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Bit Generation, quando l’opera diventa multimediale

  19 Giugno 2016

Lello Savonardo è l’autore del concept album che racconta le suggestioni dei figli dei fiori virtuali, fotografando una generazione sempre interconnessa

In principio, è stato pubblicato un libro. Ha fatto seguito il ciclo di seminari. Poi gli appuntamenti del programma radiofonico su F2 RadioLab dell’Ateneo Federico II. Infine, sono arrivati il singolo e l’album. “Bit Generation” non è solo il titolo del cd ma è il manifesto di una generazione iperconnessa, figlia di pulsioni che non muoiono, dura senza perdere la tenerezza.

Il sociologo Lello Savonardo è il corpo e l’anima di questo progetto. Ci racconta di un universo giovanile che, nonostante tutto, non muore. «Volevo un concept album che potesse riassumere la mia esperienza da musicista e da sociologo. Bit Generation riprende riflessioni sulle nuove generazioni, riproponendo il tutto in ritmi e sonorità».

Da musicista e accademico, Savonardo per parlare dei giovani e rivolgendosi a loro, adotta un linguaggio creativo e incisivo. Nell’album racconta dei mutamenti culturali, tecnologici e sociali attraverso brevi istantanee emozionali. Ma Bit Generation non ha la pretesa di volersi proporre come saggio scientifico. Ci si ferma a riflettere in compagnia delle emozioni, quelle stesse che hanno accompagnato nelle piazze, oltre le barricate, i canti ribelli di una generazione beat. Le stesse che oggi animano gli spontanei percorsi di partecipazione di una generazione bit, connessa. «La beat generation, attraverso nuovi linguaggi espressivi, raccontava on the road esperienze e forme di trasgressione, allora emergenti nella cultura di massa. Oggi, la generazione del terzo millennio, attraverso i social media e le tecnologie digitali, esprime quel mutamento tecnologico, culturale e sociale. Anche il dissenso, e la partecipazione passano per nuove tecnologie, per nuove forme».

Savonardo chiarisce: «Sempre più giovani si sentono rappresentati dalle tecnologie virtuali. Il digitale è ormai entrato nella vita di tutti. La nostra partecipazione alle attività dei social è sempre più reale. Caratterizza le nostre vite, private e pubbliche. Il ‘selfie’ è l’emblema della nostra auto-rappresentazione».

Nonostante tutto, in questa grande epoca della disillusione ci sono coloro che ancora credono. Ed è significativo il testo del singolo che titola l’album: “è una generazione che non sta a guardare, che scende ancora in piazza se la gente muore”.

«Credo che nella società dell’incertezza, del disincanto le nuove generazioni siano ancora in grado, non solo di interpretare l’imprevedibile anticipando i mutamenti, bensì di partecipare agli stessi mutamenti di carattere sociale, in maniera innovativa. Le nuove generazioni sono diversamente attive, partecipi della vita pubblica».

Bit Generation resta un disco completo e complesso, per contenuti e collaborazioni. Edoardo Bennato firma il testo de l’Equilibrista. Ci sono Mario Formisano degli Almamegretta, Maurizio Capone che propone il proprio sound ecologico nel Sole della tribù, il dj Danilo Vigorito che ha curato la versione dub di Bit Generation, il percussionista nonché rapper ed attore Ciccio Merolla, il rapper e dj di Radio Deejay Gianluca Tripla Vitiello, il bluesman Gennaro Porcelli, Giovanni Block premiato Tenco, l’intellettuale Derrick de Kerckhove, per una copertina firmata da Alessandro Rak, regista del film d’animazione L’Arte della Felicità. «Essenzialmente, si tratta di un’opera collettiva, per un progetto che va ben oltre il disco».

> di Danilo Capone

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