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Rubrica “Pomo Stories”: la madrina del S. Marzano

  11 Giugno 2019

Qualcuno la indica come la madrina del pomodoro San Marzano dell’Agro nocerino sarnese, salvato dall’estinzione, altri, tra cui i suoi amici colleghi in Slow Food le attribuiscono un ruolo di primo piano nella tutela della biodiversità del Sud, oro rosso in testa. La dottoressa Patrizia Spigno, ricercatrice presso Arca 2010, è una delle massime esperte di pomodoro in Italia.

Un amore a prima vista sbocciato quando, appena assunta dal Centro Ricerche della Cirio (ex SME), ebbe l’opportunità di lavorare al miglioramento genetico della varietà. Oggi è la protagonista di un’accurata attività di selezione e sperimentazione che mette al centro le agrobiodiversità campane con, ricorda, “ben 53 varietà tradizionali locali di pomodoro: dal San Marzano al Piennolo passando per il Sorrento e i pomodorini gialli ‘vernetechi’ sanniti. Un universo di cultura, storia, tradizioni, sapori e non una semplice macchia rossa in un piatto!”, racconta.

L’ultima creatura alla sua attenzione, insieme alla professoressa Amalia Barone del Dipartimento di Agraria di Portici, è un entusiasmante pomodorino giallo reperito nell’areale vesuviano. “GiàGiù si caratterizza per la grande valenza organolettica: è sapido, ha un buon rapporto zuccheri acidi ed è ricco di sostanze antiossidanti, in particolare i fenoli. E ha anche un discreto rendimento produttivo”, racconta con entusiasmo. Varietà minori, insomma, che, mentre le quotazioni di pomodori da industria comuni sono in fondo ai listini massacrati dalle esigenze della grande distribuzione, spuntano prezzi interessanti per chi le coltiva, tanto da poter affermare che ha davvero un senso l’agricoltura su piccola scala e la scelta di proseguire nella tradizione, con varietà dal forte radicamento territoriale.

> di Monica Piscitelli, 

Giornalista Enogastronomica

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