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Dario Caruso: L’artigiano della scultura

  09 Marzo 2016

Dario Caruso, 40 anni, scenografo e scultore napoletano, una giovane eccellenza del territorio che ama essere definito “artigiano”, racconta a Dodici magazine il suo percorso lavorativo e la voglia di realizzare i sogni che gli vengono commissionati sotto forma di opere continuando a vivere nella tranquillità familiare senza cercare a tutti i costi la fama.
Quando ha pensato di fare della scultura il suo lavoro?
La scultura è sempre stata la mia passione. Dopo essermi laureato all’Accademia di Belle Arti a Roma in scenografia, sono stato scenografo di teatro e cinema, ma la scultura è rimasta il mio hobby. Poi, una quindicina di anni fa, ho deciso di abbandonare la scenografia per dedicarmi completamente alla mia passione per la scultura, che è così diventata il mio lavoro. E ho coronato un mio sogno.
Come mai questa scelta?
Sono una persona molto semplice. Mi piaceva molto fare lo scenografo e in quel periodo ho imparato tante cose, ma alla lunga ho ritrovato nel mondo della scenografia elementi lontani da me ed assimilabili ai fasti del mondo dello spettacolo. Quindi ho compreso che, per sentirmi personalmente appagato, avevo necessità di fare qualcosa di mio, e per questo ho intrapreso il percorso attuale.
Come si svolge il suo lavoro?
Dopo un periodo iniziale in cui ho lavorato da solo, ho avviato una collaborazione con uno studio di arte napoletano, ma da qualche mese ho deciso di rimettermi in proprio allestendo uno studio a Caserta. Lavoro per lo più su committenza, spesso mi viene affidata la realizzazione di arte sacra, ma quando ho tempo realizzo anche mie idee. Mi piace scolpire in particolare personaggi, anche di invenzione, e, comunque, personalizzare sempre, per quanto possibile ciascuna opera vado a creare.
Quali materiali preferisce utilizzare?
La creta, che è plastico ed al contempo resistente, oltre al legno e ad altri materiali come la polvere di marmo.
A quali opere si è recentemente dedicato?
Tra gli ultimi lavori due sono stati molto belli, seppur derivanti da episodi tristi. Una è la statua di un calciatore di Milazzo, Marco Salmeri, morto giovane in un incidente stradale due anni fa. Il padre mi ha commissionato quest’opera e sono stato felice di ciò perché posso con la mia manualità realizzare un sogno altrui. La sua figura nell’atto di calciare è stata collocata davanti allo stadio comunale di Milazzo il giorno del suo compleanno, lo scorso 30 dicembre.
L’altra opera che le piace ricordare?
Ho recentemente dedicato il mio impegno al premio consegnato alla manifestazione “La guerra di tutti”, il cui organizzatore è Francesco Amato, un mio caro amico che già per le precedenti edizioni mi aveva chiesto di lavorare per questa manifestazione. Quest’anno ho scelto di realizzare, quale premio dell’evento, un cuore in una mano, completamente bianco per indicare la purezza. Ho scelto questa immagine con l’intento di infondere coraggio, come a dire “prendi, fatti coraggio e vai avanti”. Il premio è stato consegnato ai genitori di Pasquale Romano, vittima innocente della criminalità al quale è stato dedicato lo spettacolo, e ai personaggi intervenuti all’evento.

di Claudia Prezioso

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