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OSSERVATORIO DI CAPODIMONTE: UN POLO PER L’ASTRONOMIA

  02 Gennaio 2018

Osservatorio di Capodimonte

Massimo Della Valle: Napoli strategica per le più importanti ricerche sul cosmo

Massimo Della Valle, 60 anni, bresciano ma con Napoli nel cuore. Dopo otto anni lascia l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte; sotto la sua guida, l’importante struttura dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) ha consolidato il suo ruolo di primo piano nel panorama internazionale della ricerca sul cosmo e nel contempo ha arricchito di importanti realizzazioni il panorama culturale italiano.

“Quando sono arrivato, a fine 2009, Napoli non la conoscevo “fisicamente”, ma avevo già instaurato un legame con questa terra – esordisce il prof. Della Valle – dal 1931 al 1937 mio nonno si trasferì dalle officine Breda di Brescia allo Spolettificio di Portici e portò con se tutta la famiglia, compreso mio padre che frequentò le scuole elementari a S. Giorgio a Cremano. Quindi Napoli, e con essa il Vesuvio, ha sempre vissuto nei racconti della mia famiglia. Ho provato grande emozione, quando qualche anno fa accompagnato dall’Ing. Mario Testa e dall’allora Sindaco di San Giorgio, dr. Domenico Giorgiano, ho potuto visitare la casa del nonno e la scuola frequentata da mio padre”.

Della Valle, studi a Padova e poi nell’allora Unione Sovietica e poi ancora a Padova, dove ha completato il Dottorato di Ricerca nel 1988, è un astrofisico dalla solida esperienza internazionale, che ha legato il suo nome in particolare all’Osservatorio Europeo Australe, in Cile e a Monaco di Baviera, all’Osservatorio Astrofisico di Arcetri a Firenze e all’Hubble Space Telescope Institute di Baltimora, in qualità di visiting scientist.

“Gli anni più intensi della mia attività scientifica – spiega Della Valle –  sono coincisi con un periodo di grandi cambiamenti nello studio  del cosmo. Le osservazioni dallo spazio, i nuovi detectors, i telescopi di nuova generazione con specchi di 8-10 metri di diametro dislocati nelle zone più remote del pianeta hanno permesso di osservare l’Universo in un modo nuovo.  Marcel Proust diceva che “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”, non si riferiva specificatamente all’astronomia, ma aveva ragione e i risultati non si sono fatti attendere.  A partire dall’esplosione della Supernova nella Grande Nube di Magellano nel 1987, la prima visibile a occhio nudo dai tempi di Keplero e Galileo, a cui sono seguite la scoperta dell’espansione accelerata dell’Universo, l’identificazione delle sorgenti che originano i misteriosi “Lampi Gamma” e infine, di poche settimane fa, la scoperta che la fusione di due stelle di neutroni può perturbare lo spazio-tempo, attraverso l’emissione delle onde gravitazionali. Ho avuto la soddisfazione, per motivi sia generazionali che per la passione che ho profuso in questo lavoro, di essere coinvolto in prima persona in tutte queste splendide avventure scientifiche”.

Della Valle è particolarmente legato alla scoperta dell’accelerazione dell’espansione dell’universo: “è stata una scoperta totalmente inattesa – spiega della Valle -. L’universo è nato quasi 14 miliardi di anni fa da una grande esplosione: il Big Bang.  Noi sappiamo oggi che all’interno dell’Universo c’è materia, sotto forma di stelle, galassie e buchi neri, per esempio. Se questa materia è sufficientemente abbondante siamo portati a ritenere che alla fine la gravità vincerà e l’espansione quindi rallenterà fino ad arrestarsi e l’Universo finirà con il collassare su se stesso.  Se invece la densità di materia è piccola, allora l’espansione sarà rallentata e continuerà senza fine. Ecco, il compito che ci eravamo prefissi negli anni ’90 era quello di misurare il tasso di decelerazione dell’espansione dell’Universo. I dati raccolti sorprendentemente puntarono in una direzione diversa: l’espansione dell’universo non stava decelerando ma accelerando, sospinta da una forma di energia la cui origine ci è ancora ignota, non a caso la chiamiamo “dark energy”.

Questa scoperta si deve a due team guidati rispettivamente da Saul Perlmutter e sull’altro fronte da Adam Riess e Brian Schmidt, tutti e tre premiati con il Nobel per la fisica nel 2011. Della Valle ha lavorato nel team di Perlmutter, e successivamente  anche con Schmidt e Riess,  per ricerche   riguardanti gli echi di luce attorno alle Supernovae. Della Valle lega il suo nome anche alle ricerche sui Lampi Gamma. Scoperti casualmente alla fine degli anni ’60, grazie ad una rete di satelliti, inviati in orbita per verificare il rispetto degli accordi di non proliferazione delle armi atomiche seguiti alla “crisi di Cuba”. Tuttavia solo alla fine degli anni ’90 grazie al satellite italiano Beppo-Sax e all’utilizzo dei grandi telescopi dell’ESO dislocati nel deserto di Atacama, si riesce ad associare queste potentissime emissioni di energia gamma, di durata variabile da qualche decina/centinaia di secondi a frazioni di secondo, a sorgenti astrofisiche tra le più brillanti nell’universo, come le Supernovae o la fusione di stelle di Neutroni. Questo è, per così dire, la “dote scientifica”  che Della Valle aveva portato con sé nel 2009, quando arrivò a Napoli.  Del tutto “napoletana” invece è la nuova avventura scientifica legata alla recente scoperta delle onde gravitazionali, che è valsa il Nobel per la fisica poche settimane fa a tre scienziati americani.

“Va detto – aggiunge Della Valle – che nel settore delle onde gravitazionali molto si deve al prof. Leopoldo Milano, uno dei pionieri del progetto Virgo a Napoli. All’Osservatorio di Capodimonte c’è un team di 7 ricercatori che lavorano sull’identificazione delle controparti ottiche delle sorgenti di onde gravitazionali”.

Oggi l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte ha 36 ricercatori coadiuvati da una trentina di unità tecnico-amministrative e una ventina di ricercatori a contratto.

“Le linee di ricerca riguardano tutti gli aspetti della moderna astrofisica – spiega Della Valle -: lo studio del Sistema Solare attraverso la costruzione di strumentazione che volerà sulle prossime missioni spaziali, l’analisi delle polveri di comete e meteoriti, lo studio dell’evoluzione stellare e la ricerca di pianeti extra solari. Lo studio del Sole, che oggi assume una particolare importanza, quando si discute di cambiamenti climatici a livello planetario. La struttura e la dinamica delle galassie è da sempre un filone di ricerca tra i più produttivi. Infine, la struttura INAF di Napoli è partner nella progettazione di telescopi e strumentazione per gli Osservatori Europei Australi di  Paranal , con il telescopio VST, ideato una ventina di anni fa dall’allora direttore Massimo Capaccioli, e di La Silla in Cile attraverso la costruzione di un nuovo spettrografo”.

La fine del mandato alla direzione dell’Osservatorio non inciderà assolutamente sul percorso scientifico della struttura napoletana, in quanto Della Valle rimane a Napoli come dirigente di ricerca, anzi probabilmente potrà dedicare più tempo alle attività strettamente scientifiche.

“L’esperienza alla guida dell’Osservatorio di Capodimonte è stata entusiasmante – dichiara Della Valle – questi otto anni sono letteralmente volati, segno che si è lavorato sodo: non solo all’interno delle due missioni principali dell’ente, la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico, ma anche sull’aspetto della divulgazione dell’astronomia e delle iniziative culturali. Riguardo questa terza missione, partimmo a razzo, è il caso di dirlo, con l’astronauta Vittori nel 2012 per ricordare la Fondazione dell’Osservatorio da parte di Gioacchino Murat, manifestazioni culminate con l’inaugurazione della nuova area museale, segnale importante che la città ha colto, in un Paese come l’Italia dove purtroppo i musei a volte si chiudono. Da quel momento è stato un crescendo di attività: circa 120 manifestazioni pubbliche in otto anni, tra concerti realizzati con l’Associazione ex Allievi del Conservatorio S. Pietro a Majella grazie all’opera infaticabile del maestro Elio Lupi, conferenze, importanti eventi di livello internazionale come la chiusura dell’Anno della Luce con Luca Parmitano nel 2015 o l’evento “Napoli su Marte” organizzato con l’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, per seguire in diretta le ultime fasi della missione ExoMars. Numerosissimi sono stati i seminari di colleghi e studiosi in Osservatorio, tra i quali menzionerò, come “punta del’iceberg”  quelle del Prof. Robert Williams, all’epoca Presidente dell’Unione Astronomica Internazionale, del Prof. Roy Kerr, premio Crafoord per l’astronomia 2016, e quelle dei Nobel Adam Riess e Gerard ‘t Hooft.

Di uguale importanza, le visite delle scolaresche e le lezioni di astronomia, impartite dai nostri ricercatori dedicate ai visitatori più piccoli come il ciclo di incontri Astrokids.

Strumenti insostituibili di supporto a queste attività didattiche sono stati lo splendido Auditorium da 300 posti, voluto dal direttore “storico” Mario Rigutti, e il planetario installato nel 2009 dal  Luigi Colangeli che mi ha preceduto nella direzione dell’istituto. Dallo scorso novembre, grazie aii fondi europei, lo abbiamo sostituito con uno nuovo e più grande che abbiamo intitolato a Yuri Gagarin”.

Un ruolo significativo è stato giocato dalla Regione Campania nel supportare altri progetti, come la ricostruzione del Celostata, la pubblicazione delle raccolte delle Ciquecentine e delle Seicentine, provenienti dal fondo antico della Biblioteca, il restauro di molti libri antichi e la messa in rete dei testi. “Quando siamo riusciti a risparmiare qualche soldo – aggiunge Della Valle – abbiamo arricchito la nostra biblioteca antica attraverso l’acquisizione di libri di grande interesse storico-scientifico come il Sidereous Nuncius di Galilei o alcuni testi dell’insigne studioso napoletano Giovanni Battista Della Porta.”

E il suo rapporto con la città? “Appena arrivato a Napoli – risponde – alcuni studenti mi estorsero una promessa: se il Napoli vincerà lo scudetto farò la mia prima conferenza pubblica indossando la maglietta di Hamsik. Non so quando questo accadrà, ma credo che la settimana scorsa siano andati a comperare la maglietta”.

In chiusura dell’incontro, una domanda è inevitabile: professore, esistono forme di vita intelligenti nell’Universo? “Quasi sicuramente, anzi, sono fermamente convinto che esista vita intelligente anche sulla Terra – conclude Della Valle -, ma credo che sia molto rara”.

> di FRANCESCO BELLOFATTO

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