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I giorni del cielo di Virginia Oldoini

  19 Giugno 2016

Una divertente passeggiata a via Toledo della futura contessa di Castiglione

Era oramai luglio inoltrato, ma non faceva quel caldo afoso che di solito in questa stagione soffoca Napoli fin dal mattino. Virginia Oldoini, poco più che adolescente, passeggiava in quel tardo pomeriggio del 1852 per via Toledo con l’intento di provare i celebri sorbetti del Caffè delle Due Sicilie. Nel breve tragitto che percorse, rimase stupefatta dall’incredibile creatività della lingua napoletana, capace di sviluppare una serie interminabile di fantasiosi e coloriti commenti alle sue forme. Come in un trattato di anatomia, ogni lembo del suo corpo fu paragonato a qualcosa o a qualcuno. E, dai commercianti, agli aristocratici, dagli scugnizzi agli intellettuali, non ci fu bocca che seppe tenere a freno ciò che la mente partoriva. L’episodio divertì molto la futura Contessa di Castiglione. È probabile che Virginia, in vecchiaia, ripensando con nostalgia anche a quel giorno, abbia rimpianto quei puerili apprezzamenti, di certo meno volgari di quelli, invece offensivi, che ricevette dalle invidiose nobildonne della corte di Versailles. Del resto, la sua lunga permanenza parigina non fu facile. Partì, giovanissima, per la Francia non per compiacere a un desiderio voluttuario, ma per “ordine” di un suo cugino acquisito, Camillo Benso di Cavour. L’allora presidente del consiglio sabaudo, disperato, aveva deciso di giocarsi pure questa carta per convincere il distratto Napoleone III a perorare la causa dell’unificazione italiana. Una richiesta che apparve ambigua addirittura alla diretta interessata, i cui dubbi tuttavia furono fugati dallo stesso Cavour con una schietta risposta: «Cercate di riuscire, cara cugina, con il mezzo che più vi sembra adatto, ma riuscite!». E i “mezzi” erano proprio quelli che il lettore più malizioso avrà di certo immaginato. La Contessa collezionò, pare, quarantatre amanti solo nell’alta società, tra cui, oltre a Napoleone III, Vittorio Emanuele II, Costantino Nigra, Gerolamo Bonaparte, il principe Poniatowski, il duca d’Aumale, il duca de Morny, il barone Rothschild e Ambrogio Doria. Si racconta che nei suoi diari annotasse le preferenze sessuali di ognuno, giudicando, con parole irriverenti, le loro prestazioni. Questa pruriginosa diceria può darsi sia vera visto che, all’indomani del suo funerale, la polizia d’oltralpe e Carlo Sforza si affrettarono a distruggere tutte le lettere e i documenti compromettenti conservati nella sua abitazione. Quelle pagine, riguardanti re, politici, papi e banchieri avrebbero provato l’importanza che la mediatrice Oldoini ebbe, per qualche anno, nella politica dell’epoca. Comunque – caso volle – Napoleone III, dopo averla conosciuta, decise di aiutare i piemontesi, sfidando i fin troppo risaputi sentimenti anti-italiani della moglie. Ma Eugenia de Montjio, gelosa e arrabbiata per quell’aria stanca e rimbambita che il marito aveva ogniqualvolta tornava dalla casa della Contessa, organizzò e fece sventare un attentato all’imperatore con l’obiettivo, riuscito, di allontanare per sempre quella disinibita e troppo potente concubina.

>di Roberto Colonna

Foto di Daniela De Martino

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