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Lo sguardo di chi sorveglia il nostro mare e le nostre coste sul futuro dei porti campani

  05 Gennaio 2017

Intervista all'Ammiraglio Arturo Faraone, Direttore Marittimo della Campania e Comandante del Porto di Napoli

Contando su di un personale di quasi mille unità tra amministrativi e operativi, e una dotazione di 52 mezzi nautici, la Direzione Marittima della Campania chiude il 2016 con il raggiungimento di importanti risultati nei diversi settori di sua competenza (polizia demaniale e marittima, controllo della filiera della pesca, vigilanza ambientale, ricerca e soccorso in mare, controlli diporto e navi passeggeri),  confermandosi una realtà di primo piano a livello nazionale. Dal settembre 2015, al comando della Direzione e del Porto di Napoli vi è l’ammiraglio Arturo Faraone, ex Direttore marittimo della Toscana e Comandante della Capitaneria di porto di Livorno. Ha guidato come soggetto attuatore una delicata operazione di rilievo internazionale, ossia il raddrizzamento e il trasferimento del relitto della Costa Concordia – uno dei più grandi successi della nostra storia nell’ambito dell’ingegneria navale –   ma vanta anche un solido legame col territorio campano, dove ha compiuto gli studi universitari e ha ricoperto il ruolo di Capo del Compartimento Marittimo di Torre Del Greco.

Ammiraglio, in che ambito ravvisa maggiore continuità fra il lavoro da lei svolto in Toscana e l’esperienza nell’area campana?

Fra i settori di nostra competenza, quello relativo alla tutela dell’ecosistema marino mi vede da sempre particolarmente impegnato. Come in Toscana, anche qui ci troviamo in un contesto sensibile, in presenza di un ecosistema straordinario, con diverse aree marittime protette, di cui una, quella denominata “Regno di Nettuno” – che bagna Ischia e Procida -, è dal 2015 affidata in gestione provvisoria alla Capitaneria di porto di Napoli. La nostra attenzione rispetto alla tutela dell’ambiente è dunque massima, ed in tutta la Regione abbiamo capitanerie impegnate nel controllo degli scarichi e dei depuratori. Il mare è uno dei più preziosi tesori della Campania.

Con l’approvazione del decreto legislativo che sancisce l’accorpamento sotto un’unica Autorità Portuale di sistema, siamo alla vigilia di grandi cambiamenti per i porti del Tirreno Centrale. Cosa ne pensa?

Accolgo molto positivamente questo decreto. La legge n. 84 del 1994 cominciava d’altronde a risentire dell’evoluzione normativa e del riassetto degli altri porti concorrenti a livello europeo e mediterraneo. Ora, finalmente, sono stati  individuati e affrontati alcuni asset fondamentali. Si pensi al passaggio dai comitati portuali a un comitato di gestione, molto più agile, di valenza istituzionale, che può garantire un supporto molto importante per la Governance. Andiamo incontro a una necessaria semplificazione, con poteri decisionali meno avviluppati da lacci burocratici, e si tende verso la managerializzazione della struttura, con chiari obiettivi strategici.

Entrando nello specifico del porto di Napoli, come vede il suo futuro?

Quello di Napoli è un porto, come spesso si sottolinea, dalle potenzialità enormi. Ha per cominciare numeri molto importanti: oltre 2 milioni di mq di specchio acqueo, 75 posti di ormeggio per 30 banchine, la cui lunghezza supera gli 11 km, silos operativi e depositi costieri per 21mila metri cubi, cantieri navali che danno lavoro a una maestranza di circa 1.500 unità. Può inoltre vantare una multifunzionalità che altre realtà non possiedono, in quanto movimenta passeggeri, cabotaggio, prodotti petroliferi. Ma è anche vero che per far sì che le potenzialità elencate si traducano in un concreto sviluppo occorrono interventi infrastrutturali importanti, come i dragaggi e i lavori per la nuova darsena di levante. Bisogna inoltre intervenire sulla viabilità, che presenta numerose carenze, anche a livello di sicurezza, sul sistema fognario, sull’elettrificazione delle banchine. Tra le riqualificazioni necessarie c’è anche quella del molo Beverello, vero e proprio biglietto da visita della città.

E per quanto riguarda Salerno e Castellammare?

Il porto di Salerno è una realtà dinamica, ultimamente interessata da un’importante valorizzazione del polo crocieristico, nell’ottica di una pianificazione che vuole rilanciare la connessione porto-città. Il porto di Castellammare, invece, soffre di un importante deficit strutturale come la mancanza di un bacino di costruzione, un paradosso se si considera  la storica vocazione cantieristica di Castellammare – qui fu costruita e varata l’Amerigo Vespucci – e la presenza di un patrimonio di maestranze che non va disperso.

 

>di Alessio Russo 

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