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“Non solo soldi”

  19 Giugno 2016

Per ritrovare il fascino di Napoli

Napoli è la terza città italiana: un milione di abitanti. Il Governo ha abolito le provincie ma ha dato vita ad alcune città metropolitane. La metropoli napoletana supera i tre milioni e mezzo di abitanti: come Roma e Milano. è molto densa e disordinata ma deve anche trovare la sua strada. Bisogna raggruppare 92 comuni in una decina di grandi municipi: come a Londra e a Parigi. Bisogna collegare tra loro le infrastrutture di trasporto, le reti digitali e le reti energetiche, i servizi per l’acqua e lo smaltimento dei rifiuti. Negli anni novanta si creano tre poli per Napoli: l’area di Bagnoli, quella di Napoli est ed il centro storico. Sono passati venticinque anni ma non si vede alcuna trasformazione. Bagnoli Futura, una società che avrebbe dovuto trasformare l’Italsider e coordinare Fuorigrotta, Pozzuoli e i Comuni che vanno verso ponente, è fallita: i suoi azionisti sono Comune, Provincia e Regione.

Da pochi mesi un commissario ed Invitalia hanno ripreso le fila dello sviluppo ad occidente. Da San Giovanni a Teduccio, e fino a Castellamare, simmetricamente, ci vuole uno sviluppo ad oriente: ai piedi del Vesuvio. Il centro storico ha bisogno di un lavoro titanico; riprendere le relazioni per una vita decente è possibile: lavoro e tempo libero per il cuore della città. Ma, anche a nord di Napoli, ci sono problemi simili.Il Porto di Napoli non ha una governo da anni e deve essere accorpato con quello di Salerno. Anche alla Camera di Commercio governa un commissario, ma di grande qualità. Questi e molti altri problemi devono essere affrontati e risolti. Perché la terza metropoli italiana non si può estinguere nelle prediche inutili e nei progetti mai realizzati.

Non si può lasciare Napoli alla deriva: si deve ritrovare lo spirito del primo novecento, la bella epoque! Quando Napoli era una città aperta all’Europa e cresceva, grazie ai suoi talenti ed allo spirito di amicizia, accoglienza e condivisione, grazie al suo fascino ed alle risorse umane che la fecero grande.

> di Massimo Lo Cicero

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