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UNIVERSITÀ ALLEATE AD IMPRESE (PARTE II)

  27 Ottobre 2017
Università ed Imprese, insieme per il futuro dei giovani!

Sempre più stretta la partnership tra ricerca e aziende: la parola ai Rettori degli Atenei.

Sono oltre 190mila gli studenti iscritti negli atenei della Campania, con un’offerta estremamente vasta di corsi di laurea, master e scuole di specializzazione. In questi ultimi anni le università campane hanno sviluppato un rapporto sempre più sinergico con il mondo della produzione, secondo la logica dell’open innovation, attraverso partnership nella creazione di idee innovative, portando le aziende direttamente all’interno degli atenei.

Università di Napoli Parthenope

La ricerca in campo universitario è di fondamentale importanza e deve sempre rispettare principi etici, doveri deontologici e standard professionali per il raggiungimento di obiettivi condivisi. “Il nostro Ateneo – spiega Alberto Carotenuto, rettore dell’Università di Napoli Parthenope – in questo campo è molto presente e lavora al coinvolgimento degli studenti perché la prima missione di un’università radicata sul territorio come la nostra deve essere proprio la valorizzazione dei giovani in ogni ambito. Essere vicini agli studenti dall’inizio del loro percorso universitario fino all’inserimento lavorativo”.

Quali sono i progetti di eccellenza dell’Ateneo?

Ogni anno prendiamo parte alle missioni oceanografiche in Antartide per studiare le variazioni climatiche, la Parthenope è veterana di queste missioni e si è imposta come punto di riferimento a livello internazionale per i risultati che i suoi ricercatori producono. Inoltre è l’unico Ateneo ad avere un centro meteo che ogni giorno trasmette aggiornate e dettagliate previsioni meteomarine. Un altro campo d’eccellenza è quello dell’astrofisica, i nostri professori sono coinvolti in missioni di livello internazionale e collaborano con la Nasa e l’Esa, ricordiamo la missione Stardust e la spedizione Rosetta. Ed ancora lo studio dei sistemi a idrogeno per la mobilità sostenibile che permettono ai veicoli di viaggiare a impatto zero con autonomia superiore a quella dei veicoli elettrici. Oppure lo studio dell’inquinamento ambientale effettuato attraverso l’utilizzo di droni capaci di effettuare rilievi fotografici fatti con termo-camere e obiettivi a infrarossi.

Come si trasferisce il sapere dalla ricerca universitaria al sistema produttivo?

Tutte le ricerche sono effettuate con l’obiettivo di produrre risultati utilizzabili nell’ambito della vita quotidiana. Per fare questo è necessario creare un sistema sinergico e condiviso tra istituzioni universitarie, centri di ricerca e sistema produttivo. Un meccanismo che deve ancora essere limato perché le difficoltà tra mondo della ricerca e sistema produttivo sono ancora evidenti.

Che opportunità ha un laureato della Pathenope?

Cerchiamo di offrire agli studenti una preparazione completa ed al passo con i tempi con una formazione ‘interdisciplinare’, sono previsti anche importanti percorsi post-laurea, con Master specialistici e Dottorati. Inoltre ci caratterizziamo per essere una università a misura di studente, seguendoli passo dopo passo durante tutto il percorso. I nostri docenti hanno rapporti diretti con i ragazzi: mi piace pensare che la nostra è come una grande famiglia nella quale è fondamentale che tutti seguano il proprio progetto ed abbiano il sostegno adeguato. Anche se radicata sul territorio, l’Università volge anche lo sguardo all’internazionalizzazione grazie ai progetti di Erasmus, ai bandi di mobilità internazionale, alle Double Degrees che consentono agli studenti di avere una ‘doppia’ Laurea.

 Con quali strumenti l’università aiuta il giovane laureato ad inserirsi nel mondo del lavoro?

Abbiamo un efficiente servizio di placement che offre opportunità di inserimento lavorativo agli studenti, ancor prima di laurearsi. Sono tante le aziende di rilievo che hanno incontrato i nostri giovani per un colloquio conoscitivo e dopo li hanno chiamati per una esperienza lavorativa. Alcuni esempi solo di quest’anno? Decathlon, San Paolo Invest, Massa Gioconda, NTT Data, IT Centric, IEM LAB.

Quali sono le novità dell’Ateneo?

Dal prossimo anno riattiveremo molti corsi legati al settore marittimo per rinsaldare quell’indissolubile legame con il mare che ha sempre caratterizzato l’Università Parthenope. I nostri studenti avranno la possibilità di frequentare corsi che si trovano solo da noi, come il ‘corso professionalizzante di conduzione del mezzo navale’ che andrà a colmare un vuoto e risolverà le problematiche legate alla formazione più professionalizzante per gli allievi di plancia e macchine. Riattiveremo inoltre economia marittima e, finalmente, avremo scienze infermieristiche per il comparto nautico, un corso fortemente voluto anche dalla regione Campania. Stiamo ristrutturando anche una serie di corsi di ingegneria del settore.

Università di Napoli “L’Orientale”

Lavoro e formazione sono temi diventati fondamentali nel nostro quotidiano. “Una buona formazione culturale – sottolinea Elda Morlicchio, rettrice dell’Università di Napoli L’Orientale – è oggi uno dei migliori strumenti per riuscire a trovare lavoro”.

Che ruolo ha un’università a vocazione fortemente umanistica come l’Orientale nel sistema produttivo della Campania?

L’Orientale ha una solida vocazione nell’insegnamento delle lingue. E se l’inglese e il tedesco costituiscono da sempre una delle chiavi per avere successo nel mondo del lavoro, altre lingue, come per esempio il cinese, il russo e l’arabo, sono diventate oggi imprescindibili per poter fare impresa nel mondo contemporaneo. E non è solo una questione di saper comunicare in una lingua differente dall’italiano, ma di padroneggiare una cultura diversa dalla nostra. Voglio dire, conoscere la cultura della persona che abbiamo davanti può rappresentare quell’elemento in più per avere successo.

Quali sono i settori economici in cui si affermano maggiormente i vostri laureati?

Sono piuttosto vari, spaziano dall’insegnamento in Italia, ma anche e soprattutto all’estero, alle ambasciate, al turismo, agli istituti di cultura.

I nuovi laureati riescono a impiegarsi in Campania o si spostano in altre aree del Paese o all’estero?

Visto il tipo di studi che i nostri studenti compiono quando decidono di iscriversi presso la nostra Università, la gran parte di loro finisce per andare all’estero. Non è, però, come in altre situazioni, una costrizione, ma una libera scelta. Chi, per esempio, si laurea in germanistica, ama quel tipo di cultura e, molto probabilmente, vorrà andare, lo ripeto per scelta, a lavorare in Germania.

E dopo quanto tempo dalla laurea i vostri studenti trovano impiego?

Mediamente, a un anno dalla laurea, una buona percentuale dei nostri laureati trova un impiego, quasi sempre a tempo determinato, una tipologia di contratto che tuttavia è diventata una costante nel mondo del lavoro e che non riguarda solo i neolaureati ma anche lavoratori che sono sul mercato da molti anni.

La crisi del lavoro è legata alla crisi del “sistema-istruzione” e, in particolare, a quella dell’Università?

La crisi del lavoro, e più generale di un Paese, anche se apparentemente sembra non esserci collegamento, è strettamente connessa ai finanziamenti che quel Paese riesce a garantire alla ricerca. Le faccio un esempio concreto: la Germania tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila soffriva di una grave crisi economica, dalla quale è uscita, fino a diventare la “locomotiva d’Europa”, anche attraverso un sostanzioso piano di finanziamenti alla ricerca scientifica. Senza finanziamenti adeguati, il migliore sistema di istruzione non può produrre risultati soddisfacenti. Il problema dell’Italia è proprio nella risorse insufficienti che destina alla ricerca. Il sistema istruzione italiano, infatti, con tutti i suoi limiti e i suoi difetti, in qualche modo funziona e lo dimostra il fatto che una buon parte dei nostri laureati italiani emigra all’estero per lavorare. Significa che siamo capaci di formare lavoratori che riescono ad avere successo in sistemi molto competitivi che premiano il merito.

Quali potrebbero essere le strategie per uscire da questa situazione?

È necessario migliorare non solo la quantità dei finanziamenti, ma anche la qualità, attraverso l’incentivazione di borse di studio e di quello che viene chiamato welfare universitario. Tuttavia, gli attori che possono finanziare concretamente la ricerca sono solo due, vale a dire lo Stato e le multinazionali. In Italia le multinazionali sono poche e spendono pochissimo in ricerca, almeno se le compariamo con quelle delle altre nazioni. Quindi, l’unica reale possibilità è lo Stato, ma dobbiamo sperare che la classe politica che ci governa e ci governerà nei prossimi anni lo capisca e, soprattutto, lo capisca presto.

Università Telematica Pegaso

L’università ha un ruolo cruciale, non solo per il Sud, ma per tutto il paese. Formarsi significa imparare a crescere e adattarsi al mutare degli strumenti di lavoro. “In quanto istituzione – afferma Danilo Iervolino, presidente dell’Università Telematica Pegaso – l’università deve svecchiarsi una volta per tutta e smetterla di essere quel polveroso anfiteatro del sapere refrattario al nuovo. Deve dialogare con le imprese e aprirsi al territorio”.

Qual è il valore aggiunto del sistema formativo universitario ai settori trainanti dello sviluppo?

Larry Page e Sergei Brin, fondatori di Google, hanno fatto nascere il loro algoritmo nel campus di Stanford. La stessa cosa ha fatto Zuckerberg ad Harvard. In Italia vale, invece, il concetto di self-made man. È importante rimboccarsi le maniche, certo, ma anche avere le competenze giuste. Bisogna saper fare delle cose, altrimenti non si ha successo. Un po’ tutte le università si stanno adeguando.

L’Italia si sta preparando ad affrontare la grande sfida dell’Industria 4.0. Il Sud è pronto?

Il Sud ha grandi potenzialità. Ci sono incredibili talenti, una grande effervescenza, ma ancora troppa paura di osare. L’Industria 4.0 è la quarta rivoluzione industriale. In Italia si dice che finalmente ci siamo allineati, ma ricordiamo che la Germania è partita cinque anni fa. Lì hanno investito cinque miliardi, noi pochi milioni. In questo senso il ruolo dell’università sarà decisivo, di accordo tra le imprese e il mercato del lavoro. Finalmente si parla di formazione, perché il vero segreto del successo saranno i centri di eccellenza, dove si farà ricerca, si formeranno le competenze necessarie e si affiancheranno le imprese che vogliono innovarsi.

E l’Università Pegaso avrà un ruolo nella quarta rivoluzione digitale?

Beh, la nostra università ne è un’antesignana: un’impresa scalabile, veloce, moderna, innovativa e forse anche un po’ distruttiva rispetto alle attività consolidate. Con la nostra tecnologia abbiamo rivoluzionato il sistema universitario e reso accessibile il sapere a tutti. Siamo partiti undici anni fa con qualche difficoltà, perché l’università telematica all’inizio veniva vista con qualche pregiudizio. Man mano abbiamo affinato la tecnologia e siamo cresciuti anche dal punto di vista didattico. Oggi abbiamo oltre 140 docenti ordinari che provengono da 40 università.

Ha spesso parlato di un HUB per l’innovazione e il sostegno delle Start-Up: di che cosa si tratta?

Pegaso partecipa a 78 start up, sia come incubatore che come acceleratore. Ad aprile scorso siamo entrati nel capitale di Digital Magics, un importante incubatore di iniziative imprenditoriali quotato alla Borsa di Milano e con loro abbiamo lanciato la prima piattaforma formativa di livello universitario per startupper. Chi vuole aprire un’impresa innovativa digitale, e necessita di formazione adeguata, può trovare una risposta nella “Digital Magics Startup University”. I primi tre corsi inizieranno ad ottobre ed avranno come docenti imprenditori di successo. Inoltre, stiamo concretamente favorendo la cultura dell’industria 4.0 realizzando quaderni, riviste e corsi gratuiti per le imprese.

In che modo è possibile favorire l’apporto dell’innovazione al sistema economico? Quali sono i nodi da sciogliere?

La parola chiave è la formazione. È questa la strada giusta per tenere lontano lo spettro del fallimento perché conoscere e saper fare equivale ad avere successo realmente.

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