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Sport e Società: Napoli e Diego, amore infinito.

  10 Aprile 2017

Il bagno di folla, a gennaio, per lo spettacolo in suo onore al Teatro San Carlo. E tra qualche mese, a maggio, la processione laica per il trentennale dal primo scudetto.

In mezzo, prima, dopo, Diego Armando Maradona e il Napoli.

Una storia senza sosta, senza fine. Si amano, si cercano, anche se lontani. Per un rapporto intenso, un legame misterioso. Quasi ossessivo. A Napoli la devozione verso l’argentino è trasmessa nelle famiglie. Dai padri ai figli, poi ai nipoti. Quasi un assioma, o una poesia da mandare a memoria per le feste natalizie.

Maradona si ama, si adora.

Si seguiva con il pensiero, con uno striscione, una preghiera in silenzio anche quando se la passava male, sospeso tra la vita e la morte, la droga, i problemi sentimentali e familiari. Come un parente discreto ma presente. E lo sarà ancor di più ora, con Diego naturale portavoce di Napoli nel mondo nel suo nuovo ruolo alla Fifa di nuovo conio voluta da Gianni Infantino.

Assieme hanno raggiunto il massimo, il più punto più alto dell’esistenza. Diego ha dominato con l’Argentina, ha vinto un Mondiale praticamente da solo, oltre 30 anni fa.

Ma ha fatto fatica a collocare la sua dimensione al Barcellona, per esempio. In Catalogna c’era qualche forza che ostacolava la sua grandezza. Forse l’essenza stessa del club blaugrana, mes que un club, frase spiegata sui seggiolini del Camp Nou.

Mentre il Napoli non apparteneva all’elite del pallone, mai uno scudetto, qualche piazzamento in alta quota, la gloria del calcio olandese con Luis Vinicio. In ogni caso lontano dalle milanesi, dalla Juventus. È stato lui a colmare quel vuoto, a portare società, città, compagni verso il successo, in Italia ed Europa.

In Spagna è ancora soprannominato El Pelusa. A Napoli è stato Diego, El Diego, El Diez. A Napoli ha scovato il teatro dei sogni, suoi e dei tifosi.

Tre anni fa Maradona si presentò al San Paolo durante Napoli – Roma, seduto affianco al presidente azzurro Aurelio De Laurentiis.
C’era Rafa Benitez in panchina. Semi finale di Coppa Italia, la sua presenza incendiava il tifo e trascinava gli azzurri, come posseduti dall’onda emotiva, da quella travolgente e inspiegabile osmosi sentimentale. Minuti di delirio collettivo, giallorossi travolti, 3-0, Napoli in finale. Ma il pubblico aveva fiato e cori solo per lui.

E sarà sempre così, anche se l’idea di una collaborazione con Aurelio De Laurentiis non dovesse aver luogo, causa Equitalia o il controverso carattere di entrambi.

Perchè a Napoli Maradona si ama. Punto.

> di GIANFRANCO COPPOLA

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