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Gina, i due volti di Napoli

  07 Febbraio 2020

Dalla Maria di Gomorra alla nuora della Sandrelli, la Amarante si racconta

Che cosa hanno in comune la Maria di Gomorra e Clara, la nuora snob di Stefania Sandrelli? Una giovane e straordinaria attrice, Gina Amarante, 27 anni, molti dei quali trascorsi in costante formazione cinematografica e teatrale, che oggi le consentono di dare spessore, con la sua interpretazione, a due personaggi in apparenza diametralmente opposti, la fidanzata di Enzo “Sangue Blu” e la donna borghese di “La tristezza ha il sonno leggero”, che Marco Mario De Notaris ha tratto dall’omonimo libro di Lorenzo Marone.

Quando nasce la vocazione di attrice?

Forse quando soni nata. Faccio mia la frase di Anna Magnani “Sono nata attrice già nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno”. Sono parole che rappresentano alla perfezione la mia passione viscerale per questo mestiere. Alle Elementari interpretavo Filomena Marturano nelle recite scolastiche, poi, a 16 anni, entrai nella scuola “La Ribalta” di Marianna De Martino. Un percorso molto impegnativo, che in parte mi sono pagata lavorando in una sala da the, completato con stage e masterclass. In uno di questi, l’incontro determinante per la mia carriera.

Con chi?

Con Antonio Milo, un interprete straordinario (tra l’altro “L’amica geniale” e “Il commissario Ricciardi”, ndR), che considero il mio coach personale e che mi ha aiutato ad approfondire il metodo Strasberg, sulla percezione sensoriale e la memoria emotiva per calarsi nel personaggio.

Che le ha consentito di calarsi nel ruolo di Maria in Gomorra…

Maria, la fidanzata di Enzo “Sangue Blu” è un personaggio che ho amato subito, l’ho sentito mio alla prima lettura del copione. Quando ho visto le altre candidate, belle e brave, avevo la percezione che avevo qualcosa di Maria, un personaggio con tante sfaccettature. Sensibile, emotiva, ma anche forte. E poi mi affascina quella dedizione alla persona che ama: Enzo è la sua famiglia e farebbe di tutto per lui.

Maria condivide il “sistema” della camorra?

Tra la terza e la quarta serie Maria cambia molto: all’inizio è una ragazzina, è innamorata di Enzo lo segue ciecamente. Non conosce il sistema della camorra, non ha la cognizione del pericolo. Nella quarta serie è maturata, è una donna che ha paura di perdere l’uomo della sua vita e cerca in tutti i modi di fargli cambiare idea. Non ci riesce e cerca comunque di stargli accanto, dentro la camorra senza potere di scelta. Credo che in Gomorra sia la coppia più pura: tra Enzo e Maria è amore vero, fatto di lunghi sguardi e di una forte empatia.

Come ha reagito quando le hanno detto che il suo personaggio moriva?

Ho pianto, non solo perché uscivo da un personaggio che sentivo fortemente mio, ma anche perché finiva una storia nella quale mi ero immedesimata. Era difficile ritornare Gina, anche perché se ho dato tutta me stessa a questo personaggio anche Maria mi ha dato moltissimo. La porto dentro con me…

E oltre Gomorra?

Come ho detto, la Gina attrice nasce da una lunga gavetta: dopo la Scuola c’è stata l’esperienza di “Un posto al sole” e “Non dirlo al mio capo”, con Vanessa Incontrada e Lino Guanciale. Poi Giuseppe Alessio Nuzzo mi ha voluto ne “La scelta” il cortometraggio dove Cristina Donadio racconta la sua esperienza con il cancro e dove interpreto l’attrice da giovane. Ho sentito molto la responsabilità di interpretare la storia di un’artista con la quale condividevo il set. Un lavoro molto emozionante, alla prima al Festival di Venezia ho pianto.

Poi diventa Clara…

Una mamma giovane degli anni ’80, la nuora di Stefania Sandrelli ne “La tristezza ha il sonno leggero”, che si svolge in un unico pomeriggio in un appartamento alle spalle di piazza del Plebiscito. Avevo incontrato il regista per un ruolo minore, poi, invece, mi sono trovata circondata da interpreti come Serena Rossi, Marzio Honorato e, appunto, Stefania Sandrelli, mia suocera nel film, madre di mio marito Ciro Priello. Il regista Marco Mario De Notaris è una rarità del cinema, umanamente preziosa: ha il dono di scegliere il talento.

 di Carmen Romano

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