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Isa Danieli, una vita per il teatro

  19 Giugno 2016

L’attrice napoletana si racconta tra ricordi e considerazioni sul panorama culturale attuale

Una vita trascorsa tra le tavole del teatro e davanti alla macchina da presa, senza negarsi a ruoli sul piccolo schermo che le hanno regalato importanti soddisfazioni.

Isa Danieli è una stella splendente nel firmamento degli artisti della tradizione napoletana che continua a brillare, regalando ancora interpretazioni intense, come in occasione della lettura pubblica delle poesie del giovane napoletano Emanuele Cerullo organizzata dall’associazione “Non è mai troppo tardi”.

Nacque Luisa Amatucci, ma scelse di affacciarsi al mondo del teatro con un altro nome.

«Ho cominciato da piccola, quando non esistevano televisioni e il teatro era la naturale forma d’arte di chi voleva esprimersi nella recitazione – racconta l’attrice napoletana –-. È l’espressione più vicina al pubblico, quella che ti dà più emozioni e ti permette di trasmetterne, in un reciproco scambio di sensazioni.

E non potevo che desiderare di meglio, visto che entrai a far parte della compagnia di un maestro come Eduardo de Filippo».

Dall’esordio con i grandi del teatro agli anni della nuova drammaturgia, durante i quali racconta di essersi spesso trovata a recitare davanti a un pubblico di tre persone contate. E proprio di questa forma teatrale innovativa Isa Danieli è stata una delle principali muse, diretta da nomi come Enzo Moscato, uno dei maggiori poeti e drammaturghi napoletani.

E come dimenticare il cinema, che pure l’ha vista grande protagonista grazie a una regista in particolare, Lina Wertmuller, che l’ha diretta in nove film, uno dei quali “Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti” le ha regalato nel 1986 un Nastro d’Argento come miglior attrice non protagonista.

«Ma il teatro resta sempre il mio mondo privilegiato – continua l’artista – sono passati 64 anni ma sembra sempre che devi raggiungere qualcosa. Di migliorare non si finisce mai. E oggi ho ancora la fortuna di lavorare con grandi nomi come Ruggiero Cappuccio (ndr, drammaturgo napoletano che l’ha voluta proprio ultimamente nella rivisitazione del classico shakespeariano “Sogno di una notte di mezza estate”). E anche la televisione, che pure ho fatto con piacere, mi ha regalato quella popolarità tale che le persone che mi fermavano per abbracciarmi, riconoscendomi come ‘Reginella’ della fiction “Capri”, venivano poi a vedermi a teatro».

Attualmente il mondo dell’arte e della cultura risente profondamente dei contraccolpi della crisi economica, forse più di altri settori, ed è anche cambiata la percezione che la società ha di questo settore.

«Oggi non corro più dietro al successo, ma faccio quello che mi piace e mi continua a dare la possibilità di essere rispettata e che mi dia il mio tornaconto. Se guardo ai giovani c’è grande difficoltà nel nostro lavoro. C’è il pensiero diffuso che gli attori quasi lo debbano fare senza retribuzione. È un lavoro libero, oggi ce l’hai domani non lo sai.

A fronte del successo del cabaret e del teatro comico, per l’attore impegnato diventa difficile trovare una collocazione. Dico sempre che questo è un mestiere, devi lavorare e devi mangiare. Molti giovani vogliono andare avanti subito. E questo mi fa dispiacere».

Ma davanti a queste considerazioni, c’è spazio anche per un po’ di ottimismo. «Sono felice quando a Napoli ci sono iniziative come questa. Dovrebbero smuovere e contribuire al risveglio delle coscienze. Io, come artista, faccio quello che posso.

Ma sono soprattutto le istituzioni, le università e tutti coloro che hanno potere decisionale a dover agire perché è nelle loro mani la responsabilità di portare avanti queste iniziative e di dare soddisfazione a quelle persone che con passione e amore mettono arte e cultura a servizio della collettività».

> di Giulia Savignano

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