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Rubrica: Campania che bevi

  07 Giugno 2019

Non solo una cartolina. Napoli ha una faccia contadina

Napoli ha molti primati, alcuni poco edificanti altri poco edificati. Si potrebbe dire così spiritosamente per introdurre in tema delle sue vigne. Si, vigne! Perché Napoli ha molte facce, tra queste quella contadina: fa agricoltura. E agricoltura specializzata.

Complice i fertili terreni e una tradizione radicata, è stata marcatamente terra da vino. Il Vesuvio, in una dimensione allargata della città, ne è la riprova contemporanea. Ma qui vogliamo parlare di città in senso stretto, delle “vigne metropolitane”. Ed ecco che si scopre che Napoli è la seconda città in Europa, dopo Vienna, per numero di ettari destinati ai vigneti. Ne sono interessati, a macchia di leopardo, varie zone. Tra le altre, soprattutto: Posillipo, Agnano, il Vomero e Chiaiano. Si tratta di vigne strappate alla cementificazione o miracolosamente sopravvissute e recuperate. Rappresentano una agricoltura eroica, in alcuni casi, fatta in aree a rischio di dissesto o di particolare valore paesaggistico. Un museo vivo della città contadina che ci rammenta da dove veniamo e un patrimonio fatto di terra e coltivazioni che proietta verso il futuro la cultura della terra e della vigna a beneficio dei più piccoli.

“I vini che provengono dai vigneti metropolitani, proprio perché figli di queste difficoltà sono di grande pregio sia organolettico sia culturale” racconta Tommaso Luongo, direttore scientifico del Festival delle Vigne Metropolitane in programma in autunno.

“Non scopro nulla di nuovo – continua – dicendo che alcuni di essi hanno ricevuto l’attenzione della critica nazionale e internazionale di settore. Ma al di là di questo: provate a camminare in queste vigne e scoprirete un ambiente pedoclimatico incredibile…basta solo guardare con più attenzione!”.

>di Monica Piscitelli

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