale – MANN, la cui sede ospita, fino al 31 maggio e per la prima volta in Italia, il progetto Lascaux 3.0, un’appassionante immersione a ritroso di 20.000 anni, legata alla prossima riapertura della collezione museale sulla Preistoria e Protostoria.

Nata da un accordo fra il Museo napoletano, la Società pubblica Lascaux, l’Esposizione Internazionale, il Dipartimento di Dordogne-Pèrigord e la Regione della Nouvelle Aquitaine, Lascaux 3.0, è una straordinaria galassia estetica che invita il pubblico a riflettere su come la tecnologia possa restituirci panorami artistici interessantissimi. Il complesso di Lascaux, detto la Cappella Sistina della preistoria, “dove l’arte ebbe inizio” (George Bataille), è un tesoro artistico risalente al paleolitico superiore, oggi Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Causalmente scoperto nel 1940 da un giovane, Marcel Ravidat, fu subito riconosciuto come eccezionale per le splendide raffigurazioni di animali presenti sulle pareti, cavalli, stambecchi, felini, e la famosa vachenoire, tutti realizzati con vari pigmenti naturali dai colori vivaci. Col tempo il sito visitato ogni giorno da fiumi di turisti, iniziò a palesare allarmanti segni di degenerazione tanto che, nel 1963, se ne vietò definitivamente l’entrata al pubblico. Dopo anni, si offrì ai turisti l’alternativa Lascaux II, una prima “replica” della celebre grotta, allestita presso una cava abbandonata, a 300 metri dalla zona archeologica originaria. Il progetto visitabile in questi giorni al MANN, presenta invece un adattamento tecnologi- co site specifica ancora più stupefacente, “riconferma – come ha affermato il Direttore dell’Archeologico, Paolo Giulierini – di quanto il cortocircuito fra tecnologia e arte si ab- bini perfettamente”. Si pone agli sguardi di chi l’attraversa come un’inedita lettura impegnata a svelare il linguaggio e le proprietà tecniche di un tesoro che continua a suggerirci imprevisti e sorprendenti significati. Al visitatore non solo la possibilità di ammirare i principali ambienti della famosa grotta, ma anche di osservare calchi di utensili, suppellettili, oggetti e la riproduzione fede- le delle fisionomie dell’uomo di Cro-Magnon sin nei particolari. A coronamento della visita, numerosi spazi didattici, e focus rivolti agli studenti d’ogni ciclo approfondiranno ogni caratteristica tecnica del sito preistorico, rendendo la mostra davvero imperdibile.

> di Loredana Troise

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