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INTEGRARE MARE E CULTURA: COSÌ LA CITTÀ RITROVA IL PORTO

  12 Aprile 2017

Intervista a Pietro Spirito, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale.

La nascita dell’Autorità di Sistema Portuale costituisce una grande opportunità per ampliare l’offerta di servizi e sviluppare il settore turistico campano.

Per il Porto di Napoli, già il 2016 è stato un anno positivo, che ha registrato un incremento di traffico in particolare nel settore crocieristico, al suo massimo storico. «Ciò che è mancato finora e verso cui va teso ogni sforzo”, ha dichiarato il presidente Pietro Spirito, “è però una efficace integrazione fra l’offerta turistica del sistema marittimo e l’offerta turistica terrestre».

Perché è mancato e come si può creare un più forte legame tra il patrimonio storico-culturale di Napoli e il turismo crocieristico?

I crocieristi sono in genere indirizzati verso alcuni grandi punti nevralgici esterni alla città, e si è puntato troppo poco sui tanti altri attrattori interni, come la Reggia di Capodimonte e il teatro san Carlo, che possono incrementare e valorizzare la presenza di grandi flussi turistici. È quindi necessario il dialogo con le istituzioni e con i soggetti privati che operano nel settore, per determinare la creazione di pacchetti turistici più specifici. Da qualche anno è ad esempio rinato a Napoli il Convention Bureau, uno degli interlocutori con cui stiamo ragionando per mettere a sistema un’offerta capace di superare la frammentazione e generare valore aggiunto.

Grande attenzione è posta anche sulla rivisitazione del waterfront, linea di cerniera che costruisce il rapporto fra la città e il porto.

Due passi in questa direzione sono l’intervento sul molo Beverello, che ci permetterà di dotarci di una struttura d’accoglienza degna dei nostri flussi turistici, e la ristrutturazione dei Magazzini Generali realizzati dall’architetto Marcello Canino. Su quest’ultimo tema stiamo dialogando con il Comune e con la Soprintendenza per fare in modo che ci sia condivisione sul piano urbanistico predisposto dall’Autorità Portuale e dai progettisti. L’obiettivo è quello di creare un’area polifunzionale composta da tre elementi: un polo museale (Museo del Mare e dell’Emigrazione) per recuperare una parte della grande memoria storica della città, una sezione dove ospitare le attività scientifiche dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope” legate all’economia e all’ingegneria del mare, e infine una grande terrazza panoramica che si affaccia sulla città e sul porto, che con eventi e attività di ristorazione possa anche generare reddito e occupazione.

Un terzo passo è poi l’apertura al pubblico del Molo San Vincenzo, entro l’estate del 2017.

Questo gioiello è la prosecuzione di Via Caracciolo, che si estende per due kilometri offrendo un panorama straordinario sul golfo. Tutto prosegue in stretta collaborazione con la Marina Militare, per fare in modo che ci sia una chiara separazione tra l’attività istituzionale e i flussi dei visitatori. Nei prossimi mesi termineranno i lavori di manutenzione straordinaria del manto stradale, quindi integreremo il molo e trasporto pubblico locale, con un autobus che entrerà al suo interno. Durante i fine settimana renderemo invece il molo percorso pedonale e ciclabile. Questi i primi passi di un progetto che, nel tempo e con la collaborazione del Comune, dovrà fare in modo che questa struttura diventi un luogo ricco di servizi e attività culturali per la città.

Napoli tornerà a vivere il suo porto?

Nell’immaginario della città e di una generazione che è ancora presente il porto è stato per molto soltanto un luogo di passaggio. Sono fiducioso che gradualmente i cittadini potranno ricominciare a viverlo, a considerarlo un polo dinamico della città. Non accadrà in tempi brevi, ci vorrà ancora molto lavoro, ma il successo è legato alla capacità della città e del porto di offrire servizi.   

> di Alessio Russo

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