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Dieta mediterranea: la cultura dello stare a tavola

  09 Marzo 2016

«Meditate bene su questo punto: le ore più belle della nostra vita sono tutte collegate, più o meno tangibilmente, a qualche ricordo della tavola». Una frase, quella pronunciata da Charles Monselet, giornalista francese famoso sul finire dell’800 e definito “il re dei gastronomi” che non ammette alcun tipo di replica.

E’ a tavola, nel cibo e nelle tradizioni enogastronomiche che si riconosce la cultura e l’identità di un popolo e le sensazioni più profonde di ciascuno di noi. Un fattore di radicamento della propria storia che diventa sempre più importante nell’epoca moderna e che, con l’affermarsi delle tecnologie, delle nuove produzioni e della globalizzazione, ha cambiato radicalmente l’approccio al cibo di gran parte della popolazione mondiale che affronta, quotidianamente grandi cambiamenti.

Negli ultimi mesi però numerosi sono stati gli “incroci” fra  tradizione delle eccellenze agroalimentari campane e innovazione delle normative europee, non sempre a favore delle prime rispetto alle seconde, fra minacce non sempre credibili di possibili rischi di salute e gusto talvolta discutibile di altri prodotti autorizzati o imposti invece dall’Europa. Con conseguenze importanti per le aziende agroalimentari della nostra regione, che hanno un peso non indifferente rispetto al resto d’Italia.

Se le tavole dei cittadini europei cambieranno aspetto è ancora tutto da dimostrare: sicuramente, però, il grado di consapevolezza dei cittadini – consumatori, nel corso del tempo è considerevolmente cresciuto. Oggi solo le imprese alimentari che sono in grado di innovare, rispettando i dettami della tradizione e amando la propria terra, proponendo produzioni di qualità, possono immaginare di continuare a crescere ed essere competitive sul mercato.

La nostra Campania, terra del gusto, oltre ad avere una tradizione millenaria nel settore agroalimentare si mostra anche notevolmente dinamica. E’ forte ad esempio la presenza di aziende individuali che rappresentano secondo l’ultimo censimento sull’agricoltura in Italia, circa il 98,7% del totale, gestite principalmente da giovani imprenditori con titolo di studio alto e medio-alto e con una quota di aziende gestite da donne superiore alla media italiana.

Secondo i dati elaborati dal Centro Studi Ance Salerno (sulla base del primo report dell’Osservatorio Ismea-Unioncamere dedicato alla congiuntura del settore agroalimentare) è stato evidenziato che il tasso di incidenza delle imprese giovanili under 35 al 2013 era del 10,6% sul totale complessivo delle aziende del settore (8.334 iscritte alle Camere di Commercio). Un dato che pone la Campania come regione guida, con 2,6 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale (8%) e circa 1 punto percentuale in più rispetto alla media Sud e Isole (9,8%).

In tale contesto, la dieta mediterranea riesce ad incidere positivamente sulle nostre vite, soprattutto nelle persone anziane, ed è in grado di farle vivere più a lungo. Basti pensare che oltre ad assicurare una buona salute fisica, allunga la vita media di circa tre anni, così come mostrano i risultati, pubblicati dalla rivista Age, dall’equipe coordinata dal dottor Gianluca Tognon dell’Università di Goteborg, che per quasi quarant’anni ha monitorato le abitudini alimentari di migliaia di settantenni delle province svedesi.

Se quindi vi troverete a camminare per Napoli, per i suoi vicoli, se vi troverete a visitare gli angoli più belli ed emozionanti della nostra regione, non potrete fare a meno di imbattervi nella bellezza dei prodotti di una tradizione famosa in tutto il mondo, che dai babà alla pizza, dagli spaghetti allo scarpariello o ai mezzanelli allardiati, dal sartù di riso alla zuppa di soffritto, ha esaltato la dimensione terrena del cibo non come cosa da consumare o come prassi da rispettare o bisogno di nutrimento, ma come vero e proprio simbolo di un popolo e di una cultura da continuare a diffondere.

di Lucio Todisco

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