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Città della scienza – Cina Come “creare cose nuove”

  09 Marzo 2016

Innovazione? In cinese si può dire “Chuan Xin”, che significa letteralmente “creare cose nuove”.

La Cina, in questo decennio, si è impegnata a creare tante cose nuove. Mentre in Italia ci si trastulla su turismo e cibo, la Cina investe nel rinnovamento del sistema scolastico, nel rilancio e nel potenziamento dell’Università, scommette sul richiamo di cervelli brillanti con investimenti massicci ad esempio in fisica delle particelle, chimica verde, aerospazio, tecnologie verdi ed intelligenti, nuovi materiali tra cui il grafene e così via.

La spesa in ricerca e sviluppo ha superato il 2% del Pil e ogni anno le Università rilasciano 30 mila dottorati in ricerca, laureando oltre un milione e mezzo di ingegneri. L’obiettivo cinese è diventare nel prossimo decennio la prima nazione al mondo nel campo della produzione di conoscenza. E ci si può scommettere che ci riusciranno.

Dopo molti decenni di disattenzione, negli ultimi anni  il Governo italiano ha avviato un programma ambizioso di cooperazione con il gigante orientale, affidando a Città della Scienza di Napoli un pezzo importante del  programma con l’obiettivo di creare un ponte stabile e permanente tra i due Paesi e provare a colmare  il gap accumulato.

Questo programma si basa sulla “China Italy Science Technology and innovation Week”, un forum che si tiene alternativamente ogni anno in Italia e in Cina, con la realizzazione di una piattaforma telematica che mette in collegamento permanentemente aziende e centri di ricerca dei due Paesi e sulla base di tre centri di trasferimento tecnologico curati da tre prestigiose università italiane e cinesi. Un programma che in pochi anni ha permesso di concludere centinaia di partnership ed avviare nuove sfide.

Quest’anno oltre 170 imprese, centri di ricerche, startup, Università, tra cui Confindustria, l’ASi, il CNR, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare hanno accolto l’invito di Città della Scienza e sono sbarcate a novembre in Cina, con una delegazione di oltre 200 esperti, guidata dal Ministro dell’Università e della ricerca Stefania Giannini.

L’edizione 2015 del Forum è stata la più importante operazione di promozione del made in Italy tecnologico mai fatta dal nostro Paese, con missioni ed eventi che hanno toccato ben cinque poli: Pechino, Shanghai, Chongqing, Tianjin e la provincia dell’Henan. La delegazione campana, guidata dall’assessore all’Innovazione e all’ internazionalizzazione della Regione Campania Valeria Fascione,  ha sottoscritto importanti accordi nel campi del turismo e dell’interscambio tecnologico.

Insomma, il programma curato  da Città della Scienza sta avendo un grande successo, grazie alla capacità del polo napoletano di fare diplomazia scientifica ed interscambio tecnologico e alla credibilità acquisita in Oriente in oltre dieci anni di presenze.

Quello che non tutti sanno è che Napoli ha un’antica tradizione di rapporti con la Cina. E’ bene ricordare che nel ‘700, mentre molti in Europa conoscevano poco l’impero del Dragone, il missionario campano Matteo Ripa dedicava la sua vita alle missioni nelle terre dell’Estremo Oriente e,  dopo aver passato oltre 13  anni alla corte dell’Imperatore cinese Kangxi, tornava a Napoli nel 1723 istituendo il Collegio dei Cinesi, nucleo del successivo Regio Istituto Orientale, poi trasformatosi infine nell’attuale Università degli studi di Napoli “L’Orientale”.

Tra gli scopi del Collegio era prevista  anche la formazione di interpreti, esperti nelle lingue dell’India e della Cina, al servizio della Compagnia di Ostenda, per stabilire rapporti commerciali tra i paesi dell’Estremo Oriente e l’Impero asburgico, nel cui ambito rientrava il Regno di Napoli.

Tornando ai nostri giorni, Napoli, con l’Orientale e le altre cinque Università, tra cui spicca la Federico II, con Città della Scienza, i suoi centri di ricerca e il sistema industriale, ha tutte le potenzialità per  essere un vero hub nella cooperazione scientifica e commerciale con la Cina ed i paesi orientali. Del resto il raddoppio del canale di Suez e la costruzione della nuova ferrovia che da Chongqing porta in Italia, la nuova “ via della seta”, creano le premesse per un nuovo ruolo del nostro Paese.

Nel mondo moderno una città cresce solo se è capace di innovarsi continuamente e valorizzare i suoi assets. L’oro di Napoli sono le decine di migliaia di studenti universitari  che si laureano in  materie scientifiche e i tanti ragazzi dell’Orientale che conoscono le lingue e le culture dell’Oriente; una sfida a non parlarsi addosso ma ad affrontare i tanti problemi della città, riportando l’economia innovativa in città, imparando a  fare sistema, lavorare insieme, aprirsi al mondo, creando una nuova mentalità nelle sue classi dirigenti e nei suoi abitanti, ricordando che “Chuan Xin” per i cinesi significa fare, creare, realizzare cose nuove.

di Vincenzo Lipardi
consigliere delegato di Città della Scienza

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