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Stabiae, l’altra Pompei

  30 Luglio 2019

Il richiamo dei mercanti, la piazza affollata, ambienti raffinati e ville sfarzose con vista sul golfo di Napoli, il prodotto di un lusso sfrenato che solo l’élite politica romana poteva permettersi. Questa era Stabiae, antico nome di Castellammare di Stabia, poco conosciuta dai turisti, oscurata dalla fama di Pompei e di Ercolano, eppure essa era una città molto importante nell’area vesuviana.

I primi resti, delle ville distrutte dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. furono riportati alla luce nel giugno del 1749, grazie ad una grande campagna di scavo finanziata dal re di Napoli, Carlo III di Borbone e condotta dall’architetto svizzero Karl Weber. Fu ritrovata una miniera inesauribile di oggetti d’arte e con essa le ville lussuose a cui appartenevano: Villa San Marco, Villa di Anteros ed Heraclo, Villa del Pastore, Villa Arianna e il secondo complesso. Edifici di una bellezza senza eguali. Posizionata a metà della costa tra Pompei e Sorrento, Stabiae, secondo la leggenda fondata dal mitico eroe greco Ercole, fu un centro di grande importanza legata indissolubilmente al mare, già prima del predominio romano nella penisola sorrentina. Un punto di approdo e sosta per le genti provenienti da tutto il Mediterraneo e non solo.

Neanche la distruzione operata da Silla durante le guerre sociali nell’89 a.C. interruppe lo sviluppo sociale ed economico della città. Essa, infatti, fu ben presto ricostruita, diventando un luogo di felicità e relax, ricca di abitazioni imperiali. Un ritrovo desiderato per le persone dell’alta aristocrazia, con strade che si incrociavano fra botteghe, terme e palazzi che dalla montagna dolcemente scendevano verso il mare, il tutto circondato da una pianura fertile, rigogliosa e da un mare, che alla straordinaria pescosità, univa una bellezza ineguagliabile, il ritiro sognato della corte imperiale.

L’impianto stabiano non era solo composto da ville marittime costruite sul ciglio della collina di Varano, ma intorno al suo Decumano massimo, la strada dei commerci, si trovavano anche case signorili, botteghe e taberne. Infine c’era la piazza, “il Foro”, dove gli stabiani si adunavano. Esso era il luogo degli incontri di ogni giorno, dei lutti e delle feste con un grande porticato su tre lati e un tempietto con altare al centro.

Una serie di stradine lastricate, lungo il costone della collina di Varano, conducevano ad alcune ville e palestre, dei veri e propri centri di benessere per chi volesse riacquistar la salute, tramite l’azione benefica dell’aria, del latte dei Monti Lattari, delle acque minerali, della benignità e dolcezza del clima.

Purtroppo ancora parte dell’Antica Stabiae giace sotto metri di terra, ma se un nuovo sogno la liberasse dal fango e dalla terra, gli antichi ambienti mostrerebbe lo splendore delle sue sale, dei suoi giardini e dei grandi terrazzi con le splendide viste sul mare. La storia potrebbe regalarci un tesoro immenso come quello che di solito si può scoprire in un vecchio baule, appartenuto a chissà chi, dimenticato in una soffitta impolverata. La speranza sta nella volontà di alcuni giovani, fondatori dell’Associazione Stabiae 79 AD, che attraverso vari progetti, come la ricostruzione virtuale dell’impianto urbano dell’antica Stabiae e delle cinquanta ville presenti sul territorio stabiese, sognano di far conoscere al mondo le bellezze archeologiche di una città che è parte e lo sarà per sempre delle loro vite.

> di Andrea Paduano,  Archeologo

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