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C’era una volta online… Intertwine e la memoria 2.0!

  18 Ottobre 2016

Gianluca Manca è l’ideatore di una piattaforma multimediale in cui una community di internauti può creare e condividere storie corali.

Era il 2013 quando un giovane napoletano, appassionato di comunicazione e con il sogno di scrivere un libro poliprospettico a più mani, decide di dare vita a un curioso progetto. Lui è Gianluca Manca e la sua creatura si chiama Intertwine, una piattaforma web nata per far raccontare storie a una community, storie che possono essere scritte singolarmente o collettivamente. L’idea è quella di scrivere un libro corale, dove ogni storia riflette un punto di vista, ogni punto di vista è rappresentato da un personaggio e ogni personaggio è sviluppato da una persona diversa. Così nasce Intertwine, una nuova realtà online che deve il suo nome al vocabolo inglese “intrecciare”.

È bastato parlare dell’idea del libro a un amico ingegnere informatico, ed ecco che il passo per trasformare questo sogno in un solido progetto sul web (che è poi la dimensione più adatta per questo tipo di meccanismi) è stato breve. Dopo essersi aggiudicati la vittoria di un con- corso bandito dal Comune di Napoli, è arrivato poi il finanziamento di Digital Magics: 110 mila euro. Ora è la volta di un aumento di capitale per un finanziamento più grosso.

«Quando parliamo di storie – sottolinea Gianluca Manca – non ci troviamo di fronte a semplici testi, ma possiamo trovare contenuti arricchiti da video, foto, gif e qualsiasi altra espressione contemplata dal web. Le regole sono semplici: ci si registra, si inizia un incipit della storia e il resto della community può continuarla seguendo gli indizi del primo autore». Ma cosa c’è davvero di innovativo rispetto ai tanti progetti che popolano il web, ispirati al medesimo principio di storytelling? Gianluca Manca lo spiega con convinzione. «Abbiamo provato a fare un lavoro molto verticale sul community building, scegliendo persone che sappiano scrivere, fotografare o disegnare: dei piccoli professionisti del mondo della comunicazione. Contiamo sul supporto di blogger, scrittori, fotogra , videomaker. Abbiamo cercato di creare una community che possa produrre contenuti di qualità. Si diceva che ‘content is the king’. Secondo noi la situazione ora è un po’ cambiata. Il contenuto ‘buono’ è il re, quello scadente ha un valore meno interessante».

Intertwine si è trasformata anche in un valido strumento di aiuto per centri di formazione e aziende. Scuole, Università ed enti di ricerca han- no acquistato delle piattaforme di ‘white label’, cioè piattaforme vuote da personalizzare, quindi copie di quello che c’è online, per realizzare dei progetti chiusi.

Nelle scuole primarie, ad esempio, sono state introdotte le favole collaborative, basate sul principio per cui il maestro inizia la favola e i bambini continuano a scrivere.

Le aziende, invece, rappresentano il campo di applicazione di vere e proprie campagne di comunicazione basate sul filone “raccontaci una storia”. In questo modo si veicola la mission aziendale come se si facesse product placement, senza mai sponsorizzare direttamente il prodotto.

Ma cosa significa davvero per un giovane napoletano fare innovazione e fare sistema qui al Sud? «È una sfida – commenta Gianluca –. Io ho lottato tre anni per non andarmene da qui. Noi abbiamo un ufficio a Milano, perché dobbiamo, ma io sto facendo di tutto per rimanere al Sud. Continueremo a lavorare qui perché noi crediamo in questa terra. Se non ci si impegna per migliorare questo territorio, non ci si può lamentare poi che le cose non funzionano. Non lo si potrà fare per sempre, ma almeno ci stiamo provando a rimanere qui, dove sono le nostre radici».

Iscriversi? Basta andare qui: http://www.intertwine.it

> di Giulia Savignano

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