Mostrarte

home > Mostrarte> MANN, il passato che guarda al futuro

MANN, il passato che guarda al futuro

  18 Novembre 2019

Progetti e innovazione: parla il direttore del Museo Archeologico

Nel primo semestre 2019 il MANN conferma la crescita dei visitatori con un +21% sull’anno precedente. Quali sono i segreti di questo successo? “Tanto lavoro – risponde il Direttore Paolo Giulierini, riconfermato alla guida di uno dei più importanti musei italiani -, la grande squadra del Museo Archeologico Nazionale, senza la quale nulla sarebbe stato possibile, una città straordinaria, Napoli, che mi accolto e sostenuto sin dal primo momento. Ritengo il rapporto con il territorio centrale per la vita del MANN: dal Comune alla Regione, alle Università, passando per quartieri pieni di vita e ricchi di intelligenze come la Sanità e Forcella, senza dimenticare le importanti reti attivate con gli altri Musei e gli Istituti scolastici, gli Istituti di cultura e le associazioni, abbiamo compiuto insieme un percorso esaltante. Avevo immaginato un museo aperto alla città, una moderna agorà culturale, e credo che sia la strada giusta. In questo senso è stato ideato anche l’abbonamento Open Mann, che invita napoletani di tutte le età a frequentare il loro museo quando vogliono e di godere di tutte le iniziative. La grande mostra su Canova è nata da questi presupposti e ha portato a Napoli molti turisti, ma non solo. Tutta la città si è riconosciuta con orgoglio in questo grande evento”.

Con 23 mostre e 53 esposizioni in Italia e all’estero il MANN si conferma un punto di riferimento per leggere l’archeologia della Campania e del Sud. Quali sono i rapporti con i siti archeologici del Mezzogiorno?

Il nostro obiettivo è che il MANN diventi un portale, per usare un termine mutuato dalla rete ma che rende bene l’idea, ovvero un accesso ideale, verso i tesori del Mezzogiorno d’Italia. D’altra parte il MANN era il museo della capitale del Regno delle Due Sicilie. Questa idea è stata centrale nell’allestimento della sezione Magna Grecia grazie alla quale il Museo ha ritrovato una parte importante della sua identità e per la quale abbiamo lavorato proprio partendo dalla provenienza degli oggetti. La storia dei greci in Occidente, e quella dei popoli italici con i quali vennero a contatto, torna quindi a passare per il MANN. E mi auguro che attraversando questo ‘portale della conoscenza’ i visitatori siano sempre più invogliati a scoprire i siti archeologici e i musei del Sud Italia, con i quali abbiamo costanti rapporti di collaborazione.

Nel piano strategico si evidenzia anche la proiezione internazionale del MANN: quali sono state le tappe più significative?

Partirei con il ricordare la collaborazione con l’Ermitage di San Pietroburgo che ha consentito la realizzazione della grande mostra su Canova a Napoli con 300 mila presenze, e dell’esposizione “Dei, eroi, uomini”, con 1.120.249 visitatori nel museo russo in tre mesi. Molto forti sono anche i rapporti con la Cina: la mostra itinerante “Pompeii. The infinite life”, ha fatto conoscere centoventi reperti del MANN ad oltre tre milioni di cittadini cinesi. Nel corso degli anni ha portato a importanti risultati anche il rapporto con il Getty Villa di Malibù con il restauro di importanti opere. Attualmente siamo presenti in decine di mostre in tutto il mondo.

Tanta innovazione per il nostro passato: a che punto è il processo di digitalizzazione del patrimonio?

La digitalizzazione è la sfida di un futuro sempre più prossimo e siamo al lavoro anche su questo fronte. L’obiettivo è un sistema di open data di tutte le collezioni sul nostro sito web. Ricordiamo intanto che il MANN ha 773 immagini ed è nella piattaforma Arts & Culture, lanciata dal Google Cultural Institute. Sono immagini della collezione Farnese, di affreschi vesuviani, della sezione egizia. Sono state create anche dieci mostre virtuali, ideate come percorsi trasversali attraverso le collezioni.

Che cosa significa “rendere completamente accessibile il MANN” entro il 2022?

Riaprire tutti gli spazi utili, valorizzare al meglio le collezioni ed anche i nostri straordinari depositi che vogliamo diventino fruibili anche dai visitatori.  I prossimi obiettivi, a partire da questo autunno, sono: l’apertura del terzo giardino, quello della Vanella, nell’aprile 2020 l’apertura del cosiddetto ‘braccio nuovo’ con la sezione tecnologica pompeiana, un auditorium di 300 posti, ed anche ristorante e tavola calda, servizi importanti per l’utenza che si aggiungeranno alla caffetteria aperta lo scorso luglio. Sul fronte dei riallestimenti, dopo la Preistoria, ci metteremo al lavoro per la sezione cumana e di Napoli antica.

Quali sono gli obiettivi dei prossimi quattro anni di direzione?

Avere un MANN al cento per cento. Nel 2021 apriremo la sezione della statuaria campana. Abbiamo già programmato grandi mostre che avranno come tema i Bizantini e i Normanni ed infine Alessandro Magno. Sul versante delle esposizioni temporanee anche il 2019 sarà ricchissimo: il 6 dicembre aprirà la mostra Thalassa dedicata all’Archeologia marina nel Mediterraneo, nel febbraio 2020 Lascaux 4.0, da aprile I Gladiatori. Il Mann è potenzialmente un museo da un milione di visitatori l’anno. Ma la sua bellezza deve saper e poter incidere sul territorio. Per questo vogliamo essere protagonisti dei mutamenti annunciati nel centro storico per costruire insieme alle istituzioni e ai cittadini un grande quartiere della cultura con il rilancio della Galleria Principe e aree pedonalizzate.

condividi su: