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Gennaro Varriale. L’uomo da un milione di dollari

  27 Aprile 2016

Buzzoole. Storia di un successo tutto partenopeo

Gennaro Variale è un quarantenne come molti. Gennaro ama Napoli, la sua città, le cene con gli amici e le partite di pallone il mercoledì sera. Gennaro non ama i luoghi comuni, quelli che ti incatenano agli stereotipi del “sole, pizza e mandolino” o, se letti dall’altra parte della Curva, del colera, della pigrizia e della sporcizia. Gennaro qualche settimana fa ha ricapitalizzato l’impresa che ha fondato per una cifra che supera il milione di dollari. Sì, di un milione di dollari!

Gennaro però non è uno dei tanti cervelli in fuga. Buzzoole, la sua creatura, un’azienda di social advertising, non si trova in qualche avveniristico complesso nella contea di Santa Clara o in un ufficio della City di Londra. Buzzoole è in via Chiatamone, a due passi dal Castel dell’Ovo.

Buzzoole è un successo napoletano di napoletani. Perché, se hai talento e dedizione, non esistono luoghi sbagliati dove nascere. Se hai talento e dedizione, Napoli non può essere un luogo sbagliato. I problemi ci sono, le difficoltà anche, ma il vittimismo, o, peggio, un malinteso senso di appartenenza cittadina, è spesso solo un ombrello per nascondere mediocrità e indiffrenza. A Napoli, se hai una buona idea, e la voglia di realizzarla, puoi salire sulle spalle dei giganti.

Ma facciamo un passo indietro nel tempo. Siamo agli inizi del 2012, Gennaro già da anni lavora in proprio, realizzando portali web per le migliori agenzie italiane di servizi. Nel poco tempo libero che gli rimane, si diverte a fare applicazioni. Un sabato pomeriggio, al posto di andare al mare o passeggiare con la fidanzata, crea “Pingram.me”, un’applicazione che permette di scambiare i dati di Instagram e Pinterest. In una sola settimana, grazie al tam-tam di internauti e blogger, Pingram fa il giro del mondo e ha un successo clamoroso. Gennaro è subissato da richieste di interviste e da proposte di lavoro, soprattutto dagli Stati Uniti d’America.

Sennonché, con la valigia pronta e la testa stordita dalle tante, suggestive e allettanti, possibilità, conosce Fabrizio Perrone, un ambizioso ventottenne che ha dato vita a “ViralEye”, un progetto che sfrutta le potenzialità offerte dal cosiddetto passaparola virtuale.

Gennaro, consapevole che proprio il passaparola è stata la chiave del successo di Pingram, decide di costituire immediatamente una società con il suo nuovo amico. “ViralEye” diventa quindi Buzzoole (da “Buzz”, termine onomatopeico inglese che può essere tradotto con “ronzio” o, quando riferito a persone, “mormorio”).

La prima sfida è “La battaglia delle idee”, una manifestazione, promossa dal Comune di Napoli e Ninja Marketing, rivolta agli innovatori digitali: Buzzoole vince il programma “Microsoft BizPark”, che consiste in un pacchetto di servizi web del valore di trentamila euro. Questi soldi permettono di sviluppare la versione alfa dell’algoritmo necessaria per testare la piattaforma in Rete. Il prototipo funziona, piace molto agli utenti e attira alcuni investitori. Così, a ottobre 2013, Buzzoole apre un ufficio all’interno di Città della Scienza e assume i primi collaboratori. Potrebbe essere il momento di rallentare un po’, di godersi i risultati raggiunti, Buzzoole, invece, pigia il piede sull’acceleratore. Partecipa, trionfante, a una serie di eventi internazionali: Berlino, Vienna, Dublino, Vilnius, Berkeley, San Francisco. A “Intel Business Challenge Europe 2014”, si qualifica tra le prime otto startup al mondo su più di ventiquattromila selezionate. Rai Uno gli dedica un servizio dal titolo emblematico, “I nuovi eroi”. Oggi Buzzoole è una realtà consolidata che conta, oltre a Gennaro e a Fabrizio, a cui si sono aggiunti Luca Pignataro e Luca Camillo, un personale di trenta persone che lavorano nel grande ufficio di via Chiatamone nel quale si sono appena trasferiti, e dove, insieme alle scrivanie e ai computer, ci sono aree svago attrezzatissime: dal tavolo da biliardo a quello da ping-pong, dalla playstation a un frigorifero sempre pieno di birre.

I clienti, italiani e stranieri, sono oltre centocinquanta, e sono state aperte filiali a Roma, Milano e Londra e, a breve, ne sarà aperta un’altra a New York. «E questo è niente» assicura Gennaro, sorridendo, «il bello deve ancora arrivare!».

di Roberto Colonna

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