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È la Apple, bellezza!

  27 Aprile 2016

L’azienda di Cupertino ha scelto Napoli per la fondazione del primo centro europeo per lo sviluppo delle applicazioni. A colloquio con Giorgio Ventre, direttore del Dipartimento di Ingegneria Informatica della Federico II e delegato del Rettore sulla materia.

Ci siamo, e forse non servirà la zingara per comprendere che della matassa il bandolo sembrerebbe essere stato individuato. Apple avrà la propria sede tutta napoletana. «Nelle intenzioni dell’azienda vi sarebbe l’idea di fondare un academy, un luogo presso il quale i ragazzi possano seguire dei corsi di formazione specifici, verticali sulle specificità di sviluppo software relative alla piattaforma IOS». Chiarisce Giorgio Ventre, direttore del Dipartimento di Ingegneria Informatica della Federico II e delegato del rettore sulla materia. «Oggi, il vero business nel mondo del mobile non è da rintracciare nei terminali, per intenderci i telefonini. Il margine di profitto su tali apparati tende a ridursi sempre di più. Nuovi player entrano nel mercato offrendo buoni prodotti a prezzi abbastanza bassi». Dunque, su cosa è decisa a puntare l’azienda di Cupertino? «Gran parte della redditività di Apple è generata dalla gestione del suo Apple Store. Cercano costantemente di aumentare la propria offerta con nuovi servizi e applicazioni. Allo stesso tempo, non dobbiamo dimenticare che è in corso una dura lotta tra sistemi operativi, IOS per Apple, Android sospinto da Google e legato al mondo dei costruttori orientali, Samsung, Lg, e poi la terza piattaforma, Windows». La battaglia si gioca sulla disponibilità di applicazioni, ideate e progettate dalla grande comunità di sviluppatori.

«Apple vuole rafforzare la propria comunità di sviluppatori». Qui, a Napoli. Resta da definire l’attività di formazione e la collaborazione tra l’Università e l’azienda. «In teoria, l’azione di formazione potrebbe essere totalmente indipendente dalla Federico II. È anche vero che un’attività di formazione specialistica, oggi come oggi, deve essere affiancata ad un’istituzione universitaria». Il professore Ventre ipotizza due tipologie di sinergia. «Un laureato, un qualunque laureato può aggiungere alla formazione universitaria, tipicamente generalista, le specifiche conoscenze aziendali.

La seconda, verso la quale spero si vada, ci proietta verso un’integrazione più profonda: si potrebbe ipotizzare che il percorso formativo sulle applicazioni converga poi verso un master. Ci sarebbe in questo modo un’integrazione decisamente più forte». Facilmente, infatti, si correlano i concetti di formazione e Università.

E il lavoro? Allo stesso tavolo partecipano alla discussione il Governo e l’Università. L’arrivo di Apple non sarebbe altro che il primo gradino verso lo sviluppo di un “ecosistema” più grande, un importante insediamento di richiamo per altre consolidate realtà imprenditoriali, un “tecno-polo” proiettato verso i terminali del futuro. «Creare un polo in questa direzione potrebbe essere effettivamente un fattore dirompente nello scenario dell’informatica italiana». Contemporaneamente all’annuncio di Apple, l’Università Federico II, presso il dipartimento di Scienze Sociali, ha lanciato “Codic@”, il primo master universitario italiano per la riprogrammazione umanistica nei sistemi digitali. L’obiettivo sarà dare forma ad un’interessante figura professionale che fornisca sistemi intelligenti alle imprese appartenenti al circuito dell’informazione, per una riorganizzazione degli apparati giornalistici e della pubblica amministrazione. Nodo centrale della questione sarà verificare se, ed entro quali modalità, il discorso Apple possa coniugarsi alla nuova proposta formativa, all’interno di un discorso più articolato. «Sono molto fiducioso. Vi è l’esigenza di creare delle figure professionali che abbiano una piena conoscenza delle potenzialità del digitale nei diversi campi. Altrimenti, avremo il dirigente della pubblica amministrazione o il giornalista che utilizzano il computer pur non comprendendo le potenzialità di internet o delle reti sociali».

Resta da chiedersi: quale sarà il valore che l’azienda apporterà alla città? «Spero che l’insediamento di Apple dimostri che la politica debba adeguarsi ai tempi e alle modalità dell’economia globale. Se vogliamo essere competitivi, in generale, come territorio, come società, in tutti gli ambiti dal turismo all’industria, è necessario che la politica sia meglio preparata. Le grandi aziende, nazionali ed internazionali, oggi, quando decidono di insediarsi in un territorio, hanno il bisogno di trovare all’interno dello stesso un tessuto che le aiuta a tutto tondo, dalla qualità dei servizi alla ricchezza della vita culturale. La politica deve porsi come componente attiva, risolutrice di problemi».

Relativamente all’individuazione della location ideale e all’incognita tempi al tavolo istituzionale c’è ancora da discutere. «La Federico II ha ritenuto giusto formulare delle interessanti proposte, in linea con la tipologia di collaborazione tra la Apple e l’Università. Abbiamo proposto il nuovo campus della Federico II a San Giovanni a Teduccio, un’eccellenza in termini di valore estetico e funzionale dell’architettura. Stiamo parlando di un insediamento già operativo, con spazi per laboratori ed iniziative in collaborazione con le aziende, ed un’area, in particolare, di circa 1500 metri quadrati che a noi farebbe piacere se fosse occupata da Apple.

Tale modulo ospiterà a partire da settembre circa un terzo dei corsi d’ingegneria dell’Università Federico II. Come seconda proposta abbiamo optato per l’ex sede del comando delle forze alleate del sud Europa, a Bagnoli, un complesso di grandissimo valore, che noi proponiamo come possibile alternativa. Sarebbero necessari, in questo caso, degli interventi di ristrutturazione, differentemente dal campus di San Giovanni che sarà pronto nell’immediato futuro».

Creare un tecno-polo in questa direzione potrebbe essere un fattore dirompente nello scenario dell’informatica italiana

E sui tempi. «C’è una forte volontà del Governo affinché questo insediamento sia attivato quanto prima possibile.

In linea con questo proposito, spero che venga privilegiata l’idea di una sede già pronta, evitando i progetti di ristrutturazione. Credo che con aprile si possa cominciare con il primo insediamento e l’organizzazione di un gruppo di lavoro».

Che la Apple approdi allora a Napoli, un academy prestigiosa, in sinergia con le istituzioni politiche e universitarie di un territorio che nonostante tutto sforna indiscussi professionisti. «Questa è un academy, una scuola, e una scuola prevede uno staff di docenti, tecnici, infrastrutture di aula, laboratori, uno staff che serva a selezionare gli studenti». Un grande lavoro aspetta la città.

di Danilo Capone

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