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Pomo Stories: A ritmo di Funky Tomato

  16 Novembre 2018

Una colorata lattina, vagamente pop e decisamente afro friendly. Funky Tomato spopola tra i gruppi d’acquisto e nei social e quest’anno punta al cuore del consumatore medio.

Il nome fa pensare a un progetto divertente ma è tutt’altro. Se non che a cambiare il mondo c’è sempre da divertirsi per chi vi si cimenta. A spiegarne le finalità è Paolo Russo, tra i suoi ideatori e ideologi.

“Funky invero è un termine dispregiativo nato in America per definire le sonorità afro nel bebop e per noi esprime bene il senso della contaminazione. L’agricoltura, e il pomodoro in particolare, che arriva dalle Americhe e si adatta in Italia, sono, per noi, funky per natura”.

Pomodoro veicolo di una rivoluzione culturale che parte dalla campagna e investe il comune modo di pensare ad essa e ai suoi uomini? Funky Tomato sembra crederci.

E – nata nel 2015 quando la parola “caporalato” torna ad essere di attualità, con la campagna di raccolta 2018 – Funky Tomato, “dopo tre anni di esplorazione e sperimentazione decide di fare un passo significativo per il proprio futuro, costruendo nuove alleanze per rendere più palpabile sul mercato attuale il suo modello di filiera che rende partecipi tutti gli attori in un azione etica e trasparente”.

Ed ecco allora la collaborazione con un’azienda leader nella trasformazione – La Fiammante della famiglia Franzese – con la quale condivide un primato: l’essere le uniche due realtà produttive italiane citate come caso virtuoso nel rapporto Filiera Sporca di Fabio Ciconte e Stefano Liberti. I pomodori ad alta carica etica, già introvabili visti gli ordini al buio dei sostenitori e dei simpatizzanti e il fermento che ha sottolineato anche sui social i lavori in campagna questa estate, porteranno più vicino al consumatore media il sogno di una rivoluzione culturale giusta e necessaria.

> di Monica Piscitelli

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