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Il Rinascimento del calcio italiano

  09 Marzo 2016

Adesso però non montatevi la testa. Ok, il nostro movimento pallonaro è in ripresa, risultati e campioni ritrovati ci danno un polso diverso rispetto agli scorsi anni, ma è anche vero che il calcio italiano viene da uno dei punti più bassi della propria storia. Anni di umiliazioni anche pesanti, stagioni da assoluti comprimari a guardare spagnole, inglesi e tedesche alzarci le coppe in faccia, con occhio preoccupato a Francia, Portogallo e perfino a Russia e Ucraina. E’ stato un periodo buio, quello degli ultimi anni, per Nazionale e club nostrani: un declino durato quasi un decennio, a partire dal Mondiale vinto in Germania fino ad arrivare all’ingloriosa uscita da Brasile 2014, con l’estemporaneo Triplete interista come unico momento di vero orgoglio nazionale, con buona pace degli haters. Un tunnel che sembrava non dover più vedere la luce per tanto tempo.
Poi la ripresa, repentina ed inattesa, un apparente risveglio che ha portato qualche soddisfazione e qualche nuovo brivido sul mercato. Il picco si è raggiunto il 6 giugno scorso, con la Juventus nuovamente in finale di Champions League, prima italiana da quel famoso 2010. Ancora Berlino a fare da teatro (si sa, la Germania ci ispira parecchio…), epilogo purtroppo per i bianconeri diverso da quello della Nazionale. Troppo forte il Barcellona, che si è imposto per 3-1 in una gara sostanzialmente dominata dall’inizio alla fine. Appunto, siamo in crescita ma certe vette restano ancora fuori portata.
L’exploit in Champions ha portato anche qualche soldino in più nelle casse degli Agnelli, che infatti sono stati fra i più attivi sul mercato estivo. I 40 milioni per Dybala sono una dimostrazione di forza importante anche a livello internazionale; l’acquisto della ‘Joya’ argentina è un capolavoro di lungimiranza e coraggio imprenditoriale. Ma non c’è solo la Juve. Anzi, alle spalle dei bianconeri crescono altre realtà sempre più importanti, per quella che è stata sicuramente la sessione di calciomercato più ricca dell’ultimo decennio, visto il ritorno imponente anche delle milanesi. Una campagna acquisti old-style per Inter e Milan, tornate competitive grazie all’ingresso di capitali stranieri, quelli che hanno fatto la fortuna di parvenu europee quali Chelsea, Manchester City, Paris Saint Germain e compagnia cantante.
In particolare l’Inter di Thohir ha capitalizzato subito il massiccio intervento sul mercato, chiudendo l’anno in testa alla classifica. Mancini ha proposto un gioco non certo spumeggiante (otto 1-0 in 16 partite, un piccolo e poco lusinghiero record), ma tremendamente efficace. Giova ai nerazzurri l’acquisto della coppia di centrali Miranda-Murillo e l’innesto in mezzo al campo di mastini come Felipe Melo e Kondogbia, con Ljajic, Jovetic e Perisic ad accendere la luce per un Icardi invero un po’ involuto, almeno finora. Più a rilento il nuovo Milan di Mihajlovic, che pure ha speso cifre blu ma sta facendo più fatica nonostante gli acquisti di Bacca, Luiz Adriano e la coppia romanista Romagnoli-Bertolacci. A proposito di Roma, anche i giallorossi si sono mossi molto e hanno investito un bel po’ di denari per regalare a Garcia una formazione ancora più competitiva. Dzeko-Salah-Iago Falque, un tridente tutto nuovo costato a Pallotta la bellezza di 50 milioni di euro, fra prestiti e riscatti. Il quadro si completa con gli arrivi di Szczesny, Digne e Rudiger, più altri acquisti ‘minori’ per completare la rosa. Tanti milioni investiti, non tantissimi se consideriamo che solo dalle cessioni dei già citati Bertolacci e Romagnoli Sabatini ha incassato proprio una cinquantina di milioni solo dal Milan. Il risultato è una squadra che è riuscita a superare – non senza fatica – i gironi di Champions e che in campionato resta in quota. Ma il gioco di Garcia latita e i tifosi mugugnano: l’uscita dalla Coppa Italia per mano dello Spezia è l’ultima umiliazione di un ciclo che pure ha regalato tante soddisfazioni.
E così, se la Roma e le milanesi hanno attinto dai fondi esteri, restano Napoli e Fiorentina a far compagnia alla Juve nella gestione autarchica delle risorse, peraltro con ottimi risultati. Il Napoli di Sarri non si è svenato ma grazie al tecnico toscano è riuscito a strabiliare l’Italia con un gioco spumeggiante e la vetta in solitaria della classifica, raggiunta a fine novembre per la prima volta dopo 25 anni, battendo l’Inter al San Paolo. Stessa sorte toccata ai viola, che curiosamente hanno ritrovato il primato anch’essi contro l’Inter, dopo uno spettacolare successo a San Siro per 4-1. Mercato oculato per entrambe le società, De Laurentiis e Della Valle hanno in comune l’origine da imprenditori di altro settore e la gestione maniacale del monte ingaggi, oltre al gusto per le sfide stuzzicanti. Sarri e Paulo Sousa sono per il momento due scommesse ampiamente vinte, nell’ottica di capitalizzare al meglio il ricco patrimonio a disposizione e puntare ad un piazzamento di prestigio.
I partenopei possono vantare uno dei più forti centravanti al mondo, quel Gonzalo Higuain valutato quest’estate la bellezza di 94 milioni. Un campione internazionale come in Italia non si vedevano da tempo, lui come tanti altri gioielli che sono tornati a preferire le nostre latitudini ai milioni delle altre.
Calciatori di gran calibro come Mandzukic, Bacca e Dzeko, talenti invidiati da mezza Europa come Pogba, Dybala, Pjanic, giovani nostrani in crescita esponenziale come Insigne, Berardi e Bernardeschi, Rugani, Romagnoli e Donnarumma.
Insomma, non è lo spettacolo di luminarie degli anni ’80-’90, ma finalmente qualche cineseria a led possiamo permettercela pure noi. Se non altro fa ben sperare per il futuro il fatto che si torni a sentire odor di vittoria e di soldi: del resto nell’ultimo mercato sono stati investiti qualcosa come 600 milioni di euro. Scusate se è poco.

di Antonio Papa

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