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Rubrica “Campania che bevi”: Cocktail diVini

  31 Luglio 2019

Metti i divieti imposti per la sicurezza stradale, metti il fenomeno della crescita dell’alcolismo giovanile, metti l’inseguimento di occasioni di consumo nuove per i produttori o le esigenze dei bartender di cocktail sempre più bevibili… e mescola tutto. Sì chiama Wine Mixology, ovvero l’arte di creare nuovi cocktail con un base costituita da vino.

Sembra facile e invece può diventare una miscela esplosiva: il vino è soffocato dal resto e grida dal fondo del bicchiere e il cocktail, pure interessante, non supera la prova del tempo e finisce in breve in soffitta.

Chissà che non ci sia tutto questo sullo sfondo della meritevole iniziativa del Wine Cocktail Competition, kermesse nazionale, ideata da Renato Pinfildi e arrivata, a maggio scorso, alla sua quarta edizione.

Non è solo una moda, la mixology è un’arte, anche di moda, che annovera il fior fiore dei professionisti del settore, in organizzazioni come AIBES, AIBM Cocktail Classico Club e FIB.

Mentre la figura del bartender “si sta evolvendo sempre più su l’approfondimento della materia prima – racconta Pinfildi – il vino finisce tra gli ingredienti da scoprire e valorizzare”.

Il fine ultimo? Creare un cocktail che esprima l’armonia nel perfetto bilanciamento dei suoi componenti e che soddisfi le esigenze di palatabilità del pubblico. In tal senso, un mix con base vino viene incontro a quelle di una maggiore leggerezza e facilità di approccio. Senza dimenticare che è potenzialmente un mezzo per moltiplicare le occasioni di consumo.

Ne sa qualcosa Pinfildi che, oltre che bartender Aibes è anche sommelier. “Tutti i vini possono essere miscelati – spiega – purché non se ne stravolga la natura: ad esempio, un Asprinio non lo trasformerei mai in un Traminer aromatico, mettendogli all’interno un liquore al sambuco”.

E allora, si, il segreto è studiare il carattere del vino. Un approccio del genere incontra il favore dei produttori, giustamente ossessionati dalla necessità di far parlare vitigno e territorio.

Di questo avviso le Donne del Vino Campane, guidate dalla produttrice Valentina Carputo, in maniera innovativa, e non priva di rischi, hanno deciso di andare a Vinitaly con un momento dedicato ai cocktail con base vino delle associate.

Un nuovo step, in attesa di WCC 2020, per instaurare, tra bartender e produttori, un patto di reciproco rispetto nel quale il primo è il veicolo per aprirsi nuove porzioni di mercato. Una evoluzione possibile visto che, testimonia Pinfildi, “sempre più spesso, sia al Nord che al Sud come al Centro, è richiesto ai cocktail bar di avere anche una ampia carta dei vini”.

> di Monica Piscitelli

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