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POMO STORIES: Funky Tomato, agricoltura etica

  13 Febbraio 2019

Detenuti marginalizzati, migranti sfruttati e strumento di propaganda e beni confiscati alla camorra a rischio di essere messi all’asta e di ritornare nella disponibilità della malavita organizzata. Una soluzione univoca e simultanea a questi problemi non c’è. Ma un cammino originale si può intraprendere ed è stato già intrapreso nei giorni scorsi a Scampia con la firma di un accordo che unisce ben tredici tra cooperative e associazioni presso il Centro delle Culture guidato da Ciro Corona.

Il contratto di rete, che ha oggetto la produzione del pomodoro etichettato Funky Tomato, realizzato, tra l’altro sul fondo confiscato Amato Lamberti, utilizzando manodopera con disagio sociale, punta a consolidare una filiera che punta, senza fondi pubblici, a promuovere una “agricoltura più etica e attenta ai diritti dei braccianti di ogni nazionalità”.

I promotori – tra cui, appunto, Funky Tomato, La Fiammante e Storytelling Meridiano -, forti della loro esperienza nel mondo del pomodoro, prodotto simbolo dell’agricoltura italiana e del Sud, confluiscono in un progetto di inclusione che, con il supporto del network di cooperative cui fa capo la Cooperativa Resistenza di Corona, è davvero innovativo.

Il ricavato della vendita del pomodoro, già forte nei GAS (Gruppo di acquisto solidale) e tra un gruppo nutrito di consumatori avveduti, finanzierà un progetto editoriale che darà voce ai soggetti della filiera più svantaggiati e che, nell’insieme, racconterà un Sud differente dalla solita immagine malsana e refrattaria al rispetto di ogni regola.

A sostenere l’iniziativa il cuoco cibosofo Federico Valicenti, che da sempre porta l’agricoltura nei suoi piatti come unica via di distinzione e identità.

>Monica Piscitelli

Giornalista Enogastronomica

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