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CAPOEIRA MADE IN NAPLES

  20 Luglio 2017

O Sole, Mare, Musica e...Capoeira (ai piedi del Vesuvio): Un mix tra movimento, ritmo e musica per ritrovare l’equilibrio con il proprio corpo.

Giovanni Coraggio, precursore della Capoeira a Napoli, autore di due tesi di laurea sul tema, è il fondatore della prima scuola partenopea che vanta ormai più di 20 anni di attività. DODICI lo ha incontrato per chiedergli come si legano le origini sudamericane di quest’arte con le tradizioni della Città del Sole…

“La Capoeira – spuefa Coraggio – nasce in Brasile come lotta tra schiavi. Un modo per muoversi, tenersi in forma e per farsi trovare pronti ad ogni evenienza, mascherando al contempo l’arte bellica dal ritmo e dall’acrobatica che la facevano apparire come un ballo agli occhi delle guardie carcerarie. Da lì una continua evoluzione ed una progressiva espansione nel mondo: ovviamente non poteva non approdare in Italia ed al sud, soprattutto a Napoli, la città dai “milleculure”, che vede persino nella propria lingua delle contaminazioni dello spagnolo e del portoghese, sia nel lessico che nella grammatica, senza dimenticare il grande valore culturale del ritmo, della musica e della danza tradizionale.

In cosa consiste di preciso questa disciplina e che presupposti richiede?

Nel gergo la Capeira si “gioca” e chiunque può avvicinarsi, senza limiti imposti dall’età o dalla costituzione o dal grado di preparazione fisica, tant’è che anche persone portatrici di handicap possono provare ad approcciarsi. Il clima di armonia e divertimento, la semplicità del vestiario – composto da pantalone e maglia bianca con una corda in vita – e l’utilizzo dell’insieme composto da voce, mani e, ove possibile, strumenti a percussione permette a tutti i praticanti, a prescindere dal proprio livello, di poter “giocare” ovunque ed in ogni momento.

Un mix tra movimento, corporeità, ritmo, musica e strumenti. Ci spieghi cosa regala la Capoeira a chi la pratica…

E’ difficile trovare qualche ritorno non positivo di questa pratica! Allenarsi o giocare Capoeira comporta un allenamento completo, psichico e fisico, intervenendo sulla forza, sulla resistenza, sulla potenza e sulla conoscenza di se e del proprio corpo nello spazio, rafforzando l’autostima dei singoli, sia grazie alla tonicizzazione del proprio fisico, sia per l’apporto di socializzazione intrinseca che regala nella pratica di gruppo.

Avete svolto nel mese di maggio la vostra annuale kermesse “Capoeira Na Rua”, divenuta ormai di caratura internazionale. In cosa consiste?

Ogni anno organizziamo questa vera e propria festa della Capoeira, nata per far incontrare amici da ogni parte d’Italia, poi evolutasi con amici provenienti da ogni parte del globo, potendo oggi svolgere dimostrazioni in strada – da cui il nome “Capoeira Na Rua” – per tutta la città con maestri nazionali ed internazionali. Ad anni alterni si svolge la Roda in strada e poi la cerimonia di cambio della corda (relativa al livello), momento di gioia ed aggregazione che conta sul supporto di tanti amici e delle istituzioni, tant’è che anche il Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha partecipato con noi all’edizione 2016.

Una passione così marcata e dal bagaglio culturale ed aggregativo così importante va conosciuta, ma soprattutto divulgata. Come si articola l’addestramento per potersi avvicinare alla Capoeira?

Tradizionalmente siamo abituati ad incontrarci due volte la settimana per l’allenamento e lo studio, cui si somma un terzo incontro, solitamente tra il venerdì e la domenica, in cui ci si ritrova per la Roda. Così, dopo aver allenato il corpo in tutte le sue parti (muscoli, tendini, legamenti, resistenza, potenza, agilità, ecc…) e la mente nel controllo del movimento e della musica, concludiamo col piacere dello stare assieme e condividere tempo ed esperienze, facendo attraversare il corpo dal ritmo per mettere in circolo endorfine e carica ad ognuno dei partecipanti. La Capoeira è un concentrato di dinamicità ed allegria, ingredienti indispensabili per la vita ed il benessere di ogni individuo ai giorni nostri: non penso esistano motivi migliori per essere indotti a provare!

> di Carlo Cantales

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