Oltre due millenni di storia del sottosuolo di Napoli
24 Luglio 2018
Il censimento degli acquedotti cittadini nella ricerca di Clemente Esposito
Per la prima volta censiti gli acquedotti e i relativi accessi nel sottosuolo napoletano. Lo fa Clemente Esposito, ingegnere, con il volume “Il sottosuolo di Napoli” (Edizioni Intra Moenia), a cura di Legambiente Napoli Centro Antico.
Esposito, noto speleologo, cominciò a esplorare le cavità naturali di Napoli e dintorni nel 1955 con il Centro Speleologico Meridionale, di cui oggi è presidente. Consulente del Comune, ha partecipato a tutte le commissioni tecniche in materia fin dal 1968. Insieme ad un gruppo di giovani ricercatori ha fondato l’associazione In Neapoli As.So.Tec.Na. che promuove studi e ricerche, ed ha creato il Museo del Sottosuolo, in una cavità accessibile da piazza Cavour 140.
In questo volume, ci racconta la storia ed i segreti della città di “sotto”. Lui, da solo, seguendo le orme di Melisurgo, ha riscoperto la quasi totalità del sottosuolo partenopeo come lo conosciamo oggi, esplorando e censendo oltre settecento cavità. Duemila quattrocento anni di storia degli acquedotti napoletani sono il fil rouge del libro. E mai nessuno aveva prodotto prima un grafico o indicato gli accessi di tali acquedotti.
“Quando cominciai a interessarmi del sottosuolo – spiega Esposito – si sapeva poco o nulla della Napoli sotterranea. Persino degli stessi ricoveri antiaerei si era persa notizia, perché utilizzati come discariche delle macerie dei bombardamenti. In oltre sessant’anni di ricerche ho rilevato, fotografato, cartografato e relazionato centinaia di cavità”.
Il tutto è raccontato e documentato in questo volume, che dovrebbe essere il vademecum non solo dei tecnici ma anche di cittadini e turisti che vogliono sapere cosa c’è sotto Napoli.
“Anche se sono stati scoperti e rilevati oltre dieci milioni di metri cubici di vuoti – continua lo speleologo-ingegnere -, essi ne rappresentano soltanto i due terzi. E poiché il sottosuolo conosciuto è sicuro, e il sottosuolo praticato lo è ancora di più, mi auguro che questo mio scritto serva di sprone a continuare la ricerca nel ventre di Napoli”.
Tra i sogni di Esposito, ci sono ancora tre luoghi da esplorare, fotografare e raccontare: “trovare la mitica piscina degli Incurabili, il grande ricovero bellico di Porta San Gennaro e la cavità sotto la basilica di San Domenico Maggiore”.
> di Andrea Grillo