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Il commissario ABC Napoli Maurizio Montalto: efficienza e sostenibilità, i punti forti dell’azienda

  09 Marzo 2016
Maria Pia De Angelis e Maurizio Montalto

Da Arin spa ABC Napoli è diventata un’azienda pubblica e oggi è una delle più grandi aziende di gestione di risorse idriche del Mezzogiorno. Dodici magazine intervista l’avvocato Maurizio Montalto, da più di un anno commissario dell’azienda.

Quali progetti ha realizzato ABC nel 2015?
Il bilancio 2014 si è chiuso con utili per 8 milioni e un fatturato di 130 milioni. Considerando l’attività complessa dell’azienda, siamo un’eccellenza nel settore pubblico perché funzioniamo in maniera economica, efficace e sostenibile. Una conquista importante è l’impegno in progetti internazionali: abbiamo assegnato risorse a sei progetti per realizzare pozzi e portare acqua in Paesi in via di sviluppo. Vedere dirigenti emozionarsi nel mettere in pratica qualcosa di importante mi fa comprendere che siamo sulla strada giusta: stiamo assumendo consapevolezza del fatto che garantire il diritto all’acqua a tutti, e non solo ai napoletani, è un dovere. Essendo l’acqua un bene prezioso, abbiamo in programma di realizzare per i ragazzi delle scuole un fumetto che racconti la battaglia dell’acqua, la sua qualità e che informi, in quanto è fondamentale che il cittadino conosca.

Il processo di trasformazione da spa a società pubblica è ormai compiuto?
Formalmente sì, dal notaio. Ora è in corso il passaggio sostanziale. Non è facile dare una forma nuova a una struttura già esistente. E’ un processo che deve avvenire in maniera graduale anche se può talvolta risultare doloroso o complesso. Essendo l’acqua un diritto e non una merce, va garantito a tutti. In quest’anno abbiamo compiuto soprattutto la parte culturale del percorso. C’è una grande risposta dalle maestranze e la dirigenza si sta lasciando contaminare in tal senso superando gli ostacoli, soprattutto di tipo organizzativo. A tal riguardo abbiamo costituito un apposito ufficio dell’area di presidenza, organo di indirizzo politico generale, mentre la gestione operativa spetta al direttore.

Lei è da sempre sensibile al tema dell’acqua come bene pubblico e si è impegnato molto nella lotta alla privatizzazione. Qual è oggi la situazione?
Purtroppo ci viene imposto un lavoro che avremmo potuto risparmiarci, a seguito del referendum del 2011. Le norme nazionali e regionali non ci aiutano. Lo stesso presidente della Regione Campania De Luca ha previsto una legge che, esautorando i sindaci e prevedendo l’affidamento del loro ruolo a venti rappresentanti dei Comuni della Campania, ci mette in difficoltà perché la gestione dell’azienda speciale è tale quando ha un rapporto diretto con il territorio, mediato proprio dal sindaco. Escludendolo, temiamo di trovarci in difficoltà e probabilmente saremo costretti ad impugnare tutti gli atti amministrativi per illegittimità costituzionale. La legge regionale inoltre non parla di investimenti e risorse da mettere a disposizione. Da non tralasciare, poi, il rischio accaparramento delle fonti da parte delle lobby soprattutto nel Sud. In compenso si è creata un’interessante rete europea per la pubblicizzazione dell’acqua, e spero che questa condivisione di percorso in Europa ci dia la forza per spingere in tal senso anche sul territorio nazionale.

Come gestite il rapporto con il territorio?
Abbiamo introdotto una forma di partecipazione democratica con possibilità di intervento ai consigli di amministrazione di Comitati dei movimenti per l’acqua e istituito un’agorà, una sala destinata a chi intende partecipare alla vita dell’azienda. Abbiamo poi attivato bilanci partecipati e stiamo partecipando al recupero di importanti fontane cittadine.

In che senso?
Stiamo partecipando alla campagna monumentale di recupero delle fontane come quella di Piazza Trieste e Trento o della Maruzza. Ci occupiamo prevalentemente dell’impiantistica e della manutenzione, anche perché trattandosi di impianti ecologici con acqua a riciclo è necessaria una manutenzione costante e quotidiana. Vogliamo contaminare le altre città creando cultura e a tal fine abbiamo ripristinato l’uso dei beverini mettendone due in Piazza Cesario Console con l’associazione Libera per le vittime innocenti della criminalità. E alla solita nostra targhetta “buona da bere” (anche in inglese) abbiamo aggiunto la dicitura “acqua della legalità”.

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