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Sport, strumento di Pace

  16 Novembre 2017
Rubrica Stampa e Potere: lo sport come strumento di pace.

Sport, una collante per la pace.

Il ping pong. Il cricket. Il rugby, il baseball. Sono tutti sport.

Lo sport che diventa strumento di coesione e pace tra i Paesi. Un lungo elenco. Partendo dal 1971. Coppa del Mondo di tennistavolo in Giappone. Un atleta americano, al termine degli allenamenti, perde il bus. Un collega cinese lo accoglie a bordo. Primo segnale di disgelo tra i due Paesi, Usa e Cina, in grave crisi di rapporti diplomatici. Poi la squadra americana riceve l’invito ricevuto da Mao Tse Tung a visitare la Cina. Un invito poi ricambiato, momento di distensione nei rapporti tra i due Paesi, che aprì la strada alla visita di Nixon a Pechino nel 1972. Non è l’unico caso che presenta la storia.

La guida politica dell’India, il Primo Ministro Singh, ha invitato l’anno scorso il collega pakistano Gillani prima della semifinale della Coppa del Mondo di cricket tra i due Paesi (torneo poi vinto dall’India). Un successo di diplomazia. E i colloqui di pace sono divenuti più forti di prima. Poi il Sudafrica, terra d’apertheid prima e durante degli anni ’90. Le due anime del Paese, bianchi e neri, unite dalla Coppa del Mondo di rugby 1995. Successo contro la Nuova Zelanda, con il pubblico di colore che tifava per una squadra quasi interamente composta da bianchi. Sempre il rugby è in grado di unire sotto la stessa bandiera le due anime dell’Irlanda: Eire e Ullster.

Infine,  la “diplomazia del baseball” ha unito prima degli embarghi tolti da Obama, ripristinati da Trump, tiramolla estenuante con altri giochi di Palazzi, Stati Uniti e Cuba. Due amichevoli, negli States e poi a L’Avana. Da 16 anni non si disputavano più amichevoli tra le nazionali dei due Paesi che adorano questo sport. Tutta colpa dei due aerei pilotati da attivisti anti-castristi fatti abbattere dalle autorità cubane per avere invaso lo spazio aereo, episodio che segnò un irrigidimento delle posizioni diplomatiche e dell’embargo durante il governo Usa dell’epoca, presieduto dal democratico Bill Clinton. Sono stati addirittura 5 i match nel 2013. Tutti negli Stati Uniti.

Il dialogo passa attraverso lo sport, ancora oggi. Ricorderete gli atleti russi non ammessi a Rio 2016, per doping. Nel mondo islamico, fanno giustamente scalpore episodi come giornaliste donne o tifose sgradite – anzi bandite – negli impianti sportivi iraniani o iraqeni. Una discriminazione che non finisce.

Lo sport strumento di pace (in Iraq tutti si riversarono per strade tra sciiti, sunniti e curdi) quando la nazionale vinse la Coppa d’Asia. Lo sport grimaldello per farsi guerre a distanza.

Non va bene, vero barone de Coubertin?

> Gianfranco Coppola 

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