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Non solo soldi: la Campania, i suoi problemi e le sue scommesse

  15 Novembre 2017
Non solo Soldi: la rubrica di Massimo lo Cicero.

Campania: Demografia, Industrializzazione, Turismo e Beni Culturali

La Campania è la regione più grande del Mezzogiorno continentale : sia in termini di territorio che di popolazione.

Il valore economico del prodotto interno lordo medio per abitante nella regione, nel 2016, si ferma a 17.866 euro. Il valore medio del Mezzogiorno è pari a 18.214 euro; il Nord Ovest si attesta a 34.093, la media italiana è pari a 27.585. Come si nota esiste una dispersione nel reddito della Campania, rispetto alla media italiana, ma anche rispetto al picco del nord ovest, che brilla in testa alla graduatoria. Il reddito medio degli abitanti della Campania è il quartultimo: dopo la Calabria, la Sicilia e la Puglia. Ma la ricchezza della stessa Campania si mostra molto divaricata: le isole di Capri e di Ischia, la costiera Sorrentina e quella Amalfitana si attestano intorno al valore del reddito per abitante che compare nel Nord Ovest. La Campania, insomma, si presenta con una notevole forza nei servizi turistici e nella gestione, non ancora compiuta ma numerosa, dei beni culturali ma anche nella rete di filiere industriali che, proprio in Campania, accolgono la parte più significativa del Mezzogiorno industriale.

Quanto è cresciuta la Campania da quando siamo entrati nell’area dell’euro? Dal 2000 al 2007, fatto pari a 100 il valore di ogni regione, ci ritroviamo, ancora una volta, in uno scarto notevole tra la Campania e la Lombardia: 131,9 la Lombardia, 66,6 la Campania. Se guardiamo al 2016 la Lombardia si riporta esattamente a 131,9 – mentre era caduta a 128,6 nel 2007 – e la Campania era rimasta invece a 66,4 nel 2007 ma oggi, nel 2018, si ferma a 64,8. La crisi recessiva, che ha colpito l’Italia nel 2007/2008, mostra ormai una ripresa nelle regioni del Nord mentre il Mezzogiorno non ha ancora raggiunto le quote, minori rispetto al Nord, degli anni in cui scoppiava la crisi del 2007.       

In queste condizioni, dunque, l’Industria deve essere utilizzata come una leva con la quale il Mezzogiorno possa, raccordandosi alle filiere industriali lungo lo stivale da Sud a Nord, rimettere in moto sia la produttività che la capacità di fare: in Italia ed anche nel Mezzogiorno. Non essere capaci di cogliere queste opportunità regionali sarebbe un disastro mentre raccogliere la forza di mettere in campo la coesione e la convergenza sarebbe un vantaggio importante. Di fronte al disastro, da evitare, l’economia europea ci confinerebbe in una sorta di coda finale dell’area euro: insieme alla Grecia. Bisogna aumentare il lavoro in Campania, dunque, per una ulteriore crescita industriale ed un recupero del turismo e dei beni culturali. Se si deve costruire questa nuova politica economica, si può immaginare una sorta di bipolarismo che potrebbe aiutare la nostra economia nazionale. La Lombardia, con dieci milioni di abitanti, è il nocciolo duro del Nord industriale e delle esportazioni. Se la Campania e la Puglia, che insieme sarebbero anche in questo caso una vasta area di 10 milioni di abitanti, si rafforzassero reciprocamente, potrebbero creare una intesa capace di collegare il Nord con il Sud.

La crescita che ne potrebbe derivare sarebbe molto importante. Perché la demografia rappresenta per ora un ostacolo al futuro prossimo. Il Mezzogiorno, nel 2065, avrà 15 milioni e mezzo di popolazione invece dei 21 milioni del 2016. L’Italia ne avrà 53,6  milioni, rispetto ai 60,6 del 2016. Regrediamo nella dimensione demografica. Bisogna, quindi, incastrare il Sud, con lo sforzo dell’economia, ed il Nord del paese: con uno sforzo di collaborazione e coesione con il Sud, se vogliamo davvero tornare, anche grazie all’Unione Europea, sulla scena dell’economia mondiale.

> Massimo Lo Cicero

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