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Buone Pratiche: Balena, i minori trovano casa

  27 Febbraio 2019

Che cosa fa una Balena nel pieno centro storico di Napoli? La casa famiglia di piazza del Gesù dal 2002 accoglie minori fino a 12 anni, allontanati temporaneamente dalle famiglie, come Ciro, che oggi ha 17 anni, uno dei tanti che ha trascorso alcuni anni a Casa Balena: “quando arrivai avevo otto anni – dice Ciro -, mi ricordo le pareti azzurre, dove spesso davo dei calci. Ero sempre arrabbiato”.

Nella favola di Pinocchio la Balena rappresenta il cambiamento, entra burattino ed esce bambino. “Quando sono tornato dai miei genitori – aggiunge Ciro -, loro volevano che in casa famiglia non ci tornassi mai più, ma io ogni tanto ci vado… Dopo i calci dei primi mesi, ho giocato, sono stato dal medico, ho addobbato la cucina per il compleanno di una nuova bambina piccola che piangeva sempre, mi sono fatto mille risate con le gare di barzellette. Casa Balena è nella mia storia, a me piace la mia storia”.

Valeria ha i capelli corti, un taglio asimmetrico e spesso una sciarpa colorata. Carmine lavora nella Polizia municipale e fa benissimo le torte, soprattutto la cheesecake. Si sono sposati nel 2002, la loro storia è quella di Casa Balena, dove appena dopo il matrimonio hanno accolto come prima ospite una bambina di tre anni, con una mamma con forti disagi psichiatrici e il padre alcolizzato.

Una scelta di vita: quella di vivere tutti insieme. “Nostra figlia – spiega Valeria – ora ha 12 anni ed è cresciuta in questa famiglia allargata, quattro educatori a turno sia di giorno che di notte, e sei bambini di diverse età, che si alternano per alcuni mesi o anni. I neonati, che ogni tanto capitano, dormono con noi in camera da letto”.

Gli ospiti possono tornare nei loro nuclei familiari, se le condizioni di disagio di uno dei due genitori o di entrambi sono state superate, oppure vengono dati in adozione o in affido.

Per aprire una casa famiglia bisogna seguire un iter burocratico, previsto dal Regolamento Regionale: la legge prevede che ci sia una coppia e preferibilmente con figli; la casa deve disporre di un numero sufficiente di stanze, che vi sia un Ente o una cooperativa che gestisca amministrativamente i rapporti con il Comune, che paga la retta per ogni bambino; deve essere previsto il sostegno stabile di una psicologa; infine la coppia deve possedere l’idoneità genitoriale nell’affido professionale.

Valeria e Carmine amano viaggiare e fare immersioni: parlare con loro è un viaggio in tante lunghe e complicate storie. Se non t’immergi non puoi capire…

> Paola Lamberti, Sociologa 

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