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VIRTUOSISMI NAPOLETANI

  25 Aprile 2020

I Virtuosi di San Martino tornano in scena in “Totò, che tragedia!”, un tributo al principe della risata

Il mese di marzo ha visto il ritorno al Teatro Sannazzaro di Napoli di una delle formazioni più interessanti del panorama teatrale italiano, I Virtuosi di San Martino, un gruppo fortemente legato allo stile, sempre più raro, del teatro canzone e che ha smentito quanto auspicava il nome del santo al quale si sono ispirati, San Martino, il patrono della piccola e breve estate invernale. Infatti, dai primi anni novanta I Virtuosi continuano a mietere successi con le loro proposte artistiche che vanno dalla rivisitazione della canzone popolare italiana, alla musica colta, all’avanspettacolo fino alle geniali piece teatrali condite con gustose esecuzioni musicali sostenute da arrangiamenti raffinatissimi. La loro ultima fatica affronta il repertorio del grande Antonio De Curtis in arte Totò, un viaggio originale nel mondo del grande attore napoletano. Abbiamo incontrato il frontman del gruppo Roberto Del Gaudio.

 

Come è nata l’idea di rappresentare Totò?

In occasione delle celebrazioni del 50enario della morte di Totò, ci fu richiesto dalla Regione Campania e Napoli Teatro Festival un nostro intervento drammaturgo su Totò. Combinazione volle che io poco tempo prima, per una sorta di caso esoterico, mi ero imbattuto nel carteggio tra Totò e Liliana Castagnola, una storia sentimentale poco nota ma molto tormentata, una vicenda passionale, una relazione intensa, e quindi vaneggiavo sulla forma di questa storia tratta da quanto avevo scoperto nel carteggio. Cominciai a scrivere fantasticando anche sui grandi amori della storia.

 

Quindi vi siete ispirati a questo per omaggiare questa icona di Napoli?

Si, ma volevo spostare l’attenzione più su Antonio De Curtis che su Totò, perché per un attore cimentarsi con un lavoro su Totò e un po’ come per un calciatore voler imitare Maradona. Ha quasi dell’impossibile, perché Totò è un caso un po’ a parte dal punto di vista dell’arte attoriale. Mi sono inventato, quindi, un Totò che non vuole più fare il comico in seguito al suicidio della sua amata e non vuole più far parte del mondo della rivista, ma vuole mettere in piedi uno spettacolo tragico. A questa sua decisione si oppone fortemente il suo impresario Peppino Iovinelli, fondatore del famoso teatro Ambra Iovinelli, che convoca i tanti amici e colleghi del principe napoletano come Aldo Fabrizi, Anna Magnani, Ettore Petrolini, Peppino De Filippo, Eduardo De Filippo, Alberto Sordi con il fine di incoraggiare Totò ad uscire da questa sua personale tragedia e ritornare ad essere il principe della risata. In Totò, che tragedia! Questo è il titolo dello spettacolo e il nostro ensemble affronta il repertorio di Totò in una scrittura parallela fatta di dolore e felicità, recitato e cantato, sempre però nel rispetto artistico del grande attore napoletano.

 

Nella vostra ultima apparizione teatrale abbiamo notato delle novità nella formazione musicale dei Virtuosi ?

Si, nella riedizione 2020 di questo spettacolo abbiamo debuttato al Teatro Sannazzaro di Napoli nella nuova formazione. Infatti oltre noi tre fondatori, il sottoscritto, Roberto Del Gaudio, sempre alla voce, Federico Odling, al violoncello e Vittorio Ricciardi ai flauti si sono aggiunti Francesca Strazzullo al violino e Vito Palazzo alla chitarra classica. Questa novità però non ha assolutamente sconvolto i nostri principi che sono quelli di fare sempre un teatro nel pieno rispetto del suo significato, dove il prodotto è frutto di una seria ricerca con la rielaborazione di regole antiche attualizzate.

 

Entrando un po’ nel personale quanto c’è di “Virtuosi” nella tua esperienza didattica?

Apparentemente nulla, perché parto con i ragazzi dall’analisi dei testi di Shakespeare ma poi finisco con l’analisi del teatro che io amo, quello non recitato, non declamato. Il teatro che ci ha lasciato il grande Eduardo: mai sopra le righe, estremamente realistico e che conduce a una identificazione dello spettatore con il protagonista, condito poi con i ricordi e le esperienze dei nostri inizi nelle cantine. Quindi c’è molto dei Virtuosi, da questa palestra di non attori, cosi mi piace chiamarla, cerco di trarre non solo insegnamento per loro, ma anche per me.

 

Per salutarci, quali progetti per il futuro?

A maggio saremo a Bari per presentare il nostro ultimo disco che stiamo ultimando e che uscirà  per festeggiare i nostri venticinque anni di attività, nel suo interno sono raccolti quasi tutti i cavalli di battaglia dei Virtuosi con qualche inedito aggiunto. Naturalmente speriamo di ripetere questo evento anche nella nostra amata città, stiamo cercando di trovare la disponibilità di un luogo e di un promoter locale.

> di Arnaldo Ricci

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