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Il corallo di Casa Ascione, fra tradizione e modernità

  12 Gennaio 2017

La storica azienda familiare di Torre del Greco vanta una produzione centenaria legata all’identità territoriale, a cavallo tra artigianato e arte

Al secondo piano della Galleria Umberto I di Napoli, con un affaccio privilegiato che in un colpo d’occhio regala la vista su tre gioielli simbolo della città – la Galleria, il Teatro San Carlo e il Maschio Angioino – si trova Casa Ascione, il museo del corallo e showroom nato nel 2001 e fortemente voluto dalla più antica manifattura di Torre del Greco, nel delicato e prestigioso settore della lavorazione artistica del corallo, del cammeo, della madreperla, delle pietre dure e dei metalli preziosi.

Era il 1855 quando Giovanni Ascione, figlio dell’armatore di “coralline” Domenico, decise di dedicarsi alla manifattura del corallo. Giovanni e i suoi dieci figli riuscirono a far conoscere il marchio Ascione per la raffinatezza della loro produzione tanto da meritare numerosi riconoscimenti nelle principali esposizioni internazionali e tanto da divenire fornitori della famiglia reale che gli conferì il privilegio di fregiare il marchio con le insegne di Casa Savoia.

Ma qual è il segreto per conservare intatto nei secoli quel primato che rende gli Ascione un’eccellenza e li vede inseriti tra le imprese centenarie che valorizzano l’economia italiana nel mondo?

Ce lo spiega Giancarlo Ascione che, con i fratelli, gestisce oggi l’azienda di famiglia. «Eccellenza non significa fare qualcosa meglio di altri. È piuttosto la capacità di mantenere saldo il legame tra produzione e territorio. A Torre del Greco si lavora il 90 per cento di tutto il corallo pescato nel Mediterraneo. Questo elemento vivo, dunque, si identifica fortemente con il luogo. Noi non facciamo altro che alimentare quel legame trasferendo alle persone che usufruiscono delle creazioni di Casa Ascione tutta la nostra storia e il nostro DNA. Il nostro è un lavoro di identità territoriale. Quando ci dicono che i nostri prodotti sono riconoscibili non possiamo che esserne entusiasti. Perché? Semplice. Lavorare con materiali di natura organica significa rendere unica ogni creazione. Non esistono oggetti uguali, perché non esistono pezzi di corallo uguali. E se, nonostante la diversità, c’è qualcosa che li rende riconoscibili, allora significa che siamo riusciti a trasmettere la nostra identità».

Eccellenza vuol dire anche saper coniugare la tradizione con la modernità e soprattutto riuscire a tradurre l’evoluzione del gusto e delle tendenze per trasferirla in modelli unici e innovativi.

«Pasolini diceva che uno dei problemi maggiori della tradizione è che è affidata ai tradizionalisti – sottolinea Giancarlo –. Noi scongiuriamo questo rischio perché riusciamo a mantenerla viva grazie a una continua ricerca verso l’innovazione. Almeno per quanto riguarda il consumo del bene. Il gioiello è sì un oggetto di valore, perché in fondo è un regalo che si fa a se stessi o ad altri e quindi è una dimostrazione di affetto. Ma deve essere anche fruibile e adattarsi ai ritmi frenetici della vita moderna.

Diverso è invece il discorso per la produzione. Le nostre creazioni, data la natura dei materiali, implicano una lavorazione manuale e non contemplano invece la standardizzazione e la produzione in serie, tipica dei tempi moderni. Il corallo, così come le conchiglie sulle quali realizziamo i cammei, sono elementi vivi che suggeriscono all’artigiano come essere lavorate. È la natura che detta le linee per essere modellata e adattata all’estro e ai bisogni dell’uomo. Si tratta di oggetti che oscillano tra artigianato e arte, ed è proprio a cavallo di questa linea di confine che si colloca la nostra attività quotidiana».

Camminare tra le sale di Casa Ascione è un viaggio nel tempo e nello spazio, tra pareti che ospitano premi e riconoscimenti, e vetrine che racchiudono pezzi rari commissionati o donati ai reali di tutto il mondo, come la parure in rose di corallo realizzata per la regina Farida d’Egitto in occasione delle nozze con re Farouk, o il bozzetto della pisside che re Umberto I donò al Tesoro di San Gennaro.

E quelle stesse sale ospitano ogni giorno iniziative culturali di alto profilo. Incontri musicali, reading letterari, presentazioni ed eventi di solidarietà. «Può sembrare che tutto ciò non abbia niente a che fare con la nostra produzione. In realtà, la scelta di promuovere la cultura è funzionale a quell’intento originario che da sempre perseguiamo con le nostri creazioni: trasmettere l’identità del territorio. E quale strumento migliore se non la cultura stessa di quel territorio? La nostra è un’arte, ed è imprescindibile aprirsi alle altre forme d’arte».
> di Giulia Savignano

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